artuexlAl cinema Modernissimo di Napoli lo scorso weekend è stato proiettato il lungometraggio Artù, centrato sulla storia di un bambino con due mamme, e già presentato con successo alla 64ma Mostra del Cinema di Venezia lo scorso settembre (nell’ambito della Mostra Mercato).

Il film dura poco meno di un’ora ed è girato tutto in digitale. Prodotto dalla milanese Vulcano produzioni, distribuito da Stella film, per la regia di Raffaele Piscitelli ha le musiche originali di Roberto Olzer. Il trailer del film, insieme agli altri del regista Piscitelli, si possono guardare sulla pagina MySpace del regista.

Alla prima napoletana di sabato scorso erano presenti nella saletta Videodrome la sceneggiatrice, Barbara Risi, con le protagoniste Tiziana Tirritto, Marina Toppetti, Cristina Casale. Abbiamo rivolto per l’occasione alcune domande a Barbara Risi per i lettori di napoligaypress.it

Da dove nasce l’idea del film?

Nasce da un caso e da una esigenza.
Il caso è la libreria Babele di Milano, che dopo aver cambiato gestione lanciò l’idea di un concorso per soggetti inediti e sceneggiature, per fare film che affrontassero tematiche originali legate ai suoi argomenti (la Babele è una storica libreria gay, ndr). Ricevetti questa notizia da mia sorella che vive a Milano e pensai subito che questa tematica mi stava molto a cuore. Mi buttai subito in questo progetto.

E c’è poi una esigenza forte, personale, di raccontare certe storie. Artù affronta storie di bambini che sono compresi in un nucleo familiare che non è composto da una mamma e da un papà, ma da due mamme o da due papà, o a volte in maniera anche casuale. Sono bambini felici che non vengono tutelati dalla legge e non si sa per quale motivo. Dovendo scrivere un film a tematica omosessuale ho pensato anche agli aspetti legati all’attualità. E a quanto il nostro apese sa essere così poco civile.

Ho scritto scoggetto e sceneggiatura e l’ho presentata alla libreria che mi ha messo in contatto con Raffaele Piscitelli, un regista che ha grande coraggio ad affrontare una tematica simile in Italia, dove ti lasciano soli e ci sono tante difficoltà in più a parlare di queste cose.
Insieme abbiamo deciso di farla. E abbiamo preso a muso duro la cosa, abbiamo detto vogliamo farla e la faremo.

Tu parli anche di una motivazione personale, ha influito qualcosa essere sorella minore di Antonella Risi, attivista per i diritti delle persone omosessuali che fu tra le fondatrici di Arcilesbica a Napoli?

Sono molto orgogliosa di avere una sorella come Antonella, ma il riferimento personale è anche agli amici. Per caso ho molti amici gay, professionisti con cui collaboro o amici con cui ho studiato insieme. E’ lesbica la mia migliore amica, Chiara Cavina, con la quale ho convissuto per tanto tempo, e condiviso parte della mia vita. Lei è psicoterapeuta e consulente di diverse istituzioni proprio nell’argomento della omogenitorialità e nella legislazione che tutela i bambini, e ci ha seguito nell’affrontare questo argomento.

Il caso mi ha portato a conoscere delle realtà e forse per questo, per questa mia formazione, un giorno mi sono ritrovata a ragionarci a voce alta, a ragionare d’amore a voce alta, e ho voluto dire che in alcune cose trovo terribilmente incivile questo paese, di una inciviltà trasversale.

Trasversale nel senso che c’entrano anche oltre le lesbiche e i gay, anche le donne, ed altre cittadinanze?

C’entra tutto, il nostro paese dovrebbe interrogarsi su tante cose, sul fatto che sei parte della società civile in tutti i discorsi tranne che per qualche caso, per il quale, anche se paghi le tasse, chissà per quale motivo sei messo al bando. Ecco il motivo di questo mi sfugge. E penso che non è civile un paese che non è capace di comprendere l’essere umano in quanto essere umano, nella sua umanità.

Tu sei di origini napoletane e Raffaele Piscitelli è di Bari. Il luogo comune vuole che se l’Italia è un passo indietro in Europa, il Sud è un passo indietro rispetto all’Italia. Quale è la tua opinione in proposito?

Ho vissuto in diverse città e devo dire che occorrerebbe considerare diversi aspetti, diversi ma alla fine tutti uguali. Più che Sud siamo indietro come Italia per tante cose. Ad esempio Raffaele ha fatto un altro film, Il colore del silenzio, che parla dello sterminio degli omosessuali nei campi di concentramento, presentato anche questo a Venezia, e posso dirti che è stato difficile far conoscere questo film.

Partendo da Il colore del silenzio, che tratta di un fatto storico dramatico in maniera originale, vorrei chiederti come è stato l’incontro con Raffaele Piscitelli per un film di genere così diverso come è Artù.

E’ stato uno strano incontro, strano sicuramente per tutti e due. Ma è stato bello lavorare insieme, anche se abbiamo dovuto stringere un po’ la cinghia, essendo la nostra una produzione a budget limitato. Lui ha deciso di fare questo film, ha voluto fare questo film. Si è creata una intesa tra noi, lui mi ha detto non capisco alcune cose che riguardano certi meccanismi ma rispetto e voglio fare Artù perché ha un’anima sua. Artù è vero, è un po’ fuori dal suo stile, ma penso che lui ha guardato con gli occhi del padre che è e con gli occhi del bambino che è stato, alla Saint Expuery, hai presente il Piccolo Principe ?
Abbiamo fatto questo film mettendo da parte noi e ponendo al centro i bambini, questo è un film sui bambini.

Quali sono i tuoi prossimi progetti?

Ci sono tanti progetti all’orizzonte, anche grazie ad Artù che è stato presentato a Venezia ed è stato così bene accolto qui a Napoli.
Ho bisogno di parlare, in un paese in cui così facilmente tappano le bocche.
Un grande aiuto lo trovo grazie al digitale grazie al quale ho potuto produrre alcuni cortometraggi, ed alcuni sono stati premiati. Uno di essi è stato fatto con Guido Micheli che vorrei ricordare perché non c’è più. Ora sono qui a Napoli per un incontro per un cortometraggio con attori napoletani molto famosi… si tratta di un bel progetto…

Ci incuriosisci. Puoi darci qualche anticipazione ? Che storia racconterai?

Posso dire per ora che si tratta di una favola, ambientata a Napoli, che parte da qui ma arriva lontano, diciamo così. E’ basata su un vissuto vero e tratta da un libro. Di più non posso dire, ma magari ci risentiamo tra un qualche mese e vi dirò.

Grazie e in bocca al lupo

Crepi il lupo ! E un saluto ai lettori di napoligaypress

nella foto: da sinistra Tiziana Tirrito e Cristina Casale, attrici, con Barbara Risi, sceneggiatrice

Segnala questa notizia su ZicZac! Upnews.it | trackback