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“Qualsiasi cosa accada, resteró con i miei ragazzi”.

A dirlo è don Gelmini, fondatore della Comunità Incontro, a Papa Benedetto XVI, alla vigilia della chiusura dell’inchiesta per violenze sessuali.
Entro pochi giorni, infatti, dovrebbero venire depositati tutti gli atti raccolti a dimostrazione che il sacerdote avrebbe effettivamente molestato alcuni tossicodipendenti. Il Vaticano ha spiegato che, nel caso in cui ci sarà un riscontro e dunque un rinvio a giudizio, don Gelmini dovrà abbandonare le sue comunità.

A un passo dalla chiusura dell’indagine della Procura di Terni, Don Perino Gelmini ha quindi scritto al papa una “furbissima” lettera:

«Chiedo di essere ridotto allo stato di laico e di poter restare accanto ai ragazzi della comunità, qualsiasi cosa accada».

Il riferimento, scontato, è alla richiesta di rinvio a giudizio, ormai molto probabile, per le molestie sessuali denunciate da molti dei ragazzi ascoltati dai magistrati umbri. Insomma, il discusso prete lombardo gioca l’ultima carta per smarcarsi da un’indagine sempre più stringente e per superare così il veto del Vaticano che auspicherebbe le dimissioni di don Gelmini in caso di rinvio a giudizio.

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