lo scrittore franco buffoniPubblichiamo un estratto della relazione su “Zamel” (il libro che abbiamo presentato a Napoli il 17 novembre scorso) che trovate in versione integrale sul sito ufficiale di Franco Buffoni.

L’ultima no-novel fiction di Franco Buffoni si potrebbe definire un’articolata e sincretica riflessione in forma di romanzo sulla catabasi, perfino involontaria, a cui va incontro la comunità gay allorché abdica alla sua organicità intellettuale e decide di eludere la lotta funzionale a raggiungere una profonda e sincera accettazione dell’identità omosessuale.

In tale prospettiva, “Zamel” declina e problematizza alcuni spunti teorici già altrove discussi dall’autore a partire dal concetto di omosessuale organico che nel romanzo è rappresentato dal personaggio di Edo.

L’omosessuale organico è parte funzionale alle urgenze della categoria a cui appartiene, è un omosessuale militante ed autonomo, organicamente legato alla comunità LGBT, è un uomo in grado di comprendere e quindi spiegare alcune circostanze che appartengono alla colettività omosessuale, collegandole dialetticamente alle leggi della storia con intento, chiaramente, critico.

Il discorso politico ed etico, nelle pagine di “Zamel”, ha un costante bordone letterario che si prefigge lo scopo di ripercorrere alcune stazioni della storia della cultura omosessuale nel suo progressivo autodefinirsi, sostanzialmente rivoluzionaria nel suo porsi oltre ogni disegno di dominio, oltre qualsiasi disposizione del sistema.

Lo stesso discorso si intreccia con un altro snodo nevralgico del pensiero e dell’architettura narrativa, la questione dell’omofobia interiorizzata: omofobia che subdolamente si alimenta di tutto un repertorio di segni linguistici (insulti, espressioni di dileggio, odiose battutine tra amici, insinuazioni, allusioni etc) con cui, sin dalla più tenera età, un ragazzino omosessuale si confronta, scongiurando in cuor suo di potersi liberare di un marchio indelebile.

Anche la tragica fine di Aldo è conseguenza di una sorta di omofobia interiorizzata ed è decisa dall’inopportuno uso del termine Zamel, quasi a dire che, in un senso o nell’altro, la parola può uccidere e, quando diciamo parola intendiamo il rigurgito di un codice di valori culturali, la rielaborazione di una grammatica interiore propedeutica alla castrazione o alla liberazione.

Edo è un personaggio assolutamente insolito nella letteratura omosessuale solitamente popolata da personaggi che non possono essere considerati Eroi, quanto Anti-Eroi dacché si definiscono nella contraddittorietà, nella lacerante drammaticità di un Eros che è aspirazione e condanna, desiderio e rinuncia, passione e frustrazione.

In questa prospettiva la dialettica interna tra Edo ed Aldo sembra alludere ad un ideale passaggio dal vecchio prototipo dell’Anti-Eroe irrisolto e problematico, dibattuto tra autonomia e stereotipi, ad un rinnovato prototipo di Eroe che si propone come gay liberato, emancipato, consapevole.

Insomma, proprio la creazione di Edo, nella sua articolata e solida realizzazione narrativa, permette alla traccia del romanzo di fondersi in maniera armonica e coesa alla sua cifra più spiccatamente saggistica, evitando qualsiasi facile deragliamento di tipo socio-psico-antropologico e rafforzando, invece, l’indagine tematologica in tutta la sua significativa profondità.

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