Giornalista di Liberazione nel tunnel dei guaritori: “Per 6 mesi si è parlato del mio didietro!”
attualità. omofobia. salute. psicologiascritto da uiallalla | 26 Dicembre 2007 | condividi su facebook
Sembra che di recente sia tornato di moda “curare” gli omosessuali: da una sedicente associazione di genitori di persone omosessuali (che parla di “same sex attraction“) che sfrutta una quasi omonimia con la storica Agedo e che vede nell’ex-gay Luca di Tolve una sorta di messia, fino alle recenti dichiarazioni di Monsignor Sgreccia che, all’indomani del fallimento del registro delle unioni civili a Roma, ritenendosi contento del risutato e sottolineando la forzatura che avrebbe rappresentato tale registro, ha chiosato sostenendo che
Le coppie di fatto vanno aiutate a superare le loro momentanee difficoltà per accompagnarle al matrimonio. Chi ha particolari tendenze sessuali, come gli omosessuali, non va discriminato, ma aiutato con interventi di tipo psicologico e con terapie adeguate. Sempre nella discrezionalità e nell’accoglienza e soprattutto senza battaglie ideologiche
Fortunatamente c’è anche chi indaga e approfondisce cosa c’è dietro le deliranti dichiarazioni dei soliti noti. E’ stato pubblicato qualche giorno fa sulle pagine di Liberazione il reportage di Davide Varì che, fintosi omosessuale, ha passato sei mesi tra medici (di formazione cattolica) desiderosi di “guarirlo“.
La sede delle Edizoni Paoline di Roma è l’anticamera di un percorso sotterraneo in cui operano, autorizzati non si sa bene da chi, i “guaritori” che applicano la teoria riparativa messa a punto da Joseph Nicolosi che ha poi dato vita ad una frotta (dalla mortalità assai elevata) di ex-gay. Tutto questo mondo oscuro gira intorno a Tonino Cantelmi, fondatore dell’Associazione Italiana Psicologi e Psichiatri Cattolici e al “Obiettivo Chaire” gruppo ultra-cattolico, che diffonde e applica in Italia le teorie di Nicolosi.
Il percorso di guarigione fa perno su triti luoghi comuni: conflitto materno, padre assente, traumi infantili e la terapia è tutta base di lavaggio del cervello e preghiera.
Negare la mia omosessualità è il primo passo verso la “guarigione”. Probabilmente è una modalità per iniziare a smontare la convinzione del “paziente”. Sentirsi dire, «non sei propriamente omosessuale», forse, significa iniziare a destrutturare la personalità dell’individuo, le sue convinzioni e metterlo di fronte al fatto - un fatto certificato da uno psicologo - che la sua omosessualità non è mai esistita.
Il giornalista viene rimbalzato da un medico ad una dottoressa e poi ad un assistente in una serie di incontri in cui, tra un test e l’altro (tra cui il famigerato “Minnesota”: quello che si faceva ai “3 giorni” del militare), ritornano ossessive le stesse domande e una certa dose di voyeurismo
«Davide, i tuoi rapporti sono stati completi?». «Vuol sapere se l’ho preso nel di dietro dottore? Sì, due volte», rispondo seccato. Lui sorride imbarazzato. Ma in effetti è proprio quello che voleva sapere. Poi si riprende e attacca. «Vorrei anche sapere le sensazioni che hai provato». Sull’orlo dell’esaurimento per quelle domande così ripetitive e di basso livello, attacco un pilotto infinito
Dopo sei mesi di questo trattamento il giornalista, che si era incredibilmente immedesimato nella parte, trae laconicamente le sue conclusioni:
Mi rendo conto che in questo lungo periodo abbiamo solo parlato del mio didietro. Per la prima volta realizzo che nessuno di loro mi ha mai chiesto se mi era capitato di innamorarmi di qualche uomo.
All’indomani dell’articolo di Liberazione giungono le prime dichiarazioni. L’attacco di Aurelio Mancuso, presidente nazionale Arcigay
Denunciamo come in tutto il paese, come più volte evidenziato da nostre comunicazioni e di altre associazioni lgbt, imperversino gruppi di psicologi o sanitari cattolici, che nelle parrocchie e in altri ambiti ecclesiastici propagandino la cura dell’omosessualità, senza che alcuna autorità preposta sia per ora intervenuta a contrastare teorie altamente lesive della dignità delle persone omosessuali
e poi la difesa d’ufficio dell’On. Paola Binetti (Pd) che ribaltà la realtà
Cantelmi svolge un lavoro eccellente. Fino agli Anni Ottanta nei principali testi scientifici mondiali l’omosessualità era classificata come patologia, poi la lobby degli omosessuali è riuscita a farla cancellare. Ma le evidenze cliniche dimostrano il contrario
Le assurde dichiarazioni della Binetti fanno rumore. Ma più di tutto fa rumore, come sottolineato da Cristiana Alicata, il silenzio del Pd nei suoi confronti
La cosa orrenda e scandalosa e insopportabile è il silenzio dei compagni di partito della Binetti di alto livello. Davanti ad una cosa del genere, così offensiva, così falsa, mi aspetto l’intervento del ministro della Salute, di persone del calibro di Finocchiaro, di D’Alema. E ovviamente una replica del segretario Veltroni
Una risposta dal Pd, seppur timida, arriva. E’ quella di Giorgio Tonini
“L’omosessualità è una condizione umana che non può certo essere ridotta ad una patologia. E’ una condizione che merita rispetto e che pone questioni che hanno a che fare coi diritti delle persone a cui la società deve dare risposta e che la politica deve aiutare ad affrontare”
Leggi tutto l’articolo di Daniele Varì su Liberazione in formato .pdf
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7 commenti
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Giornalista di Liberazione nel tunnel dei guaritori: “Per 6 mesi si è parlato del mio didietro!”
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26 Dicembre 2007 | 12:37Sei gay? Vieni da noi, ti curiamo
Diario di sei mesi in terapia…
27 Dicembre 2007 | 12:00Domenica 23 dicembre 2007
Liberazione
“La strada verso la mia presunta salvezza comincia con un incontro per definire tempi e modi del mio ingresso in un gruppo terapeutico per guarire dall’omosessualit�…
[…] settimana fa un reportage su Liberazione portava alla ribaltà una realtà che molti pensavano sepolta: quella dei “guaritori” […]
9 Gennaio 2008 | 06:51«Il presidente dell’Arcigay ascolti i miei pazienti»
29 Gennaio 2008 | 10:19Articolo pubblicato su Avvenire del 10 gennaio 2008-01-10 di Tonino Cantelmi
Difficile non condividere quanto recentemente affermato dal presidente nazionale dell’Ordine degli psicologi Giuseppe Luigi Palma, che invoca il rispetto per i codici valoriali dei pazienti che consultano uno psicoterapeuta e pone un altolà a discriminazioni di ogni genere. Difficile però leggere questo a senso unico e titolare, come fa Liberazione, «l’Ordine degli psicologi condanna Cantelmi» (e invece fa solo un comunicato che ribadisce alcuni principi a mio parere indiscutibili). Al di là dell’attacco strumentale e dal tono chiaramente intimidatorio, non avrei difficoltà neanche a sottoscrivere quello che afferma Mancuso, presidente dell’Arcigay, che in un altro precedente editoriale terminava anche con un passaggio omeletico in cui ricordava a me la misericordia di Dio. Il fatto: una presunta inchiesta di Liberazione riportava la vicenda di un giornalista che mi chiede, sotto mentite spoglie, aiuto e che poi strilla che quel medico cattolico e clericale lo voleva ‘curare’. Inchiesta smentita nel dettaglio, grossolana, incompleta, strumentale. Da ciò nasce il caso, montato ad arte: esistono in Italia reti clandestine (davvero?) cattoliche di terapeuti che fanno terapie forzate ai gay. È inutile smentire ancora, si rischia di essere ripetitivi. Intanto riparte il tam tam mediatico con blog, siti, agenzie, ecc… Rinuncio a ristabilire la verità, ma raccolgo l’invito di Mancuso ad una discussione (pacata e serena mi auguro). E allora: quali sono i temi in gioco? Anche se ritengo che discussioni più tecniche vadano rimandate nelle sedi appropriate (quelle del dibattito scientifico), provo a semplificare, sperando che nessuno voglia strumentalizzare quello che dico.
Primo: nessuna terapia ‘riparativa’. Da tempo sostengo che il termine ‘riparativa’ sia ideologico, come quello ‘affermativa’. Esiste la terapia, secondo modelli convalidati scientificamente, ed esiste la domanda di psicoterapia. Esiste il lavoro di decodifica del terapeuta ed esiste il consenso del paziente. Si può discutere di questo?
Secondo: nessuna diagnosi di omosessualità. Questo non vuol dire non prendere in esame quella che l’ICD-X (cioè il sistema di classificazione ufficiale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità) chiama ’sessualità egodistonica’ e la comprende nella categoria ‘Psychological and behavioural disorders associated with sexual development and orientation’. Attenzione! L’ICD-X (il più ufficiale e recente sistema di classificazione) chiarisce che ciò vale per tutti: eterosessuali ed omosessuali e specifica che «l’orientamento sessuale da solo non riguarda questo disturbo». Sottoscrivo e credo che questo possa mettere a tacere ogni speculazione. Nessuna omofobia. Vogliamo mettere in discussione l’ICD-X? Si può fare, attiene alla ricerca scientifica, ma al momento questa è la posizione ufficiale dell’OMS.
Terzo: rispetto dei codici valoriali del paziente. Ottimo, ma anche questo vale per tutti. Che debbo rispondere alla lettera di denuncia che proprio oggi mi giunge da un uomo della Basilicata che si dice ‘violentato’ perché il suo terapeuta lo pressa per la separazione coniugale che invece contrasta con i suoi valori più profondi? Ne vogliamo parlare? Davvero nessuno ha mai preso in esame le lamentele di pazienti che aderiscono con convinzione a movimenti ecclesiali e che sono profondamente turbati da terapeuti che non rispettano il loro codice valoriale?
Quarto: la presunta neutralità del terapeuta. Innumerevoli studi metodologici ed epistemologici dimostrano che il terapeuta non è neutrale. Sostenerne la neutralità è semplicemente antiscientifico. E allora: non è forse più etico (ma direi semplicemente onesto) dichiarare le premesse antropologiche ed i presupposti epistemologici che sono dietro ogni modello terapeutico? Questo mi sembra un punto su cui debba essere promossa in Italia una ricerca autentica.
E infine: è vero, ho invitato Mancuso a passare con me una settimana, nel mio studio, per verificare se sia stato giusto prestarsi ad una operazione mediatica di linciaggio così, a mio parere, ingiusta. Rinnovo l’invito e alzo il tiro: potrà accedere, con il permesso dei pazienti, all’agenda degli appuntamenti, allo scambio di mail, alle innumerevoli telefonate, agli sguardi ed alle sofferenze dei pazienti stessi, insomma a tutto il lavoro svolto.
[…] assoluto sul testo, eppure se n’è già parlato troppo. Si mormora infatti che Luca di Tolve, ex-gay guarito dalle teorie riparative di Joseph Nicolosi, sarebbe il Luca […]
25 Dicembre 2008 | 08:18[…] anche qualcosa in più della sua esperienza personale (che somiglia incredibilmente a quella di Luca Di Tolve e che è filtrata all’interno della canzone) e del suo periodo gay e delle teorie di Joseph […]
21 Gennaio 2009 | 09:03[…] anche qualcosa in più della sua esperienza personale (che somiglia incredibilmente a quella di Luca Di Tolve e che è filtrata all’interno della canzone) e del suo periodo gay e delle teorie di Joseph […]
21 Gennaio 2009 | 09:41