“Il caso Braibanti” | L’italia non ricorda
attualitàscritto da napoligaypress | 20 Marzo 2012 | condividi su facebook
“L’Italia non ricorda”, è una delle prime battute che ho dato ad Aldo Braibanti, nel testo a lui dedicato. Quando mi sono imbattuto nel caso Braibanti, mi è infatti sembrato singolare che di una pagina altamente istruttiva della nostra storia si parlasse così poco, e che fosse ricordata solo dai più adulti o dagli studiosi.
Per fortuna internet ha reso disponibili documenti interessanti, e prezioso è stato per me il saggio di Gabriele Ferluga, “Il processo Braibanti”. Poco o niente c’è nel testo teatrale, infatti, che non provenga direttamente dagli atti del processo, o da articoli di giornale con interviste ai protagonisti o commenti che intellettuali ed artisti hanno riservato alla discussa sentenza. Le lettere di Braibanti alla madre sono originali, e la poesia finale è dell’autore. Questa volta non ho voluto “inventare”: mi sembrava che si dovesse trovare solo il giusto tono, un equilibrio tra satira di costume e dramma psicologico, per tenere insieme le parole degli avvocati – così violente – insieme alle loro tesi – così ridicole. Sono a tratti divertenti gli interrogatori e le arringhe, mentre sono agghiaccianti le dichiarazioni omofobiche dei cosiddetti “periti”. Per non parlare delle cartelle cliniche firmate dagli “specialisti in malattie nervose” delle cliniche dove fu rinchiuso il giovane Giovanni Sanfratello.
La mia conclusione è che il processo Braibanti fu una vicenda medioevale. Nel ’68, mentre il mondo si trasformava in un luogo meno repressivo, in Italia bastò una “cricca” di avvocati, di psichiatri e di preti, per trasformare una storia d’amore in un “Romeo e Giulietta” omosessuale, in cui i padri per punire i figli non esitano a denunciarli per “plagio” o a sottoporli a coma insulinici ed elettrochoc. E, se ancora oggi nel nostro Paese le stesse cricche politiche, reazionarie e ipocritamente bigotte, si oppongono a una seria legge contro l’omofobia o alle unioni civili per i gay, vuol dire che il caso Braibanti non è una pagina del passato ma storia presente che può e deve, ancora, farci indignare.
Massimiliano Palmese
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3 commenti
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[…] Per fortuna internet ha reso disponibili documenti interessanti, e prezioso è stato per me il saggio di Gabriele Ferluga, “Il processo Braibanti”. Poco o niente c’è nel testo teatrale, infatti, che non provenga direttamente dagli atti del processo, o da articoli di giornale con interviste ai protagonisti o commenti che intellettuali ed artisti hanno riservato alla discussa sentenza. Le lettere di Braibanti alla madre sono originali, e la poesia finale è dell’autore. Questa volta non ho voluto “inventare”: mi sembrava che si dovesse trovare solo il giusto tono, un equilibrio tra satira di costume e dramma psicologico, per tenere insieme le parole degli avvocati – così violente – insieme alle loro tesi – così ridicole. Sono a tratti divertenti gli interrogatori e le arringhe, mentre sono agghiaccianti le dichiarazioni omofobiche dei cosiddetti “periti”. Per non parlare delle cartelle cliniche firmate dagli “specialisti in malattie nervose” delle cliniche dove fu rinchiuso il giovane Giovanni Sanfratello. (more…) […]
20 Marzo 2012 | 18:22“Il caso Braibanti” | L’italia non ricorda
“Il caso Braibanti” di Massimiliano Palmese per la regia di Giuseppe Marini (prodotto da Fondazione Salerno Contemporanea e Teatro Stabile d’innovazione in collaborazione con Napoligaypress.it) sarà in scena alla Sala Assoli di Napoli dal 20 al …
21 Marzo 2012 | 09:18UN ORRIBILE DOLORE:
In Italia il sistema sanitario nazionale considera ancora l’omosessualità una patologia, codice 208.3, “da indicare anche quando non si intenda procedere a terapia” (nota del Ministero alla Sanità) oppure a vostra scelta 302.0 “Omosessualità Egodistonica”…
ed io sono uno psichiatra !
23 Marzo 2012 | 08:15