La comunità lgbt disposta al dialogo. I cattolici no.
Ho trovato inquietante apprendere da un post pubblicato su tantevite.it, che esistono genitori così chiusi da voler espellere colleghi (omosessuali e genitori di omosessuali) componenti di una consulta della Famiglia, per manifeste pregiudiziali ideologiche. Inquieta il fatto che questo possa avvenire a Bologna, città campione di lacità e pluralismo. E’ evidente come alcuni cattolici, una prepotente minoranza di essi, sia avida di discriminare, attenta a cogliere ogni spazio per far prevalere una visione del mondo partigiana, faziosa ed inelastica.
A Napoli ciò che altrove pare una eccezione è accaduto più volte negli ultimi anni. La nota lettera del 25 gennaio 2008 con cui veniva invalidato l’ordine del giorno uanimamente approvato dal consiglio della municipalità Vomero fu un atto tanto violento politicamente quanto inconsistente dal punto di vista giuridico di cui mostrò di essere capace l’ex sindaco la cattolica Russo Jervolino, che meno di un anno prima mandò dei vigili a sgomberare la proiezione di Fassbinder nello spazio di Santa Chiara (ove Pasolini girò il Decameron) in cui la municipalità aveva condiviso la scelta di svolgere le proiezioni. Ed oggi è più evidente il legame, non solo lessicale, che esiste tra quella frase “la città ha altre priorità“, del maggio 2005, quando le Unioni Civili erano all’OdG in Consiglio comunale, e “…certamente non sono una priorità” del novembre 2011 di Sepe, che qualche giorno fa ha perso per una volta la maschera sorniona paragonando l’istituto civile alle “borse dei cinesi”. […]
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