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In gran parte dell’Africa l’omosessualità è perseguitata e condannata anche con la pena di morte, le tradizioni e la cultura entrano in conflitto con i diritti LGBT+
l’Etiopia nel suo territorio ha visto susseguirsi una serie di colonizzazioni e regimi totalitari prima di arrivare ad una Repubblica federale democratica. Si potrebbe pensare che quest’ultimo governo abbia riportato l’ordine nel paese, facendolo finalmente risorgere da un passato nel quale le libertà erano sempre state negate, ma così non è stato. Ancora oggi sono segnalati casi di tortura e altri maltrattamenti. Il governo aveva addirittura dichiarato nel 2016 uno stato d’emergenza dopo le rivolte cittadine a seguito delle perpetue violazioni dei diritti umani.
I diritti perciò sembrano essere un lontano traguardo e la comunità LGBT+ vive in prima linea questo profondo disagio.
è presente un codice penale, il quale però non tutela le persone LGBT+, al contrario le ripudia. Il codice infatti considera un atto omosessuale come un atto di aggressione nei confronti della vittima. Perciò l’accusa di aggressione è aggravata quando si traduce nel suicidio della vittima per motivi di vergogna, angoscia o disperazione. La pena per la violazione dell’articolo può variare da uno a più di quindici anni di reclusione.
La considerazione che quindi si ha in Etiopia della comunità LGBT+ è simile a quella dell’Afghanistan (se non hai letto l’articolo sull’Afghanistan clicca qui). La parola omosessualità è strettamente legata all’idea di abusi e violenze, l’hanno addirittura ritenuta responsabile dell’aumento degli attacchi sessuali su bambini e giovani uomini.
Il vero problema è la mancanza di conoscenza, la paura di ciò che non si conosce, della novità. Anche se bisognerebbe soffermarsi sull’idea di omosessualità come novità. Ci raccontiamo che si sia diffusa negli ultimi anni, quando nell’antica Grecia gli uomini gay erano accettati. Invece di andare avanti abbiamo scelto di tornare indietro e ricominciare da capo.
Attivismo:
Le persone LGBT+ hanno pensato ad un modo per confrontarsi e darsi consigli su come affrontare la vita in un paese in cui essere se stessi è illegale, ovvero i gruppi Facebook. Il più famoso è Zega Matters.
Qui l’omosessualità non è solo negata, ma soprattutto perseguitata, per questo è davvero difficile riuscire a farsi valere come attivista in questo territorio.
Una donna che ha molto a cuore l’Etiopia è Carmen Bertolazzi, presidente dell’associazione Ora d’aria, impegnata nella difesa dei diritti delle persone transessuali detenute. In un intervista per Gay news ha spiegato “andare in Africa serve a capire il mondo e a dare un senso alle cose che nelle nostre realtà garantite si rischia di smarrire.”
One thought on “Etiopia: nessun diritto per le persone LGBT+”
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