una foto di Matthew

MATTHEW SHEPARD
1-12-1976 / 12-10-1998

Il 7 ottobre 1998 a Laramie (paesino del Wyoming) un ciclista cade con la sua bici davanti ad uno steccato trovandosi davanti a quello che a priva vista sembra uno spaventapasseri. Bastano pochi secondi per rendersi conto che, attaccato allo steccato c’era il corpo di un ragazzo in fin di vita.

Matthew Shepard, questo nome del ragazzo, sarà portato con urgenza in ospedale dove morirà, dopo ore di agonia, il 12 ottobre.

Si scoprirà che il suo cranio era stato spaccato dai colpi inferti col calcio di una pistola e che il suo corpo era stato lasciato per oltre 18 ore ad una temperatura prossima allo zero.

Per la sua morte Russel Henderson e Aaron McKinney (rispettivamente, di 21 e 22 anni) verranno condannati ad un doppio ergastolo: i due, con la scusa di offrirgli un passaggio, avevano derubato e torturato Matthew anche se nel corso del processo dichiararono di aver agito in seguito ad un attacco di “panico gay”.

Nei giorni successivi la sua morte si svolsero numerose veglie di preghiera. A San Francisco la bandiera arcobaleno esposta a Castro Street venne messa a mezz’asta.

Ai funerali, svoltisi in forma privata, partecipò un gruppo di manifestanti appartenenti ad una chiesa del Kansas con cartelli su cui era scritto “Dio odia i finocchi” e “Matthew è all’inferno”.

L’episodio portò all’attenzione dell’opinione pubblica il tema dell’omofobia, Matthew divenne ben presto il simbolo della lotta a questa forma d’odio e e gli venne intitolata una fondazione tutt’ora attiva.

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