Gay nel calcio: 3 domande (più una) a L.R. Carrino

Uscito lo scorso novembre in ebook, “Il pallonaro” di L.R. Carrino parla di gay nel mondo del calcio. Ha scatenato interesse e curiosità (e insulti all’autore) ma, considerati i recenti coming out nel mondo dello sport, si rivela di stretta attualità. Ne abbiamo parlato con l’autore.

foto di maria teresa gargiuloDopo i camorristi, parli di gay nel calcio. E, a giudicare dalle reazioni, c’è da credere che questo sia veramente l’ultimo tabù…

Non so, non credo. A me interessa scoperchiare pentole, diciamo così. Mi infastidisce molto guardare l’umanità che si rappresenta come vorrebbe essere e non come è davvero. Vado letteralmente in bestia. Ci sono codici di comportamento ereditati certo dalla crescita dell’Uomo, ma anche da convizioni esoteriche, religiose, di ’buon costume’, che danneggiano l’evoluzione civile della specie. Affrontare il ’fallo’ calcio nel modo in cui l’ho fatto io, dicendo quel che è e non quel che vorrebbe sembrare, mi ha portato una marea di insulti. Ma va bene così: io scrivo, questo so fare, e il resto non è un mio problema.

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De Magistris: “Napoli è avanti”

Lo scorso 13 febbraio è stato approvato il registro delle Unioni Civili al Comune di Napoli, voluto dal Sindaco e promesso in campagna elettorale. Pubblichiamo in versione integrale l’intervista che Carmine Urciuoli ha fatto a Luigi De Magistris pubblicata sul numero di marzo del mensile Pride.

luigi de magistrisNei primi commenti dopo l’approvazione lei ha citato l’Articolo 3 della Costituzione, che la comunità lgbt ha negli anni più volte invocato. Che rappresenta per lei il Registro?

Io credo che il Comune di Napoli ha scritto una pagina di civiltà giuridica e di attuazione della Costituzione supplendo anche alle inerzie di chi per anni ha governato ed è rimasto seduto tra gli scranni del parlamento, e non è un caso che io da Sindaco abbia mantenuto la delega alla difesa ed all’attuazione della Costituzione. E’ compito del Parlamento portare avanti i principi costituzionali ma direi compito di ogni cittadino. L’articolo 3 è ben lungi dall’essere approvato. Lo vediamo dalle vicende di cronaca, sui diritti civili, sulle questioni delle distinzioni di razza, ancora molto forti, così come l’uguaglianza di fronte alla legge che è sancita in modo pomposo e simbolico ma questo non sempre corrisponde alla realtà.

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Arte, identità e società. Intervista a Marco Zezza

In occasione della mostra “Il Duemillesimo Anno”, abbiamo incontrato l’artista Marco Zezza e lo abbiamo intervistato su arte, omosessualità, omofobia e buddismo. La mostra resterà aperta fino a sabato 9 ottobre al Penguin Café (via Santa Lucia 88, Napoli).

giardino chiuso, ai colli amineiCome nasce il ciclo di opere de “Il Duemillesimo Anno”?

Nel 2002 realizzai per la metropolitana Collinare di Napoli l’opera “Giardino chiuso” [nella foto]. Avevo il desiderio di continuare a realizzare dei lavori che toccassero i temi glbt nel modo che a me appare più luminoso e costruttivo perchè vorrei riempire con il mio lavoro quel vuoto di consapevolezza e conoscenza che determina tante sofferenze inutili e tante storture.

Come mai in quell’occasione pensasti di affrontare il tema dell’omosessualità?

Avevo voglia di esprimere nel lavoro l’accettazione di me, l’orgoglio di essere gay e la mia gratitudine e gioia di vivere! Ebbi l’occasione di realizzare un lavoro per uno spazio pubblico e mi sforzai di realizzare un collage sul tema della mia identità senza essere scandaloso, trovavo troppo scontato farlo. Il lavoro parla anche di pace, di non violenza e dell’importanza di proteggersi per poter crescere e creare!

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Il teatro come gesto politico. Intervista ad Antonio Latella

antonio latellaDa Napoli Antonio Latella, classe 1967, è partito per una formidabile carriera teatrale. Come attore è stato diretto da Patroni Griffi, Gassmann, Ronconi, Castri, Syxty, mentre come regista gli anni Duemila sono stati per lui una lunga serie di spettacoli di grande successo critico (tra cui alcuni classici della letteratura omosessuale come “Edoardo II” di Marlowe, “Querelle” di Genet e “Le lacrime amare di Petra von Kant” di Fassbinder), di prestigiosi premi (l’Ubu, il Gassman), di collaborazioni con teatri stabili, e residenze artistiche anche in Francia e Germania.

Ora, dal 28 al 30 aprile andrà in scena a Napoli il suo “Selvaggiamente le parole lussureggiano nella mia testa”, spettacolo tratto da testi dello scrittore austriaco Josef Winkler. Mentre, dalla prossima stagione, assumerà la direzione artistica del Teatro Nuovo, per la quale sta già lavorando. Lo abbiamo intervistato.

Perché, nel bel mezzo di una carriera internazionale, probabilmente ricca di offerte e di occasioni, hai preferito ritornare stabilmente a Napoli?

E’ stata una decisione molto pensata, anche se in effetti potrebbe sembrare folle. Tornare a Napoli vuol dire rinunciare a molte cose, a un tipo di carriera probabilmente più comoda. Ma spesso le comodità ti allontanano dal senso del tuo lavoro così, dopo i successi e gli applausi, ho sentito il bisogno di azzerare tutto e ricominciare da capo

Dunque il Teatro Nuovo, che ha contribuito al tuo lancio come regista, da oggi sarà la tua residenza per almeno due anni. Come vivi questo ritorno a casa?

Ho conosciuto molti teatri, molto diversi tra loro - dall’Odéon di Parigi all’Out Off di Milano - eppure qui a Napoli, al Teatro Nuovo, sento qualcosa di molto forte, qualcosa di raro. Il solo fatto di lavorare in un posto così difficile come i Quartieri Spagnoli è un gesto “politico”, che ridà senso alla mia idea di fare teatro. Questo posto per me, più che una casa, è un posto dell’anima

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L’uomo col friariello in bocca: intervista a Gianni Simioli

Gianni Simioli vi aspetta con Café do Friariell al Penguin Café: aperitivo, show case e dj set venerdì 26 febbraio dalle 20.00 in via Santa Lucia 88!

gianni simioli sulla copertina del disco4.000 copie vendute per “Cafè do friariell”: l’intento di far tornare la musica napoletana di moda è stato centrato. Da cosa dipende, secondo te, questo successo?

Merito della nostra musica e della vitalità di cui ancora gode. Quelli che affermano il contrario sono vecchi tromboni che hanno smesso di vivere la città dal suo retrobottega per restare immobili a guardare le sue vetrine che insistono nel vendere la solita Napoli condannata con cattiveria ad un ergastolo oleografico imperdonabile.

Quando dico che Cafè do friariell è un Budda Bar versione napoletana non voglio mica dire che mi sono inventato l’ennesima parodia di cui siamo troppo specialisti! Ho solo copiato, e questo si che lo ammetto, una strategia marketing che viene dall’estero: dare contemporaneità ad un prodotto CONSOLIDATO ma momentaneamente ammuffito che in questo caso è Napoli e nello specifico la sua musica.

La copertina, la grafica, il mondo che ho voluto rappresentare è quello del nightclubbing che da sempre considero propulsore di mode e tendenze che poi la gente vivrà anche di giorno.

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5/12 baci sulla bocca: 5 domande a Mario Gelardi

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Abbiamo intervistato il regista e drammaturgo napoletano Mario Gelardi, autore di “12 baci sulla bocca” che andrà in scena alla Galleria Toledo di Napoli dal 23 al 28 febbraio 2010

mario gelardi (foto: carmine luino) Dall’affresco corale di Gomorra, che ci parla di meccanismi camorristici, ad una piccola storia d’amore: quale urgenza porta un autore a confrontarsi con due esperienze così diverse?

In realtà non mi appaiono così diverse. Io cerco di raccontare quello che nella società mi colpisce e in questo momento, le cose che più mi preoccupano di più in questo paese sono l’intolleranza e la violenza. Credo che i due spettacoli affrontino entrambi i problemi. Nonostante “12 baci sulla bocca” sia ambientato negli anni settanta, purtroppo è uno specchio del clima che si respira in questi ultimi mesi.

In Idroscalo 93 ha affrontato di petto la figura di Pasolini. Da periferia a periferia, in 12 baci il poeta è prepotentemente sullo sfondo ed anche la scelta di ambientare la storia negli anni ’70 sembra essere più di un elemento scenico…

Effettivamente tra i due spettacoli c’è un filo rosso. Con Giuseppe Miale di Mauro, siamo molto interessati a raccontare gli anni settanta perché crediamo siano la radice da cui si è formato il tempo che viviamo. Emilio, uno dei protagonisti dello spettacolo, può sembrare tranquillamente un ragazzo di borgata, di quelli raccontati da Pasolini. “12 baci” termina dove inizia “Idroscalo 93″, proprio la morte di Pier Paolo Pasolini.

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“Risveglio di Primavera”, intervista a Tommaso Tuzzoli

locandina dell’incontroTommaso Tuzzoli e tutti gli attori di Risveglio di Primavera incontreranno il pubblico insieme a Stefano de Stefano (Corriere del Mezzogorno) mercoledì 11 novembre alle 23.00 al Penguin Café (in via Santa Lucia 88 a Napoli).

Abbiamo incontrato il regista Tommaso Tuzzoli in scena fino al 15 novembre al Nuovo Teatro Nuovo con “Risveglio di Primavera” di Frank Wedekind

Partiamo subito dal testo, che è piuttosto impegnativo. Perché hai deciso di portare sul palco quest’opera?

Si, il testo è molto impegnativo, scritto a fine ‘800 e messo in scena nel 1906 quando fu censurato per oscenità, nasceva in un periodo molto particolare. Wedekind era un intellettuale che si interessava al rapporto tra genitori e figli ed all’educazione che davano a questi i genitori.

In un altro lavoro, “Mine-Haha”, parla proprio dei collegi tedeschi, in cui i bambini venivano educati alle arti. Non dimentichiamo che i quattordicenni dell’epoca sarebbero stati la classe dirigente del nazionalsocialismo. Lui parla di vestiti rosa per le femmine e per i maschi calze nere come la notte.

Aveva preannunciato l’oscurità nella quale sarebbe nato il nostro secolo dopo. In più è uno che lavora sull’anti-eroe, come Joyce, sono antieroi i protagonisti, sia Melchior che Moritz, che non sceglie la vita ma un lucido suicidio.

Nell’800 il testo fu censurato perché ritenuto per l’epoca scabroso. Nel ’71, quando fu fatto con la Kustermann, aveva anche un altro significato e rappresentava anche un viaggio nella conoscenza di questo gruppo di adolescenti.

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Pasquale Ferro da Napoli a Mosca

Pasquale Ferro a MoscaL’avevamo lasciato alla presentazione del libro “La luna esiste?” al palazzo Ruffo della Scaletta ma Pasquale Ferro non riposa mai e a luglio scorso ha ricevuto, nella sala dei Baroni del Maschio Angioino, il premio di merito Ettore Petrolini dall’Accademia Internazionale Partenopea Federico II per “Gli odori dei miei ricordi” e il premio per la sezione letteratura per la “La Luna esiste?”.

Sono proprio questi due testi che daranno all’autore la possibilità di scavalcare le frontiere italiane e sbarcare nella capitale Russa, grazie alla preziosa collaborazione di un angelo (Angelo M.), ma soprattutto a chi sta investendo tempo e risorse in questo progetto, il presidente di Mikro Capital, Vincenzo Trani, premiato il giugno scorso come napoletano eccellente nel mondo.

La pubblicazione di entrambi i testi in un unico volume sarà curata dalla casa editrice russa Kvir e la presentazione del libro è prevista per l’ottobre prossimo nella sede dell’ambasciata italiana a Mosca. Abbiamo interrotto la sua attività principale d’imprenditore per commentare insieme la notizia.

Incetta di premi e volo nella grande madre Russia, un 2009 all’insegna del fare?

Di natura sono iperattivo e difficilmente mi soffermo davanti alle difficoltà, il mio lavoro mi toglie gran parte del tempo ma quest’anno ho avuto molte soddisfazioni e sono riuscito a fare tante cose. Il premio dell’accademia Federico II mi ha dato nuovo slancio. Sono davvero soddisfatto e grazie al mio amico Angelo e soprattutto al Dott. Vincenzo Trani è iniziato un percorso nuovo del quale ancora non ho la giusta percezione

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Europee 2009: la Battaglia dei moderati

imma battaglia a PorticiIl 6 ed il 7 giugno mezzo miliardo di europei eleggerà i quasi 800 rappresentanti al Parlamento Europeo nella più grande elezione transnazionale (e transculturale) della storia.

Una formazione politica (non un cartello elettorale, precisano) che corre per le Europee è Sinistra e Libertà, ispirata e capeggiata da Nichi Vendola, governatore della Puglia, giovanissimo cofondatore di ArciGay e della Lega Italiana Lotta all’Aids, militante di base e già ispiratore, insieme a Titti De Simone (nel 2001 prima deputata italiana dichiaratamente lesbica) e Gennaro Migliore, del Movimento per la Sinistra, che lavora ad una idea nuova di sinistra dopo la fuoriuscita dalla “casa degli spettri”, come Vendola definì il PRC di Ferrero e Fagioli.

Vendola, insieme a personalità già note al movimento glbt come Alessandro Zan, Eva CatizoneMoni Ovadia, ha scelto per la circoscrizione Sud Imma Battaglia. Nata a Portici, laureata in matematica, manager in una grande azienda informatica, è  la presidente di DiGayProject, l’associazione di Roma che ha fondato, e che ha ideato il Gay Village. La Battaglia è balzata agli onori delle cronache durante il World Pride del 2000 quando, presidente del Circolo Mario Mieli, tenne testa agli attacchi frontali del Vaticano nel realizzare una delle più importanti manifestazioni pubbliche della storia del movimento glbt. L’abbiamo intervistata per i lettori di napoligaypress.it.

Partiamo da Portici. Che rappresenta per te la città dove sei nata, da dove sei partita e dove in un certo senso ritorni

A Portici c’è il cimitero dove c’è mio padre. C’è mia madre, la mia famiglia, i miei ricordi. Dopo la laurea trovai un lavoro qui a Napoli, era un ottimo lavoro ma stavo stretta e sono andata via, prima a Trieste, poi a Roma. Penso di essere rappresentativa di una parte di persone che per essere serene sono andate via. Ecco, io vorrei che non ci fossero giovani costretti ad andare via.

Come è maturata l’idea di accettare la candidatura nella formazione con Nichi Vendola come capolista?

Quando Nichi mi ha chiamato io gli ho assicurato subito il mio aiuto ed il mio sostegno. E quando mi ha chiesto la candidatura nella circoscrizione Sud io gli ho risposto “guarda che io ci manco da tanto tempo”. Lui mi ha incoraggiato con parole che mi hanno convinto: “tu sei un volto, un viso, una persona conosciuta a livello nazionale, puoi fare tanto”. Io so che posso fare una cosa: aiutare chi non ha il coraggio di parlare e mettermi a disposizione di tutti. Per questo vorrei che Nichi ce la faccia.

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