la copertina del libro“Mi hanno chiamata Luciano”

E’ in libreria da qualche settimana Il mio nome è Lucy (pubblicato da Donzelli Editore) di Gabriella Romano. La scrittrice (che da anni studia i rapporti tra omosessualità e fascismo) racconta la vita in prima persona di Luciano (che, nonostante la sua identità femminile, sceglie per se un nome maschile).

Come suggerito dal sottotitolo (“L’Italia del XX secolo nei ricordi di un transessuale”) il libro ripercorre il novecento da un punto di vista “diverso”: ormai ottantenne, Luciano, ricorda la sua vita caratterizzata da un’infanzia di abusi sessuali e un’adolescenza a prostituirsi sulle strade di Bologna.

Con distacco e freddezza e senza vittimismo racconta della sua vita in casa (con la famiglia antifascista che però non vuole saperne nulla di lui) e fuori (con i fascisti che aggredivano gli omosessuali) filtrata sempre attraverso la propria identità consapevole quanto conflittuale.

Una storia che si conclude irrimediabilmente ed amaramente con l’operazione (“un grosso, irreparabile sbaglio”) e il desiderio espresso di essere seppellito vestita da uomo: “siccome mia madre mi ha fatto così”.

“Il mio nome è Lucy. L’Italia del XX secolo nei ricordi di un transessuale”, scritto da Gabriella Romano è pubblicato da Donzelli Editore; 95 pagine; € 16,00.

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