kiko2Incontriamo per i lettori di Napoligaypress, Kikò (nome d’arte di Gaetano De Vincenzo) presidente dell’associazione Worrybeads, compagnia teatrale ed associazione di volontariato, attiva nella sensibilizzazione alle tematiche sociali. La compagnia ha un manifesto (o più “visivamente”, poster) ed è quest’anno alla seconda edizione di -Parla!- Festival di Arti applicate al Sociale, la cui scorsa edizione ebbe luogo al N.T.N. Nuovo Teatro Nuovo di Napoli.

Come nasce questa compagnia?

E’ stato formata quattro anni fa da una idea per uno spettacolo che si intitola “Follia”, un lavoro sul sociale. Al momento è composto da molti artisti, alcuni dei quali si sono formati con me.

Chi è Kikò?

Ho 29 anni, sono attore ed autore, napoletano. Mi sono diplomato all’Accademia delle Belle Arti, e faccio teatro da quando avevo 16 anni. Insegno attività circensi al Chiaradanza di Mergellina.

Quindi in ogni spettacolo che organizza ci sono acrobatiche?

Dipende dallo spettacolo. Lo spettacolo sulla follia, che si intitola “Brandelli”, aveva anche attività circensi, e fu molto apprezzato anche per questo, tanto da essere selezionato nel 2005 per la “Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa e del Mediterraneo“. Lo spettacolo che abbiamo preparato per il festival invece no. Sono spettacoli che mettono insieme molte arti, sono molto “cinematografici”.

Quando penso alle attività circensi applicate al teatro mi viene da pensare al Cirque du soleil, il vostro lavoro vi si ispira?

Non proprio. Il nostro lavoro è molto ancorato alla prosa ed il testo è fondamentale, è più cinematografico, alla Peter Brook. Il movimento è naturale. Al posto delle scenografie mettiamo allestimenti di foto a tema, con quadri. E lo spettatore viene accompagnato dall’inizio alla fine, entra con gli attori già presenti, le opere e le scenografie. E siamo molto attenti ai temi sociali. Ad esempio, lavorai con un gruppo di pazienti che avevanmo problemi psichiatrici in cura presso un presidio della ASL Napoli 1. Alcuni erano in cura da tanti anni, da quando esistevano i vecchi manicomi, altri che avevano le più diverse problematiche mentali. Con un amico regista lavorammo ad un testo, e da lì mi venne in mente di scrivere uno spettacolo sulla follia. Abbiamo rappresentato anche un’opera di Oscar Wilde, ed anche uno sull’anoressia, che aveva anche contenuti autobiografici. Io stesso ho sofferto di questo problema.

Poi ha incontrato Christian Pinzarrone, presidente dell’Associazione Trans Anthias di Napoli

Ebbi il numero di Christian dalla presidentessa di Arcilesbica, ma per contrattempi non l’ho mai chiamato. Ci conoscemmo sul pullman organizzato dall’Arcigay di Napoli per andare al gay pride di Roma. Con lui abbiamo pensato di organizzare qualcosa sull’identità di genere, visto che anche io, come penso molti gay, ho attraversato un periodo in cui avevo problemi con la mia identità di genere.

Parliamo di questo. Per la prossima edizione del festival sta cercando di organizzare un laboratorio teatrale con persone transgender ed anche gay

Il laboratorio dovrebbe partire il 21 ed è finalizzato ad una performance, se viene, uno spettacolo. I ragazzi che partecipano saranno trans, omosessuali, lesbiche, chi ha problematiche di genere e di orientamento.

Immagino sia benvenuto anche non ha problematiche di accettazione

Certo, anche chi si è accettato. A me piacerebbe che non divenisse un ghetto, il tema è sull’ orientamento sessuale e la consapevolezza della propria identità di genere. Una cosa è l’orientamento ed una cosa è l’identità di genere, ma io parto anche dalla mia esperienza. C’è stato un momento in cui credevo di essere donna ma in realtà ero omosessuale. Io penso che questo momento lo vivano in molti, nella nostra società ed in una città come la nostra che non dà modelli o li dà sbagliati. Un momento in cui pensi di essere del sesso sbagliato invece sei uno che ha semplicemente un orientamento omosessuale.

Che storia racconta lo spettacolo?

I personaggi sono quattro. Un transessuale, una lesbica, un gay, ed un etero, che si incontrano per festeggiare il cambiamento di sesso di un loro amico, diventata donna. Si incontrano in un week end in cui succederanno varie cose fino ad un finale a sorpresa che non rivelo.

Puo dirci solo se è tragico?

Il finale non è completamente positivo, è una riflessione. Ma preciso che il dramma va oltre le identità dei personaggi, ovvero l’essere omosessuali o transessuali c’entra poco. Al testo stiamo lavorando molto e chi verrà a vederlo non resterà deluso. Giuro!

Gli attori che saranno scelti avranno la stessa identità sessuale dei personaggi?

Il personaggio della donna lesbica sarà fatta da una ragazza eterosessuale, io farò la parte dell’omosessuale. Per il personaggio transessuale vorrei trovare una persona transessuale, anche perché l’alternativa sarebbe una attrice bravissima che fa un lavoro pazzesco su se stessa. Ma non ci saremmo con i tempi.

Dove si svolgerà il laboratorio?

Gli incontri del laboratorio si svolgeranno all’Arcigay di Napoli, che ci ha offerto gli spazi. Gli incontri per lo spettacolo in spazi privati. Approfitto per lanciare un appello ai lettori di Napoligaypress: cerchiamo una persona transessuale per lo spettacolo.

Tutte le info sul sito theworrybeads.it

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