una foto dell’incontro della fondazione suddE’ sempre più raro che si intavolino discorsi sulle politiche di genere senza che si faccia almeno un minimo cenno alle dimensioni collegate ai bisogni delle persone gay, lesbiche o transgender. E che, con le date storiche delle conquiste femminili (in Italia: l’abrogazione dell’autorizzazione maritale nel 1919, il suffragio femminile nel 1948, l’abrogazione del delitto d’onore solo nel 1981) sempre citate quando si toccano questi argomenti, non si affronti il discorso su diritti (non più) nuovi e tutti ancora da conquistare come quelli per le unioni di fatto e le famiglie affettive anagrafiche, o per la maternità assistita e la co-parentalità, o ancora la rappresentanza delle persone lgbt e tantissime questioni aperte, sul filo dei generi (de* gener*).

Ad ogni modo non si è parlato di questo all’incontro svolto venerdì scorso Donne, diritti, diversità, democrazia, che ha inaugurato i lavori della Fondazione Sudd. Al tavolo dei relatori insieme ad Antonio Bassolino, patron della fondazione, i ministri Mara Carfagna, Gianfranco Rotondi, e Rosy Bindi, unica donna presidente, come è stato ricordato, di un partito (che ha come vicepresidente Ivan Scalfarotto, gay dichiarato e competente, ma questo non è stato detto). Pochi gli uomini, i giovani e le giovani. Gremivano le stanze su piazzetta Bonghi molti giornalisti, nel pubblico Angelo Montemarano, Valeria Valente, Enrica Amaturo, Armida Filippelli, Grazia Pagano. Con Annamaria Carloni alcune esponenti della sciolta Emily.

Si sono incrociate le due notizie calde - la non ricandidatura del governatore e la nomina a capolista alle regionali della Carfagna - con un misurato dibattito sulla legge delle “quote rosa“, ritenuto, dopo il vaglio della Corte Costituzionale, un laboratorio per l’applicazione, finora problematica, dell’art. 51 della Costituzione. La legge regionale del 27 marzo 2009 per l’elezione del Consiglio Regionale, ottenuta “grazie al lavoro di lobbying delle associazioni femminili” (parole di Bassolino), introduce il sistema della doppia preferenza, destinando uno dei due voti a una donna pena l’annullamento del secondo, e garantendo che nelle liste ciascuno dei due generi non sia rappresentato in misura superiore ai due terzi (per cui assicurerà forzosamente ad un genere un minimo di un terzo dei prossimi consiglieri regionali). Abolisce il listino del presidente per il premio di maggioranza (assegnato ora in base alle liste elettorali) ed impone infine una par condicio per genere anche nelle tribune televisive preelettorali.

“La nostra - ha spiegato Bassolino - e’ una legge dalla parte delle donne. Una legge elettorale che e’ un passo in avanti”

La Carfagna, plaude alla par condicio televisiva ma pone il problema dell’accesso per le donne alla formazione ed alle competenze

“le quote rosa possono aiutare le donne a entrare nel mondo della politica, ma nei partiti permane la tendenza a non assegnare loro ruoli di peso, e quindi non risolvono il problema”

Per Rosy Bindi esiste invece una questione meridionale femminile.

foto: napoligaypress.it

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