bisexSimona, l’anima bisessuale di GayToday si chiede che fine abbia fatto la B dell’acronimo LGBT.

La condizione dei bisessuali, al di là dell’orientamento sessuale vero e proprio, è quasi una condizione di confine se non di inesistenza. Vittima di pregiudizio all’interno di una minoranza (in cui spesso si afferma candidamente che “i bisessuali non esistono”), i bisessuali sono la minoranza all’interno di una minoranza. Discriminati al quadrato.

E’ vero che il bisessualismo è spesso un limbo in cui finiscono tante situazioni che hanno in realtà poco a che fare con l’orientamento sessuale. Bisessuale si definisce colui che, omosessuale fino al midollo, non vuole essere associato alla “checca isterica” perchè se leggo bisessuale su un profilo on-line penso ad un bel maschione e non alla classica passiva. Bisessuale si definisce chi è incapace di ammettere la propria omosessualità, conducendo spesso una vita di faccia “normale” (moglie, figli) sollazzandosi nottetempo con il ragazzino di turno (al cui pensiero si rivolge anche nel talamo nuziale).

Il bisessualismo comunemente inteso è spesso il ripiego, una versione soft dell’omosessualità. Omosessualità in pillole. Ricovero per omosessuali che mal si accettano.

Simona fa notare come i punti di vista cambiano, e anche di molto, le cose: persona confusa oppure persona aperta a varie esperienze o, addirittura, “personaggio” di passaggio (un transgender dell’orientamento…). Il bisessuale, (ancora) questo sconosciuto.

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