La Campania al No Vat 2009
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foto: facciamo breccia | i ken onlus | a. pipolo
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Il 14 febbraio prossimo Facciamo Breccia ritorna in piazza per il quarto anno consecutivo con No Vat per controcelebrare ottant’anni di Concordati tra stato e chiesa.
Dopo le posizioni espresse dal Vaticano circa la proposta di depenalizzazione dell’omosessualità e le forti ingerenze nella sfera pubblica in nome di una presunta difesa della vita (vedi il caso di Eluana Englaro) il coordinamento lgbt avverte ancora di più la necessità di manifestare per la laicità dello stato ed in nome dell’autodeterminazione e l’antifascismo. […]
In occasione della Giornata di Dialogo tra Religioni e Omosessualità (il 13 gennaio in occasione delle commemorazioni di Alfredo Ormando), Arcigay.it pubblica la versione integrale dell’intervista a don Franco Barbero, presbiterio della Comunità Cristiana di Base di Pinerolo, realizzata per Pegaso da Carmine Urciuoli, giornalista e collaboratore di NapoliGayPress.
Don Barbero, che il Vaticano ha ridotto allo stato laicale per le sue posizioni circa le coppie omosesuali, ha raccolto alcune tra le innumerevoli lettere che riceve ogni giorno nel libro “Omosessualità e vangelo”, curato da Pasquale Quaranta.
Nell’intervista Barbero tocca temi di strettissima attualità come le posizioni di Paola Binetti sulle teorie riparative
“Se Paola Binetti vuole flagellarsi con un cilicio e ci trova gusto, che faccia pure […] il problema è che dice delle cose che non stanno né in cielo né in terra, ma purtroppo stanno in questa Italia”
e quelle del Vaticano sulla ‘questione omosessuale’
“Vorrei dire si ha paura di sé, è una ossessione, è chiaro che siamo passati ad una persecuzione e ad un controllo che ha qualcosa di patologico. Ma il problema è a monte. Sta in una chiesa che si è chiusa dentro una cultura e non ascolta più nessuno, non ascolta la scienza, la psicologia, la medicina, nessuno. Soprattutto non ascolta le persone. Parla dei gay e non parla mai con i gay…”
ALFREDO ORMANDO
San Cataldo (CL) 15/12/1958
Roma, 23/1/1998
Il 13 gennaio 1998 lo scrittore e poeta siciliano Alfredo Ormando per protestare contro l’atteggiamento della Chiesa cattolica nei confronti degli omosessuali si dà fuoco a Roma in Piazza San Pietro. Dopo 11 giorni di sofferenze causate da ustioni di terzo grado, muore all’ospedale romano Sant’Eugenio.
Anche quest’anno la comunità omosessuale italiana lo ricorda, in quella che è diventata la giornata mondiale del dialogo tra religione e omosessualità, con un sit-in in piazza Pio XII.
Oggi, più che mai, è necessario ricordare il sacrificio di Ormando che nella sua ultima lettera scriveva
“Spero che capiranno il messaggio che voglio dare; è una forma di protesta contro la Chiesa che demonizza l’omosessualità, demonizzando nel contempo la natura, perché l’omosessualità è sua figlia.”
Passate le feste riprendono i lavori in Parlamento e si torna a parlare di DiDoRe, la proposta di legge dei ministri Rotondi e Brunetta (Pdl) sulle unioni civili. Il testo infatti è stato accolto favorevolmente da ottanta parlamentari del centrodestra. Ma non pare che vedrà, almeno per il momento, la luce.
“La proposta è ben fatta e articolata - afferma con cautela Gianfranco Rotondi - ma la sua approvazione è legata a una mediazione culturale che mi sembra ancora faticosa”
“I Didoré non saranno mai messi all’ordine del giorno” taglia corto, invece, Maurizio Gasparri, capogruppo del Pdl al Senato.
Stesse incertezze giungono dal Vaticano in merito ad un altro tema caldo: la proposta di depenalizzazione dell’omosessualità.
Se, infatti, il Cardinale Renato Raffaele Martino (presidente del Pontificio consiglio Giustizia e Pace) dichiara
“La Chiesa e’ per il rispetto di tutti i diritti che riguardano la dignità della persona umana, creata a immagine e somiglianza di Dio. E questo principio non viene meno anche nel caso dell’omosessualità”
L’osservatore della santa Sede all’Onu Monsignor Celestino Migliore, invece, fa notare che “l’argomento va ancora discusso con calma, trasparenza, rispetto reciproco e molto buon senso” in conseguenza del fatto che a fronte dei 66 paesi che si sono espressi a favore ce ne sono 68 che non si sono espressi e 58 che hanno firmato una contro-dichiarazione (in cui l’omosessualità viene equiparata alla pedofilia).
L’unica certezza è che nei palazzi del potere italiani così come in quelli vaticani nessuno vuole che si equiparino i diritti degli etero a quelli dei gay.
Per il Papa introdurre il concetto di Gender equivale all’autodistruzione. Per l’Islam la depenalizzazione dell’omosessualità favorisce la pedofilia.
Il Papa fa gli auguri di Natale alla Curia romana e parla di gender. La chiama “ecologia dell’uomo” e sostiene che la questione del transgenderismo è importante tanto quanto quella della deforestazione. Respingendo i concetti di genere e orientamento sessuale, torna in sostanza a ribadire, quanto affermato circa la depenalizzazione dell’omosessualità.
“Se la Chiesa parla della natura dell’essere umano come uomo e donna e chiede che quest’ordine della creazione venga rispettato - dice Joseph Ratzinger - qui si tratta di fatto della fede nel Creatore e dell’ascolto del linguaggio della creazione, il cui disprezzo sarebbe un’autodistruzione dell’uomo e quindi una distruzione dell’opera stessa di Dio”
Stessi concetti alla base della contro-dichiarazione presentata all’Onu e firmata da 58 paesi (tutti di area islamica) capeggiati dall’Egitto.
In sintesi: non esiste un diritto basato sull’orientamento sessuale e l’identità di genere; oltretutto la non discriminazione in base a questi concetti favorirebbe il diffondersi di pedofilia e bestialismo. […]
E’ stata presentata ieri davanti all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite dall’ambasciatore argentino Jorge Arguello la petizione per la depenalizzazione internazionale dell’omosessualità, il primo documento in assoluto dell’Onu ha parlare epslicitamente di persecuzioni nei confronti di persone lgbt.
66 sono i paesi che hanno firmato l’appello, compresi tutti i 27 componenti dell’Unione Europea, oltre ai principali stati del Sudamerica, alcuni dell’Africa e dell’Asia. Altri 60 paesi (capeggiati dall’Egitto) hanno presentato una contro-dichiarazione.
Dei 192 paesi facenti parte dell’ONU non hanno firmato, tra gli altri, tutti i paesi arabi, il Vaticano (che “apprezza” ma teme “incertezze giuridiche”) e, a sorpresa, la Repubblica Sudafricana e gli Stati Uniti.
“Questo documento in realtà, parla d’altro - leggiamo su l’Osservatore Romano - e cioè promuove una ideologia, quella dell’identità di genere e dell’orientamento sessuale […] vengono introdotte come nuove categorie di discriminazione e si cerca di applicarle all’esercizio dei diritti umani”
Dopo Genova e Torino, continua ed arriva anche a Napoli la protesta contro le gerarchie Vaticane che hanno chiesto all’Onu di non impegnarsi per la depenalizzazione universale dell’omosessualità.
Si terrà, infatti, sabato 6 Dicembre 2008 (dalle ore 11.00) davanti al Duomo di Napoli, il sit in promosso dall’Arcigay Napoli.
“Chiediamo a tutte le associazioni, i movimenti, i partiti e a tutti i cittadini e le cittadine di Napoli - afferma Salvatore Simioli Presidente dell’Arcigay di Napoli - di partecipare con noi al sit in, per far capire alle gerarchie vaticane, che ancora una volta sbagliano”
Stato canaglia è un’espressione utilizzata da alcuni teorici di scienza politica per riferirsi a taluni stati considerati una minaccia per la pace mondiale. Questo implica la compatibilità con alcuni criteri distintivi, come il fatto di avere una forma di governo autoritaria che lede gravemente i diritti umani.
Certamente lo stato teocratico “Città del Vaticano” ha un governo autoritario e con la sua opposizione alla proposta della Francia all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per la depenalizzazione universale dell’omosessualità, di fatto avalla e propugna legislazioni lesive dei fondamentali diritti civili e umani delle persone omosessuali. […]
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