5/12 baci sulla bocca: 5 domande a Mario Gelardi
interviste. 12baciscritto da uiallalla | 26 Dicembre 2009 | condividi su facebook
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Dall’affresco corale di Gomorra, che ci parla di meccanismi camorristici, ad una piccola storia d’amore: quale urgenza porta un autore a confrontarsi con due esperienze così diverse?
In realtà non mi appaiono così diverse. Io cerco di raccontare quello che nella società mi colpisce e in questo momento, le cose che più mi preoccupano di più in questo paese sono l’intolleranza e la violenza. Credo che i due spettacoli affrontino entrambi i problemi. Nonostante “12 baci sulla bocca” sia ambientato negli anni settanta, purtroppo è uno specchio del clima che si respira in questi ultimi mesi.
In Idroscalo 93 ha affrontato di petto la figura di Pasolini. Da periferia a periferia, in 12 baci il poeta è prepotentemente sullo sfondo ed anche la scelta di ambientare la storia negli anni ’70 sembra essere più di un elemento scenico…
Effettivamente tra i due spettacoli c’è un filo rosso. Con Giuseppe Miale di Mauro, siamo molto interessati a raccontare gli anni settanta perché crediamo siano la radice da cui si è formato il tempo che viviamo. Emilio, uno dei protagonisti dello spettacolo, può sembrare tranquillamente un ragazzo di borgata, di quelli raccontati da Pasolini. “12 baci” termina dove inizia “Idroscalo 93″, proprio la morte di Pier Paolo Pasolini.
La storia si svolge nel 1975 e racconta di mentalità radicate. Nulla sembra essere destinato a cambiare: la sua visione della realtà è così pessimista?
Sono i fatti che accadono che purtroppo non mi fanno essere ottimista. Ho voluto raccontare l’intolleranza verso la diversità sessuale o meglio “sentimentale”, così come raccontiamo la lotta politica di quegli anni. La violenza degli anni settanta si ripropone specularmente in questi mesi.L’Italia resta un paese provinciale dove quello che diventa naturale negli altri paesi, semplicemente come conseguenza del tempo che passa, qui da noi deve diventare un dibattito parlamentare che di solito, conserva lo stato delle cose.
Come direttore artistico di Teatri della Legalità e della rassegna di teatro civile Presente Indicativo, cosa direbbe a chi afferma, a proposito delle rivendicazioni del movimento gay, che “ci sono altre priorità”?
Ci sono sempre altre priorità per qualcuno, c’è sempre chi soffre di più, chi ha una situazione peggiore di quella che viviamo. Ma questo non può scusare o deresponsabilizzare nessuno, tantomeno le istituzioni. La democrazia è la priorità di ogni stato e in democrazia non esistono discriminazioni sessuali o di razza. Ovviamente non dovrebbero esistere.
Mario Gelardi (classe 1968) è considerato “un giovane drammaturgo napoletano”, una definizione che fa riflettere sulla condizione del teatro in Italia…
Devo dire che in questo periodo la cosa che trovo più paradossale di alcuni “giovani” artisti teatrali italiani è che sono più vecchi dei vecchi. L’anagrafe non è sinonimo di freschezza di idee, di voglia di sperimentare o raccontare il nuovo. Questi vecchi-giovani mi fanno davvero paura perché, casualmente, sono quelli che finiscono nei posti di potere.Io credo che finché si ama e si è convinti delle cose che si fanno, si deve andare avanti.
Io ho la fortuna di collaborare con un gruppo di artisti di teatro e da poco anche di straordinari scrittori, che sono una fonte continua di stimoli e creatività, il dato anagrafico in questo modo diventa un particolare. L’Italia resta un paese governato da vecchi, anche in capo culturale.
Mario Gelardi autore e regista, è nato a Napoli nel 1968. E’ il direttore artistico di Presente indicativo e Teatri della Legalità. Come regista ed autore ha realizzato “Gomorra“, dall’omonimo libro di Roberto Saviano.
Con Giuseppe Miale di Mauro ha vinto il Premio Ustica per il teatro 2005 per “Quattro”, è stato tra gli autori selezionati per il Premio Extra Candoni 2005 e finalista del premio Riccione 2005 con “Becchini”.
Premio Flaiano 2002 con “Malamadre” (testo attualmente in scena a Praga con il titolo di “Zlomatka”). Finalista premio Riccione ‘99 con “Così Leggero” (scritto con Ivan Castiglione).
Autore e regista di “Idroscalo 93” (spettacolo prodotto dal Teatro Mercadante di Napoli, per il Progetto Petrolio diretto da Mario Martone, testo edito da Guida).
Autore di “Fango”, monologo sulla tragedia di Sarno del 1998 e (con Giuseppe Miale di Mauro) di “Santa Maria del pallone”, spettacolo rappresentato a Duinsburg (Germania) in occasione dei mondiali di calcio 2006.
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