citizengayUna volta erano discriminati per la loro devianza. Oggi perché chiedono di essere normali.

Come mai gli omosessuali, storicamente marchiati come peccatori, invertiti o malati mentali vogliono adottare quell’ordine familiare che tanto ha contribuito alla loro sfortuna?

E’ da qualche giorno disponbile nelle librerie “Citizen gay” scritto da Vittorio Lingiardi. Sottotitolo del saggio che tratta l’argomento del riconoscimento giuridico delle unioni tra persone dello stesso sesso è “Famiglie, diritti negati e salute mentale”. L’autore è uno psicanalista e docente presso La Sapienza di Roma.

Il tema negli ultimi mesi ha monopolizzato l’attenzione della stampa italiana e di buona parte del dibattito politico interno. Per eccesso di ideologia ed emotività, il confronto è rimasto tuttavia confinato tra gli attacchi rivolti alla prospettiva di una “famiglia omosessuale” e l’ammissione imbarazzata di dover fare una “concessione alla diversità” in un mondo che cambia.

Il testo tenta quindi di sopperire alla mancanza di una lucida riflessione sul rapporto tra omosessualità e cittadinanza. Non ci si è chiesti, secondo l’autore, se la distinzione tra “etero” e “omo” possa davvero reggere sul piano giuridico.

Storicamente il concetto di “omosessualità” è transitato dalla giurisdizione morale (lecito/illecito) a quella scientifica (sano/malato) a quella politica (soggetto di diritto).

Quindi un po’ di storia che aiuti a ricordare come si è passati da un tempo in cui «la legge e la medicina si occupavano delle persone omosessuali» a quella in cui queste persone «si occupano dei loro diritti e della loro salute». Ma anche una ricognizione su dove nascono omofobie e pregiudizi. Viene affrontato poi il tema del minority stress «conseguenza di ambienti ostili o indifferenti, stigmatizzazione, casi di violenza». dell’omofobia interiorizzata e dell’omofobia sociale. Ed infine il più delicato dei temi: la famiglia.

L’autore affronta la questione da punti di vista innovativi e percorsi mai tentati nei volumi che hanno trattato il tema fornendo esempi reali e snocciolando dati

Essere gay o lesbiche non è un merito né un demerito. È una cosa che capita. Eppure, in un clima di crescente omofobia, la dimensione affettiva di milioni di persone in Italia è tuttora sacrificata.

La mancanza di una legge che ne salvaguardi il valore e la cittadinanza genera umiliazione, sofferenza, paura, odio collettivo. Non servono anatemi o concessioni. Serve un pensiero capace di sostenere una trasformazione antropologica.

Perché uno Stato i cui cittadini sono più felici è uno Stato migliore.

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