De Magistris: “Napoli è avanti”
napoli. movimento. pacs. intervistescritto da carmineu | 25 Marzo 2012 | condividi su facebook
Nei primi commenti dopo l’approvazione lei ha citato l’Articolo 3 della Costituzione, che la comunità lgbt ha negli anni più volte invocato. Che rappresenta per lei il Registro?
Io credo che il Comune di Napoli ha scritto una pagina di civiltà giuridica e di attuazione della Costituzione supplendo anche alle inerzie di chi per anni ha governato ed è rimasto seduto tra gli scranni del parlamento, e non è un caso che io da Sindaco abbia mantenuto la delega alla difesa ed all’attuazione della Costituzione. E’ compito del Parlamento portare avanti i principi costituzionali ma direi compito di ogni cittadino. L’articolo 3 è ben lungi dall’essere approvato. Lo vediamo dalle vicende di cronaca, sui diritti civili, sulle questioni delle distinzioni di razza, ancora molto forti, così come l’uguaglianza di fronte alla legge che è sancita in modo pomposo e simbolico ma questo non sempre corrisponde alla realtà.
Lei è stato parlamentare europeo. L’Italia è di fatto sorda alle raccomandazioni che dal 1994 provengono da Strasburgo, e per le libertà civili pare più vicina ai paesi dell’Est Europeo che a quelli occidentali. In che modo è possibile far in modo che i cittadini abbiano gli stessi diritti in ogni stato dell’Unione?
Conosco molto bene la legislazione europea, le direttive e le raccomandazioni, sono stato presidente di commissione e mi sono occupato proprio delle tematiche anche connesse alle libertà civili. Non c’è dubbio che l’Italia sia stata surclassata da un partito che si chiamava Popolo delle Libertà, che a dispetto del fatto di portare il termine “libertà” nel nome, in tema di libertà civili ha mostrato arretratezza rispetto alla Francia, alla Danimarca, all’Olanda, a alla stessa Germania. Per questo penso che qui abbiamo colmato un vuoto e ci siamo allineati non solo alla Costituzione Repubblicana ma anche alle direttive del Parlamento Europeo e dell’Unione Europea.
De Magistris non ha avuto problemi a partecipare al Gay Pride, a differenza di altri sindaci di sinistra come Pisapia che ha mandato rappresentanti. Molti politici hanno problemi anche solo a pronunciare la parola omosessuale. Per quale motivo secondo lei?
Io credo invece che sia molto importante metterci la faccia. Su questi argomenti trovi spesso una condivisione allargata quando ne discuti in un salotto privato, con i tuoi amici, in un ufficio, ma le vere svolte si hanno quando ci si schiera apertamente. Questo non solo per coerenza politica ma per vincere le lotte di civiltà in cui credi. Nella vita, fin da ragazzo, poi anche da magistrato e da parlamentare europeo, oggi da sindaco, mi sono sempre schierato pur essendo consapevole che alcune scelte possono dividere o far perdere un consenso elettorale in determinate aree. Ma a me non interessa. La politica è l’istituzione per eccellenza, ci si mette in prima linea, pubblicamente. In quel mondo cosiddetto progressista si registra una difficoltà sulle questioni che riguardano le libertà civili.
Ecco, sulle libertà civili, alle esternazioni delle gerarchie cattoliche spesso violente, non segue alcuna risposta, ed anche nel centro-sinistra c’è stato in passato un atteggiamento di sottomissione. Come porteremo a livello nazionale il dibattito sui diritti civili?
Scattano valutazioni di opportunismo politico, come in alcune circostanze recenti e importanti, e da parte di alcuni settori del centro sinistra una certa sudditanza nei confronti delle gerarchie ecclesiastiche. Per questo sostengo da tempo, tenendo conto degli argomenti di cui stiamo parlando, che nel paese si deve costruire una alternativa seria, culturale, sociale, economica e politica, non solo a Berlusconi, ma al berlusconismo e a quelle proposte di alternativa più di facciata che di sostanza, compreso l’attuale governo, dove si trovano tutti d’accordo. Nel paese queste idee innovative radicali, costituzionali, profonde sono la maggioranza, ecco perché io sono fiducioso nel futuro. Nei poteri e nei luoghi istituzionali siamo minoranza, ma nel paese questi temi rappresentano il consenso maggioritario da tempo. Per questo bisogna lavorare per trasformare queste istanze e questi valori da maggioranza nel paese a maggioranza nelle istituzioni.
Il Registro è un passo importante ma molte città europee come Londra o Madrid, e nel mediterraneo Barcellona, hanno incluso nei piani urbanistici la comunità lgbt facilitando il rilancio economico e sociale di quartieri più disagiati. E’ possibile pensare a Napoli una cosa del genere?
Certo. Infatti questi nostre delibere non sono solo simboliche o politiche, ma fortemente politiche, costituzionali, ed avranno ricadute evidenti nella direzione che dice. E’ auspicabile la partecipazione democratica in un percorso di valorizzazione della città. Credo molto in questo perché credo che le città saranno protagoniste in Europa con ricadute importanti in termini di diritti, perché noi pensiamo ad esempio che nella partecipazione a bandi per l’assegnazione di alloggi ci sarà una voce che riguarda le coppie non sposate, di fatto, civili, coppie omosessuali. Ci troviamo di fronte ad una delibera che ha ricadute importanti di partecipazione a progetti della città, per ottenere in affido parte del patrimonio immobiliare disponibile, ecc.
Come vede Napoli tra 40 anni?
Ho ben chiara la città che voglio costruire. Sto tornando proprio da Barcellona, dove ho incontrato il sindaco, la comunità di italiani, il mondo dell’arte, e la Napoli che vorrei è questa, una città gioiosa. Dove si sta bene, che attrae persone che vengono per vivere e per trascorrere emozioni. Penso ad una città con un grande ruolo internazionale, come è stato prima dell’unità di Italia, sicuramente capitale del Mediterraneo, in cui realizzare la contaminazione delle culture, la realizzazione dei diritti, una Napoli in cui la sicurezza sarà data dai cittadini nelle strade e non dagli atteggiamenti securitari di altre metropoli del mondo. Penso alla valorizzazione del mare, delle botteghe antiche, con pedoni, biciclette, infrastrutture in ferro. Una città che è ben chiara, e che realizzeremo con cinque-dieci anni di governo.
Se uno dei suoi figli le dicesse di avere un progetto di vita con un uomo come la prenderebbe?
La prenderei bene, con normalità. Ecco, a me la cosa che ha dato più fastidio ai margini del dibattito sul registro è che questo tema viene visto con scetticismo, lontananza, come se fosse un problema di sessualità. Io invece penso che siano scelte di vita e di amore. Ad esempio oggi vorrei parlare del perché la famiglia tradizionale è in crisi, e in famiglie che si presentano all’apparenza in modo impeccabile, si consumano nelle mura domestiche tante violenze morali e fisiche. Tornando alla domanda credo che la prenderei bene perché per me è importante che ci siano scelte di amore, di solidarietà, di fratellanza e di condivisione. Ecco perché prendo serenamente l’argomento di cui stiamo parlando.
Qual è lo step successivo?
Le iniziative sulle libertà civili sono davvero tante, la prossima che faremo è una delibera sulla cittadinanza onoraria ma non solo simbolica ai figli immigrati che nascono nella nostra città andando a sopperire un’altra lacuna del nostro parlamento. Consegneremo loro una carta dei diritti per la città, ed il cittadino immigrato che nasce qui avrà diritti come se fosse figlio di napoletani, di italiani. Cancelleremo un’altra vergogna e faremo un altro passo in avanti rispetto all’articolo 3 della Costituzione.
foto: arcigay napoli
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