Il teatro come gesto politico. Intervista ad Antonio Latella
teatro. cultura. intervistescritto da fersen | 28 Aprile 2010 | condividi su facebook
Da Napoli Antonio Latella, classe 1967, è partito per una formidabile carriera teatrale. Come attore è stato diretto da Patroni Griffi, Gassmann, Ronconi, Castri, Syxty, mentre come regista gli anni Duemila sono stati per lui una lunga serie di spettacoli di grande successo critico (tra cui alcuni classici della letteratura omosessuale come “Edoardo II” di Marlowe, “Querelle” di Genet e “Le lacrime amare di Petra von Kant” di Fassbinder), di prestigiosi premi (l’Ubu, il Gassman), di collaborazioni con teatri stabili, e residenze artistiche anche in Francia e Germania.
Ora, dal 28 al 30 aprile andrà in scena a Napoli il suo “Selvaggiamente le parole lussureggiano nella mia testa”, spettacolo tratto da testi dello scrittore austriaco Josef Winkler. Mentre, dalla prossima stagione, assumerà la direzione artistica del Teatro Nuovo, per la quale sta già lavorando. Lo abbiamo intervistato.
Perché, nel bel mezzo di una carriera internazionale, probabilmente ricca di offerte e di occasioni, hai preferito ritornare stabilmente a Napoli?
E’ stata una decisione molto pensata, anche se in effetti potrebbe sembrare folle. Tornare a Napoli vuol dire rinunciare a molte cose, a un tipo di carriera probabilmente più comoda. Ma spesso le comodità ti allontanano dal senso del tuo lavoro così, dopo i successi e gli applausi, ho sentito il bisogno di azzerare tutto e ricominciare da capo
Dunque il Teatro Nuovo, che ha contribuito al tuo lancio come regista, da oggi sarà la tua residenza per almeno due anni. Come vivi questo ritorno a casa?
Ho conosciuto molti teatri, molto diversi tra loro - dall’Odéon di Parigi all’Out Off di Milano - eppure qui a Napoli, al Teatro Nuovo, sento qualcosa di molto forte, qualcosa di raro. Il solo fatto di lavorare in un posto così difficile come i Quartieri Spagnoli è un gesto “politico”, che ridà senso alla mia idea di fare teatro. Questo posto per me, più che una casa, è un posto dell’anima
Shakespeare, Marlowe, Genet, Pasolini, Fassbinder, Testori, e oggi Winkler. La tua biografia artistica rivela una grande attenzione agli autori omosessuali
Gli autori più grandi sono omosessuali. Probabilmente perché hanno dovuto lottare molto più di altri per fare accettare le proprie idee. E’ come vivere una vita sempre in prima linea. Ma non credo che esista una vera e propria drammaturgia omosessuale: il solo tratto comune è che quando gli omosessuali fanno teatro hanno la capacità di scendere molto a fondo nei problemi dell’uomo. Per me la classicità sta in questo, non arretrare davanti alle grandi questioni: Dio, il sesso, l’amore. Sono questi i grandi temi, nei quali gli autori omosessuali in genere non hanno paura di affondare. E’ questo che li mette al centro della letteratura
Oggi porti in scena un altro autore omosessuale, Josef Winkler, che è ancora pressoché sconosciuto al pubblico italiano
Anche se Winkler ha vinto i più grandi premi letterari d’Austria (il Döblin e il Georg Büchner) non lo conoscevo nemmeno io quando la Shauspielhaus Wien me l’ha proposto. Così l’ho letto, e ho molto amato la sua lingua, una lingua tedesca che dipinge, pennella (in italiano si può leggere il suo “Natura morta”, Forum Edizioni, ndr). Dopo un’adolescenza molto difficile, segnata dall’autorità paterna, Winkler è un uomo che è stato “salvato” dalla letteratura. Lui è contemporaneo dell’Austria di Heider, rappresentante politico di una società bigotta e intollerante per la quale essere omosessuali è una colpa. I due migliori amici d’infanzia di Winkler, che avevano una storia d’amore, si sono suicidati. Winkler, che nella sua letteratura racconta spesso di sé e della sua vita, ha scritto anche di questo episodio, che infatti è nello spettacolo
Lo spettacolo Selvaggiamente le parole lussureggiano nella mia testa presenta quindi lo scrittore austriaco al pubblico italiano in prima nazionale. Il sottotitolo è Un trittico
Alessandra Millner ha fatto un adattamento per me da più testi di Winkler, concentrandosi sui tre principali temi da lui trattati: la Letteratura, la Religione, il Sesso. Temi che saranno “impersonati” da tre attori, che vestiranno i panni dello Scrittore, del Prete e del Travestito. Da qui è nata l’idea del trittico. In più, gli attori saranno posti su tre pedane, come in un vero trittico pittorico cristiano, in cui in genere al centro c’è la Crocefissione. Qui, invece, al centro c’è la Scrittura
Perché, a impersonare il tema del sesso, proprio il personaggio di un travestito?
Il Travestito è un personaggio che ha vissuto violenze di ogni tipo. Ma mantiene una sua ironia, pur avendo beccato grandi batoste. Lo spettacolo che è venuto fuori da questi testi è uno spettacolo intenso, doloroso. Quando Winkler ha visto la prima in Austria ne ha ricevuto una forte impressione. Si è ritrovato davanti a se stesso
Hai citato l’Austria bigotta e fanatica di Heider. Che mi dici dell’Italia berlusconiana? Proprio in questi giorni del tuo ritorno qui la Campania si è tolta i panni di oasi della sinistra ed ha votato compattamente a destra
E’ troppo facile il progetto di un Italia del “Mulino Bianco”. Eppure l’inganno non è recente: è un lavoro lunghissimo, pensato, preparato. Un lavoro durato trent’anni, un lavoro che ha cresciuto delle gioventù in questo pensiero. Nell’ultima campagna elettorale, per esempio, ho ascoltato molti discorsi politici, ma ho sentito pochissimo parlare di cultura. Eppure la cultura è il modo in cui un popolo si presenta a un altro popolo. Oggi invece crediamo ancora di vivere nel Bel Paese. La nostra è stata sì una grandissima cultura, ma oggi non basta più. Per questo il teatro resta ancora oggi un luogo “politico”: un luogo di discussione, un’agorà aperta alla cittadinanza
A giugno Napoli dopo sedici anni ospita di nuovo il Gay Pride Nazionale. Personalmente, come vivi questa festa che molti giudicano importante e altri solo un carnevale? Ha ancora una sua necessità?
In passato il Gay Pride è stato un evento politico importante, oggi invece mi piace pensarlo come una grande festa. Naturalmente sogno un domani in cui non ci sia bisogno di feste della donna o di feste dell’orgoglio gay, perché i diritti saranno conquistati, compreso il diritto alla “normalità”. Da questo punto di vista Nichi Vendola è la figura più straordinaria apparsa in politica nell’ultimo periodo: non perché è omosessuale, ma perché è “normale”
per info: antoniolatella.com
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28 Aprile 2010 | 10:11Il teatro come gesto politico. Intervista ad Antonio Latella
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29 Aprile 2010 | 06:36Il teatro come gesto politico. Intervista ad Antonio Latella
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