troia’s discount: intervista a stefano ricciAbbiamo incontrato, in esclusiva per i lettori di NapoliGayPress, Stefano Ricci, 37enne romano, autore con Gianni Forte di Troia’s Discount, in una pausa delle prove dell’atteso spettacolo in scena al Nuovo Teatro Nuovo da martedì 8 aprile.

Quale storia racconta Troia’s Discount ?

Racconta la notte brava di due teppistelli di una periferia, di qualunque periferia urbana, che vengono investiti del potere di incendiare un centro commerciale in mano alla mafia russa. Durante questa notte al fuilmicotone e le disavventure che ne seguono i due scoprono un sentimento amoroso che li unisce e che da un senso alle loro vite, fino a quel momento ordinarie.

In che modo è narrata la storia ?

Oltre a raccontare una storia con personaggi, come travestiti e cassiere frustrate, che ruotano intorno alla vicenda, Troia’s Discount nasce da una ricerca nella vita di tutti i giorni, il risultato ha poco a che vedere con la recitazione e molto con l’esigenza di stare in scena, con il bisogno di andare oltre la convenziome, senza fermarsi alla superficie, oltre i contenitori, e la superficialità che caratterizzano la nostra epoca. Questo è il senso di tutto e non è un caso che gli attori stessi sono ventenni.

Il racconto è ambientato in un supermercato, simbolo della società delle merci, che come l’antica città di cui porta il nome, finirà distrutto. I protagonisti, insieme ai personaggi minori, hanno il nome di personaggi mitici. Sono numerosi nel testo i riferimenti colti.

Ricerchiamo nel quotidiano i barlumi di una eroicità.
In un contesto in cui siamo appiattiti dall’immagine ed abituati in qualche modo a lasciarci vivere, dobbiamo cercare di recuperare, con la forza della fantasia e scoprendo sentimenti nuovi, la nostra dignità: ecco perchè Eurialo e Niso, come i protagonisti del canto dell’Eneide di Virgilio. Dietro l’apparente maschera classica, l’ambientazione affonda però nell’oggi, per raccontarne il disagio e capire che anche dietro delle esistenze ordinarie si nasconde la grandezza. In questo caso l’eroicità e la forza del sentimento che unisce i due protagonisti compone un’alone tragico che li fa diventare dei supereroi.

Ed il passaggio al mito avviene attraverso l’amore.

Quando scopri un sentimento così ossigenante,- uso questo termine perchè penso proprio ad un respiro -, trovi un senso. Anche se vai contro qualcosa, contro un sentire comune. Non percepisci nessun valore trasgressivo, perchè tutto poi lo vivi in maniera normale. Ma quando lo scopri ti dà il senso dell’esistenza, la percezione di stare con i piedi per terra e non “pattinare” come siamo abituati a fare oggi.

Con due ragazzi di vita ed un finale tragico non c’è il rischio di ricadere nel cliché dell’omosessualità rappresentata come devianza ?

Più che di omosessualità qui si parla di amore, con l’iniziale maiuscola. Non nel senso di stare mano nella mano o ricalcare stereotipi borghesi, racconto la scoperta ed il coraggio dei propri sentimenti, nello scartare la confezione per vedere quello che c’è dentro.
Chi se ne frega dei binari in cui continuano a metterci e vogliono metterci, sotto tutti i punti di vista, non solo sentimentali. Chi se ne frega, nel momento in cui hai la capacità di aprire gli occhi. Tutto quello che succede ci dà una forza enorme, mostruosa. E’ la forza di un sentimento, e va bene sempre, anche quando la scelta è indirizzata verso una persona del tuo stesso sesso.

Nel caso dello spettacolo è vero che loro perdono la vita ma in una struttura scenica che alla fine non dà importanza a come finisce ma a cosa si conquista.

Come mai il debutto al Nuovo Teatro Nuovo di Napoli ?

Il Nuovo Teatro Nuovo, con cui abbiamo già collaborato, da sempre si occupa della nuova drammaturgia contemporanea, ha voluto scommetere sul testo e sul nostro modo di affrontare il lavoro, che in scena è molto fisico, emotivo, molto concreto, anche con scene violente. E ce lo ha prodotto. Va da sè che il debutto debba avvenire qui. Anche se avevamo avuto due anteprime ad Asti e ad Andria, al festival di Castel dei Mondi, dove da due anni io e il mio gruppo abbiamo una residenza artistica, in uno spazio in cui ci sono delle persone che ci permettono di lavorare come vogliamo.

Stefano Ricci e Gianni Forte, gli autori di Troia’s Discount, sono una coppia nel lavoro ed anche nella vita ?

No siamo solo una coppia artistica, non ci sopporteremo nella vita e preferiamo tenere i compartimenti ben stagni.

Quali sono i vostri riferimenti ?

Facciamo spettacoli in spazi non teatrali, in cucine o garage e portiamo il pubblico lì. Portiamo il teatro fuori dai teatri. Non so dirti quali sono le fonti precise di ispirazione poichè siamo veramente onnivori. Sia io che Gianni Forte, con cui scrivo, guardiamo ed ascoltiamo tutto.

Posso dirti che se da una parte c’è un lavoro ed una ricerca sul linguaggio, approccio ad una lingua che è mediata non da modelli pratelevisivi ma ad una ricostruzione linguistica dall’altra parte c’è una attenzione a tutte le arti performative e di immagine, guardiamo tutto a 360 gradi e quello che esce fuori è filtrato dall’urgenza del progetto a cui applichiamo determinati sguardi, il tentativo è quello di raccontare qualcosa con le unghie aggrappate al quotidiano e qualunque mezzo o dinamica racconti meglio queste sensazioni lo utilizziamo.

Come è possibile realizzare tutto questo in un paese che in ambito artistico pare così poco ricettivo e vitale ?

Si fa con fatica. Nel momento in cui ti senti libero di poterti esprimere questa libertà si paga sempre, a livello artistico o a livello sentimentale. Noi cerchiamo di raccontare le cose nella maniera in cui aderisce meglio alla nostra pelle, come tutte le cose a volte ci riesci di più a volte di meno. Ma ne vale sempre la pena.
Noi facciamo un tipo di teatro che ha difficoltà a trovare i giusti spazi, ed ha bisogno sempre di questo girone di persone che ci proteggono tipo WWF, ma crediamo che sia l’unica ragione per noi che scriviamo, che mettiamo in scena certi testi sia per degli interpreti che lavorano ad un teatro non convenzionale, che non è il teatro borghese.

Ed immagino avete spettatori che non sono soliti guardare la TV e capaci di fare scelte critiche.

Ero convinto anche io che il nostro pubblico fosse quello che non guarda la TV, in verità poi ho dovuto ricredermi quando abbiamo fatto spettacoli in festival di teatro contemporaneo, al quale affluiscono persone che non sono così strutturate dal punto di vista culturale. All’inizio arrivano un po’ perplessi, perchè si rendono conto che entrano in una foresta di segni un po’ diversa, ma restano coinvolti alla stregua di quelli che sono abituati a vedere un certo tipo di teatro, e questo quando succede mi rende particolarmentre felice perchè ti rendi conto che basta veramente poco per comunicare. Non c’è bisogno di drappi nè di cose borghesi nè di concetti “alti”, ma bisogna essere schietti e sinceri rispetto al percorso che stai facendo: il messaggio arriva sempre.

“Troia’s Discount” sarà in scena al Nuovo Teatro Nuovo fino al 13 aprile. Da giovedì a domenica i lettori di NapoliGayPress potranno acquistare i biglietti a prezzo ridotto.

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