ascoltoSi è svolta lo scorso venerdì 19 ottobre alle ore 15.00 nella Sala Multimediale del palazzo di via Verdi, sede del Consiglio Comunale di Napoli, la terza campagna di ascolto lanciata dalla Federazione Provinciale di Rifondazione Comunista di Napoli e dal gruppo di Rifondazione al Comune. La campagna era dedicata al riconoscimento giuridico delle coppie di fatto.

Sono state invitate le associazioni rappresentanti dei cittadini gay, lesbiche, bisessuali e transessuali della città con lo scopo di “costruire una proposta, attraverso una delibera di iniziativa consiliare, sul riconoscimento di un registro per le unioni civili, ma prima ancora la costituzione di un tavolo della cittadinanza sociale contro l’indifferenza e gli atti di violenza e discriminazione”, come ha affermato il capogruppo di Rifondazione Comunista di Napoli che ha moderato il tavolo e promosso l’iniziativa, Raffaele Carotenuto.

Oltre Carotenuto, presenti anche i consiglieri comunali Sandro Fucito e Francesco Minisci di Rifondazione Comunista, Leonardo Impegno, presidente del Consiglio Comunale di Napoli, Bartolo Senatore dei Comunisti Italiani, Salvatore Parisi ed Antonio Cavallo di Sinistra Democratica, Chiara Guida, in rappresentanza della segreteria provinciale di Rifondazione, Pino De Stasio, capogruppo di rifondazione alla Seconda Municipalità, con l’assessore Tommaso Fonzo, per le associazioni erano presenti Salvatore Simioli, presidente dell’ Arcigay di Napoli, Andrea Furgiuele, dell’associazione Radicali Napoli “Ernesto Rossi”, Manlio Converti psichiatra ed attivista gay. Giunti in ritardo, Giordana Curati, vicepresidente di Arcilesbica Napoli e Carlo Cremona, presidente di I Ken. Oltre la Stampa generalista sono assenti il sindaco e gli esponenti della giunta e delle istituzioni che sono stati invitati all’evento.

Raffaele Carotenuto introduce e spiega i motivi dell’incontro

Scegliamo le campagne di ascolto come elemento partecipativo vero. Noi siamo quelli che tentarono di mettere al centro dei diritti di cittadinanza quello che voi qui egregiamente rappresentate. Con alterne vicende se non contraddizioni portammo il consiglio comunale alla discussione con un battage giornalistico infinito, perché c’è una arretratezza ideologica e culturale.

Eravamo tra i pochi consiglieri giovani a credere a questo progetto, ed abbiamo azionato leve. Non riuscimmo a convincere il Consiglio Comunale, e nel mio libro di memorie è nominato anche impropriamente Leonardo Impegno, ma fu un incidente di percorso. Rivedendo quel lieve dibattito, con una punta di orgoglio nei limiti delle contraddizioni in base alle quali non riuscimmo a portare in porto il progetto, con orgoglio posso rivendicare il mio impegno affinché questa città affrontasse questi temi”.

Il primo intervento politico è di Bartolo Senatore, in rappresentanza della federazione dei Comunisti Italiani, che definisce il registro per le coppie di fatto non una sfida da lanciare ma pleonastico, qualcosa di naturale

“Fare una proposta del genere potrebbe non essere percepita da parte degli elettori come in sintonia con le esigenze della città in questo momento”, afferma il portavoce dei Comunisti Italiani, “E’ su tanti temi che non c’è un occhio attento e vigile della politica ! Mentre la politica”, sostiene Senatore, “deve indicare i percorsi per la soluzione di problemi ed a volte anche le stesse soluzioni: dobbiamo avere dei momenti di chiarezza che definiscono determinati percorsi in anticipo sulla società ed anticiparne con atti e procedimenti anche i contenuti”.

E’ la volta poi di Leonardo Impegno, presidente del Consiglio Comunale di Napoli, sottolineando la visione comune dei soggetti seduti al tavolo,

“La politica sta attraversando un momento di crisi perché ci sono troppi cattivi esempi. Nello stesso tempo devo dire che non ho mai visto tante iniziative messe in campo. Qualcuno paragonava le iniziative al ‘68 e al ‘77, milioni di persone sono andate a votare per il PD. Voi state organizzando con tutte le sinitre una grande manifestazione, il centro destra ha fatto mezzo milione di persone in piazza sui temi della sicurezza. La gente chiede una buona politica. Il nostro compito è di dare risposte positive e buon esempio.

Noi dobbiamo cotruire insieme al Partito Democratico una proposta, perché insieme alla sinistra ed anche all’Udeur occorre trovare una sintesi per i cittadini gay, le cittadine lesbiche e transessuali, perché occorre trovare diritti minimi che significa pari opportiunità, significa bando per l’acquisto della prima casa, significa agevolazioni per giovani coppie. Non riconoscendo le coppie e gli indivudui non è possibile mettere nelle stesse condizioni di partenza queste persone.”

Arriva poco prima dell’intervento di Impegno, Giordana Curati, vicepresidente di Arcilesbica “Le Maree” di Napoli, e sottolinea nel suo discorso la visione non-comune che hanno le associazioni lgbt sul territorio e come la posizione cambi in base al contesto ed alla fiducia nelle amministrazioni.

“Una proposta di legge che riconosce coppie di fatto andrebbe benissimo se fosse un primo passo di un percorso verso la completa parificazione delle categorie sociali”, afferma la Curati,“Una proposta di legge che mira ad andare avanti e ad avere sempre di più è una proposta condivisibile però bisogna intendersi sui livelli di garanzie che viene fatto assumendo come dato fondamentale la collaborazione tra le realtà sul territorio e tra i cittadini”

Anche Carlo Cremona (presidente di I Ken Onlus) prende le distanze dall’intervento di Leonardo Impegno e richiama alla memoria le manifestazioni del 16 giugno a Roma e del 30 a Napoli che ha visto la partecipazione del Sindaco di Napoli

“A me fanno ridere le persone che parlano di pari opportunità pensando di poter concedere diritti a qualcuno a condizione che la politica ne dìa la possibilità, oppure che ci sia qualcuno che abbia pieni diritti e possa determinare per un’altra persona, in un sistema di pari opportunità che comunque va riscritto, quali siano i limiti delle libertà delle altre persone.

La parità è scritta nell’articolo 3 della Costituzione, nei principi fondamentali, per questo noi pensiamo di non dover chiedere a nessun amministratore di dover darci qualcosa. Se qualcuno ci dovesse dire di no allora inizieremmo a discutere. Un elemento di forte critica che abbiamo portato all’interno del movimento è il fatto che si è dovuto puntare al minimo per non ottenere assolutamente nulla. Siamo adesso a chiedere che i nostri diritti di cittadinanza devono essere nell’esercizio paritario e paritetico dell’eguaglianza formale e sostanziale dei diritti tra le persone.

Non lo so questo cosa significa se matrimonio per tutti o significa cancellare il matrimonio per fare qualcosa che valga per tutti. Significa comunque essere allo stesso tavolo con gli stessi diritti”.

Sandro Fucito, consigliere comunale RC di Napoli, ricorda le difficoltà vissute nella legislatura precedente a portare in Consiglio Comunale la proposta di un registro delle unioni civili

“Fosse arretrato, fosse avanzato, fosse datato ed in ritardo rispetto alla discussione nazionale, ma ci fu una forte e sincera opposizione non della minoranza che avrebbe avuto una opposizione, diciamo, da copione, ma di pezzi importanti della maggioranza di questa città. Molti ricorrevano alle emergenze che c’erano nella città di Napoli ma per non dire che in questa città non si voleva affrontare a viso aperto una questione del genere”

Pino De Stasio (capogruppo RC alla Seconda Municpalità di Napoli) allarga la discussione e punta in alto. Sottolinea la complessità di un fenomeno e di come questo non sia percepito dalla politica.

“Non mi accontento del registro delle unioni civili. Sono contrario come consigliere di municipalità. Vedo i dati della Francia, nel 2006 ci sono stati 80 mila pacs, 65 mila nel 2005. Questa curva sta crescendo. Stiamo parlando della Francia e non del ‘comunismo di Fucito’, per non parlare della Spagna e quale vento culturale ha portato Zapatero, il vento di innovazione pieno di proposte nuove. Quindi bisogna rispondere con una proposta alta che deve essere via via condivisa dagli attori e dalle associazioni in consiglio comunale”.

Interviene poi Manlio Converti, psichiatra ed attivista gay napoletano, che, sottolineando come molte questioni siano già note alle personalità intervenute, parla della necessità ad andare oltre il “registro”.

“Dateci una mano, è un percorso molto lungo che ha permesso alla sinistra di iniziare ad affrontare questi temi. Le richieste sono tante, parità della coppia, leggi contro l’omofobia e fondi per poter affrontare e risolvere questi problemi, il taglio delle spese sanitarie per le persone transessuali, e la possibilità di poter cambiare il nome senza dover passare attraverso un semplice passaggio all’anagrafe e senza dover passare per le cure ormonali alle quali sono obbligate le persone transessuali”.

Francesco Minisci, consigliere comunale RC di Napoli, ritiene necessario spostare l’obiettivo della discussione dalle istituzioni alla società civile ed ad iniziative volte a modificare l’opinione pubblica.

“Dobbiamo cambiare il metodo di ragionamento. Non credo che possiamo individuare nel punto di vista istituzionale principale obiettivo di quello che dovrebbe essere un movimento di liberazione dei propri corpi e della propria sessualità, non lo credo dopo le iniziative di piazza che hanno scosso la società napoletana.

Non credo che una proposta di registro passerebbe in consiglio comunale partendo dai democratici, non credo che la modalità attraverso la quale la sinistra può dare un mano ad una battaglia che si sente propria , una battaglia che per noi della sinistra fa parte del nostro dna, fa parte della nostra stessa natura, facciamo battaglie di questo tipo, e ricordo i gay pride ai quali abbiamo partecipato in questi anni.

Io credo che la nostra capacità è costruire una serie di appuntamenti nella società che costruiscno un movimento di opinione forte. Fare di Napoli una settimana della cultura omosessuale e costruire una serie di intrecci con le altre associazioni piuttosto che centrare una proposta che purtroppo non riuscirebbe ad andare oltre un comunicato”.

Il primo a ribattere a queste considerazioni è Andrea Furgiuele dei Radicali Napoli

“In una città difficile coma Napoli C’è una scala di valori che è diversa, per la quale si ritiene di gran lunga più importante una questione di denaro che una questione di diritti. Per questo ritengo molto importante una norma espressa alle istituzioni: perché abituare a godere di alcuni diritti i cittadini li spinge a capire anche la valenza della norma”.

Subito dopo Salvatore Simioli, presidente di Arcigay Napoli, ricordando lo scandalo della proiezione del film di Fassbinder a Santa Chiara bloccato da un intervento del vicesindaco Sabatino Santangelo, entra nel vivo del dibattito.

“I cambiamenti si fanno con atti concreti non con qualche progettino. Negli atti concreti il vicesindaco non doveva chiamare i vigili, siamo contenti che il sindaco sia scesa in piazza. Bassolino scese in piazza con la fascia da sindaco, ma non ci accontentiamo. Altrimenti parliamo di piazze e di grandi manifestazioni e poi ci accontentiamo delle briciole

Non è la questione del registro. E’ una proposta vecchia, fatta da Davide Barba già nel 1994, noi abbiamo una storia molto lunga legata a queste tematiche. Il registro è passato di moda ma ci sono aspetti concreti. Un riconoscimento da parte del comune ha conseguenze sul piano pratico per tutti, mentre una rassegna cinematografica è partecipata solo da intellettuali.

Il cambiamento della società significa andare tra la gente. Una iniziativa fatta dalla sinistra ha la possibilità ed i numeri di far sentire la propria voce. Quando mi si dice non si portino battaglie che possono essere perdenti in consiglio comunale mi viene da chiedere, perché le battaglie gay sono perdenti in consiglio comunale o in parlamento? Come mai i numeri fatti da Pdci, Rifondazione, Verdi e Sinistra Democratica contano meno dell’1 per cento di Udeur o qualche margeritina incide a mettere un veto su tutto?”

Più moderata Chiara Guida, segreteria provinciale PRC di Napoli, che porta i saluti della segreteria e riprende il discorso sulle differenti visioni all’interno del movimento


“Non tutte le rivendicazioni del movimento omosessuale sono simili, come per le donne nel movimento femminista, e già sedersi ad un tavolo è un primo bel risultato. Per l’atteggiamento da avere nei confronti del consiglio comunale va fatto anche all’interno del consiglio, e noi come partito ci siamo sempre dietro, come nella battaglia sulla procreazione che pure riguarda le persone omosessuali. Ci siamo stati il 16 settembre ed il 30 e ci saremo sempre. Appunto perché le cose da fare sono tantissime è necessario dare un seguito all’appuntamento di oggi”.

Raffaele Carotenuto tira le somme della giornata lamentando assenze “prestigiose”, della stampa e delle istituzioni invitate, e ricorda come in moltissime altre città d’Italia il registro esista da molti anni.

“Oggi non abbiamo parlato a noi stessi ma ci siamo confrontati. Il punto è continuare ad avere il coraggio di parlare alla società napoletana. Questo dibattito dimostra che non abbiamo bisogno di grandi numeri o di masse oceaniche ma basta intenderci sulle cose da fare e che dobbiamo essere anche in grado di rappresentare.

Come semplice campagna di ascolto non siamo in grado di raccogliere tutti gli elementi che si muovono nella società. Il problema è l’affermazione di un principio, ci vuole un cambio culturale, ed immaginerei che il cambio di passo culturale iniziassimo a farlo nelle istituzioni”.

Ovviamente io plaudo se il sindaco scende in piazza ad una manifestazione come quella organizzata il 30. Ma chi è che avanza su una modalità che il sindaco lo vede lì e poi osteggia rifondazione quando deve trasporre le istanze dei cittadini lgbt ?

La nostra azione non si esaurisce in consiglio comunale ma io reputo il consiglio il luogo della centralità, ed io sono chiamato a fare proprio questo come consigliere, e poi devo fare una autocritica perché in questa modalità non facciamo salire il livello culturale a partire da una campagna di ascolto che non viene ospitata dalla stampa, non se la fila nessuno, e non sono presenti nemmeno tutti dei quattro partiti che sottoscrivono una piattaforma comune che riguarda dei diritti di cittadinanza.

Perché non pensare ad un momento finanziato dalle istituizioni e che dia protagonismo alle associazioni lgbt? Perché riconoscere la famiglia di fatto e non fare un registro che è una battaglia di retroguardia? In questa città siamo all’anno zero. Il problema è il riconoscimento dell’amministrativizzazione della famiglia di fatto e nonostante il dpr del 1989, il 223, che riconosce anche i legami affettivi, c’è un ritardo che non scansa il Comune di Napoli, attraverso il registro, un foglio prestampato, che riconosce di convivere prima ancora di partecipare a bandi di assegnazione. Ci troviamo in un comune che non ricocnosce situazioni di fatto.

Non ci inventiamo questa storia perché vogliamo presentare il registro delle unioni civili, la mia sfida come Rifondazione è nei confronti del sindaco e del consiglio comunale, che alla fine non potrebbe parlare di niente e che è molto dequalificato”.

foto: napoligaypress.it


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