29/06/09 | A seguito di notizie acquisite dopo la pubblicazione dell’inchiesta, informiamo che napoligaypress.it tornerà presto sull’argomento con il fine di fornire un servizio utile ai suoi lettori ed all’opinione pubblica dei cittadini.

Il Sindaco e il gay insultato a Piazza BelliniMaria Luisa, 27enne di Villa Literno, merita la medaglia al valor civile per il suo gesto eroico. La petizione indirizzata al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è sul portale gay.it.

Il nostro sindaco, bambina quando suoi coetanei si ribellarono ai nazisti nelle Quattro Giornate del ‘43, ha evocato quei momenti nel discorso sulla fiducia lo scorso 20 gennaio affermando che in città “devono rimanere alti i principi di solidarietà sociale” e “la difesa dei cittadini più deboli”.

Il gesto eroico di questa giovane donna rappresenta la forza che è capace di mostrare una città dalla civiltà millenaria nei momenti più drammatici. Ed è ancora più significativo che Maria Luisa provenga da quella parte della Campania che è spesso alla ribalta delle cronache per camorra e scandalo rifiuti. Maria Luisa, col suo volto semplice e gentile, è simbolo di solidarietà, di riscatto, di un nuovo inizio per la nostra città.

Sulla manifestazione di giovedì alcuni aspetti positivi sono da sottolineare oltre ciò che le cronache hanno riportato. Il primo è la presenza delle persone, della società civile, come già il 30 maggio, con i radicali, l’associazione partigiani, i giovani e gli esponenti progressisti del Partito Democratico tra cui Cozzolino e Allodi.

Grazie all’azione di lobbying di i Ken ed ArciLesbica era finalmente in piazza il sindaco, e c’era parte della giunta e del consiglio comunale (Impegno e Carotenuto). Fischiati è vero da una comunità esausta dopo anni di promesse non mantenute, ma erano presenti e questo è positivo.

E c’erano Pachamama, DeGeneri, Tiresi@ e gli altri collettivi, con un volantinaggio pacifico, “contro la barbarie e la violenza noi urliamo la nostra presenza”. Se la questione glbt è trasversale, è poi degna di nota l’assenza del nuovo presidente della provincia Luigi Cesaro e degli altri esponenti della destra, così come degna di nota è l’assenza del vescovo Sepe e della Curia napoletana.

Dopo la violenza e la fiaccolata, napoligaypress.it offre una inchiesta con alcuni spunti di riflessione, in forma di domanda, per la discussione e la soluzione del nodo piazza Bellini.

1) Se la vittima fosse stata omosessuale ci sarebbe stata la stessa mobilitazione? Ed ancora, ci sarebbe stata la stessa indignazione se la vittima avesse avuto problemi di visibilità ad esporre il proprio volto sulla stampa, pur avendo presentato la denuncia? Negli ultimi anni Napoli (come Roma e Milano) ha conosciuto episodi di violenza omofoba molto violenti, con una donna transessuale assassinata a piazza Garibaldi.

E’ un caso che il primo atto di violenza del quale è fuor dubbio la matrice omofoba ha avuto come vittima una persona eterosessuale. Ma se dopo il fatto del 17 ottobre 2004 di fronte all’evidenza dei fatti ci fu chi dubitava che può esistere una violenza scatenata dall’odio contro il diverso sessuale, altri casi più recenti con vittime omosessuali non hanno avuto alcun seguito pur avendo dinamiche efferate. Tra esse si ricorda quella dell’11 novembre del 2006 quando un intero quartiere dove era un locale con serate gay insorse contro un gruppo di ragazzi gay. La denuncia fu presentata ma i ragazzi non avevano fatto il coming out in famiglia e non potettero rilasciare dichiarazioni. La stampa non si interessò all’argomento e nemmeno la politica.

2) Il cucù settè di Bassolino. Il governatore della Campania ad un incontro nella sede del comitato Napoli Pride 2009 il giorno precedente il sit in, ha ostentato alle telecamere un foglio da cui ha letto il secondo comma dell’articolo 4 dello nuovo statuto regionale promulgato a fine maggio (“La Regione concorre a rimuovere gli ostacoli di ordine economico, sociale, culturale, sessuale, etnico e religioso che limitano l’uguaglianza e la libertà dei cittadini”), unico e solo riferimento in odore di lotta alla violenza omofoba e meno del minimo affinché la regione Campania possa definirsi una regione d’Europa.

Ricordiamo che delle proposte presentate tramite il consigliere Maranta nel 2004, proprio dopo il primo caso di violenza omofoba a piazza Bellini, dall’allora Coordinamento regionale glbt (riformulazione dell’art. 9 affinché includesse altre forme di convivenza familiare oltre quella di matrice cattolica, ed il richiamo esplicito dell’ex-art. 79 all’art. 2 della Costituzione) nemmeno una è arrivata alla discussione.

3) Bande, omofobia, ma non solo. Giovedì scorso, mentre i giovani artisti tappezzavano la panchina per farne una installazione artistica, alcune persone, qualificatesi come residenti o riconoscibili come giovani frequentatori abituali, si sono avvicinate ai pochi che stavano preparando candele e striscioni ed hanno iniziato una discussione che ha avuto toni vivacissimi. Un signore chiedeva perché mai il nipote deve vedere ogni sera due uomini che si baciano, un ragazzo perché i gay e le lesbiche devono ghettizzarsi per forza in quel posto e non vanno altrove.

L’atmosfera insomma era tutt’altro che accogliente prima della fiaccolata. Il problema di questa piazza è probabilmente più ampio rispetto a quello rilevante della inclusione degli utenti omosessuali e la repressione di atti di violenza omofoba. Se la presenza delle bande non è un aspetto necessariamente negativo poichè è in questi luoghi che spesso maturano valori positivi che i giovani non trovano presso le istituzioni sociali, piazza Bellini è anche un luogo di spaccio e consumo di stupefacenti. E nel settembre scorso fu il gestore di un bar a sconsigliare alla ragazza lesbica sfregiata dal lancio di un bicchiere di sporgere denuncia per “quieto vivere” poichè una “stranezza” come un atto d’amore omosessuale può richiamare l’attenzione su cose che si vorrebbe avvenissero nell’ombra.

4) Sicurezza o solidarietà ? Persino Alfonsina De Felice è caduta nella trappola de Il giornale di Napoli che ha titolato con “squadre” e “ronde” alcune dichiarazioni raccolte a caldo facendo scivolare in “autodifesa armata” la “solidarietà attiva” che il presidente dell’Arcigay di Napoli aveva invocato dopo aver lamentato l’assenza delle autorità preposte alla sicurezza dei cittadini.

Il fatto certo è che di fronte a questi casi nessun concittadino muove un dito. Non c’è solidarietà tra cittadini e gruppi per dissuadere dal consumare violenza, la stessa solidarietà che causò i Moti di Stonewall nel Greenwich Village a New York esattamente 40 anni fa tracciando un nuovo corso per la storia di violenta repressione delle minoranze sessuali.

Tornando a Napoli, cinque anni fa una delle soluzioni indicate al problema violenza fu la “cittadinanza sociale”, mentre Attilio Wanderlingh (di Intra Moenia) ammise che i bar avevano fatto anni addietro ricorso alla sicurezza privata pagando persone che proteggessero i loro clienti. Soluzioni distinte allo stesso problema. In una città in cui è necessario l’impegno di tutti piuttosto che presentarsi con rimedi dall’alto preconfezionati ed inefficaci, non sarebbe più opportuno  sperimentare soluzioni nuove e sinergiche per la governance locale ?

5) Le telecamere sono la soluzione più giusta? ArciLesbica ed i Ken si erano dichiarati inizialmente contrari a questa soluzione che è indicata come rimedio dalla vittima. Le telecamere è vero hanno permesso l’identificazione degli aggressori della violenza omofoba del 2 giugno 2008 sul treno metropolitano a San Giorgio a Cremano. I filmati sono stati analizzati, sempre dopo la denuncia e l’azione legale, dalle forze dell’ordine, ed hanno potuto fornire indizi inequivocabili. Questo però è accaduto dopo (troppo dopo) che il fatto si è consumato. Chissà cosa sarebbe successo invece ai quattro ragazzi  se non fosse arrivata la pattuglia quella maledetta sera del novembre 2006, quando braccati da un intero quartiere riuscirono a salvarsi solo chiudendosi all’interno di un palazzo.

Istallare le telecamere in un luogo frequentato da donne lesbiche o da ragazzi omosessuali alla prima uscita e con problemi di visibilità è la soluzione migliore? L’effetto deterrente delle telecamere è più basso di una buona illuminazione e non modifica il corso delle cose e non dimentichiamo, ripeto, non dimentichiamo, che Maria Luisa ci dice che al  113 quella sera non rispose nessuno. Non siamo a Scampia o a Ponticelli, la piazza è distante meno di un chilometro dalla sede centrale della Questura e dai Comandi centrali (provinciale e regionale) dei Carabinieri.

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