il manifesto di gender bender 2008E’ stato il leggendario Paolo Poli ad inaugurare martedì sera a Bologna la sesta edizione di Gender Bender, il festival sui generi e le sue rappresentazioni che è diventato un atteso appuntamento dentro e fuori la comunità lgbt. Il festival, organizzato dal Cassero, storica associazione glbt di Bologna, presenta al pubblico italiano gli immaginari prodotti dalla cultura contemporanea, legati alle nuove rappresentazioni del corpo, delle identità di genere e di orientamento sessuale. Il fitto programma si divide in otto sezioni, con proiezioni, spettacoli e mostre in luoghi diversi della città.

Abbiamo incontrato Daniele Del Pozzo, direttore del Festival, per i lettori di napoligaypress.

Cosa distingue l’edizione di quest’anno ?

Innanzitutto un maggior numero di partner e collaboratori rispetto agli anni scorsi. C’è Arcilesbica Bologna ed Orlando che hanno curato la sezione Soggettiva, e la nuova collaborazione con neon>campobase, galleria d’arte che ha curato la sezione I Queerelanti, ed ancora CULT il canale satellitare con la sezione documentari al cinema Lumiere, e c’è il nuovo spazio alle Officine Minganti in cui Alessandro Fullin presenterà Pazza Cremona. Voglio ricordare infine Roberto Casarotto nella sezione teatro danza.

Andando avanti nel tempo aumentano i soggetti ed i collaboratori per la realizzazione del programma e questo è un aspetto molto positivo perchè migliorano i contenuti.

Gender Bender 2008 ha parti retrospettive ed approfondimenti tematici e pare più riflessivo rispetto al passato, meno disposto a stupire, ad iniziare dalla grafica del manifesto.

Abbiamo scelto l’immagine guida fra tante produzioni che riflettevano questo tema affrontando in maniera avanguardistica e pionieristica lo sguardo altro sul principio maschile. Adesso anche autori ed autrici eterosessuali riflettono sul tema, forte, dei ruoli sociali e culturali che accompagnano il maschile oggi. Ed è doveroso e necessario per noi fare una riflessione su come questo tema viene affrontato nel cinema, nel teatro e negli altri campi.

Tornando alla tua questione posso dire, dopo sei anni, che il festival si è sempre posto in maniera forte ma la cosa particolare è che ha portato dei contenuti forti non solo per i temi affrontati ma anche per la cura scientifica. Tutte le polemiche che ci sono state sono state sempre rispedite al mittente. La forza delle proposte culturali non consiste in provocazioni tout court ma nell’azione di un gay and lesbian center che produce cultura ad altissimo livello ed ha la forza di mostrarlo, di mostrare all’esterno tutto questo.

Questo ha creato scalpore perché la formula italiana è che facciano pure ma purché non diano fastidio e di solito la cultura gay rimane confinata all’ambito gay.

Gender Bender ha voluto portare il valore della cultura gay alla città e questo ha dato spesso fastidio ma il nostro lavoro è stato sostenuto e difeso da sponsor privati ed enti di cultura stranieri, presenti anche in questa edizione. Questo è l’aspetto che ci permette più riflessività e l’agio ed il comodo di affrontare temi di un certo tipo.

Con un laboratorio ed un luogo di esperienze importanti come il Cassero…

Se esiste Gender Bender oggi è perchè ci sono venticinque anni di Cassero alle spalle ed oggi c’è un Centro di Documentazione  attivissimo e riconosciuto dalla Regione ed in rete con le biblioteche di tutta la nazione. Ora se qualcuno cerca un libro gay lo trova nel catalogo on line. Questo, perfettamente in linea con Gender Bender, è un valore dato a tutti reso fruibile a tutti.  Insieme ad altre iniziative, come la Libera Università Omosessuale, ogni anno per dieci anni un appuntamento con ricercatori critici, con cui abbiamo affrontato temi diversi, legali, giuridici, psicologici. Tutto questo ha permesso che si depositassero dei saperi, e questa attitudine ha accompagnato il percorso del Cassero da quell’azione geniale che portò nel 1982 una amministrazione pubblica ad assegnare una sede ad una associazione gay. L’orizzonte resta la comunità, la società, la città.

Quest’anno Gender Bender è inaugurato dal cocktail con Paolo Poli, leggenda vivente del teatro italiano.

Uno dei pochi che ha dichiarato la sua omosessualità e non si gingilli dietro il non si sa e non si dice. Una persona che già avevamo ospitato due anni fa, che io considero geniale e di grande generosità e così intelligente da legare il proprio nome e la propria presenza. Sembra naturale adesso ma è una rarità considerando che molti artisi non amano dichiararsi ed è ancora più importante perchè la ragazza si avvicina agli ottanta.

Quante persone aspettate al festival ? Che tipo di persone sono i frequentatori di Gender Bender?

L’anno scorso l’affluenza è stata di 12.000 presenze, non provenienti solo da Bologna e dalla nostra regione ma anche da Firenze, da Roma e dal Veneto. A me sembra che l’aspettativa sia grande. A chi prende la Gender Bender Card che permette di avere lo sconto degli ingressi, noi chiediamo di compilare un questionario anonimo. E questo è importante per noi perché ci permette di capire chi è il nostro pubblico. Ed escono fuori dati molto interessanti. Il cinquanta per cento è eterosessuale ed il cinquanta è omo, la rappresentanza di genere varia da 50 a 50 per alcune edizioni, a 60 donne e 40 uomini per altre. Il Festival è apprezzato da un pubblico trasversale.

E molte opere presentano un interesse che va al di là dei temi principali del festival, ad esempio quest’anno la collaborazione di Human Rights Night festival del cinema e dell’impegno civile, presenteremo dei film iraniani che parlano di casi particolari di violenza che si vive in quel paese. Lì sappiamo che la legge islamica punisce con la morte gli omosessuali ma aiuta le persone che vogliono cambiare sesso, una legge pensata in un certo senso per riallineare il genere con l’orientamento sessuale. Questo è un escamotage che permette di evitare il patibolo a molti ragazzi omosessuali, ma ovviamente non tutti gli omosessuali decidono in maniera spontanea di cambiare sesso. E questo è un mondo sommerso di violenze a cui devono sottoporsi molte persone che vivono in quel regime.

Proponiamo poi Darling. The Pieter Dirk-Uys Story, la storia di un attivista sudafricano bianco, personaggio di teatro e televisione, che compare con abiti femminili ed ha fatto dell’impegno civile una missione a fianco di attivisti come Nelson Mandela nella lotta contro l’apartheid ed ora attivista per le campagne di prevenzione contro l’Aids e tutto questo con l’alterego femminile. E c’è in programma un belissimo documentario su Derek Jarman.

Nessuno ce la può fare da solo. Il valore aggiunto di Geneder Bender è riuscire a trovare delle complicità con soggetti, gruppi ed associazioni apparentemente distanti, dal Mit, prossimo al Cassero, a Human Rights Night a Mambo il museo di arte moderan di bologna, a Felix Dhuckart residenza per artisti galleria di arte al canale televisivo CULT che ha sempre dimostrato attenzione per temi e contenuti significativi.

Il programma è trasversale, legato alle arti visive con la capacità di interessare pubblici trasversali creanco punti di contatto su zone lontane.

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