india friendlyMentre si spegne (almeno mediaticamente) la discussione sulla proposta di depenalizzazione dell’omosessualità fatta dalla Francia all’Onu, in India alcune associazioni che lottano contro l’Aids hanno avviato una battaglia contro l’articolo 377 del codice penale indiano (che punisce i rapporti omosessuali tra adulti consenzienti). Dall’altra parte della barricata, il governo federale.

E mentre i giudici dell’Alta Corte di Nuova Delhi si sono riuniti in camera di consiglio, la discussione si è prontamente trasferita all’interno della società.

Maurizio Cecconi con un’intervista a Vikram Doctor, giornalista di The Economic Times (inserto economico del Times of India), ci spiega la particolare situazione indiana (una società “multietnica, multireligiosa, secolare e democratica” tanto quella Europea ma incredibilmente lontana da noi) e le conseguenze nel caso di un sito positivo dei giudici.

Si tratterà comunque di una vittoria simbolica: è la prima volta, infatti, che un’alta corte indiana si occupa di questioni relative all’orientamento sessuale. E se venisse abolito il reato di omosessualità sarebbe un gesto importante in quanto proveniente dalla più grande democrazia del mondo.

Nelle parole di Vikram l’India appare come un paese tendenzialmente tollerante ma molto diviso: ci sono forme alternative di sessualità radicate all’interno della cultura indiana (come nella comunità hijra) ma anche forti pregiudizi verso la comunità gay ed a fronte di ambienti elitari e friendly (come Bollywood) c’è una scarsa visibilità della popolazione gay.

“Penso che la maggioranza della popolazione indiana non pensa niente a proposito delle persone lgbt, né in positivo né in negativo -dice Vkram Doctor - Penso che qui c’è meno omofobia pubblica che in Europa o negli Stati Uniti, anche se questo non implica automaticamente l’accettazione”

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