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Politicamente corretto – pt.2. Luxuria e Gem Boy: “L’ASSOLUZIONE”

Salvini ridicolizza in un video un ragazzo dislessico. Le polemiche e le accuse di sessismo contro Amadeus divampano per una sua frase tanto evitabile quanto innocente. Salvo del G.F.Vip va a cospargersi il capo di cenere dalla D’Urso (probabilmente sotto ricco compenso) per aver detto cose inascoltabili contro una concorrente del reality. Junior Cally lo vogliono fuori da San Remo.

Noi invece metteremo il punto su un altro caso di “politically incorrect”.

Tra le prime notizie del 2020 ci sono l’attacco di Trump in Iran e il colpo di fioretto impartito da Carletto dei Gem Boy a Luxuria durante un concerto con Cristina D’avena, che ha appena pubblicato la sua ultima sigla “Tutta d’un fiato”.

 

Come il Carletto della canzoncina con Corrado, anche Carlo Sagradini, il frontman dei Gem Boy, ha uno spirito dissacratorio e turbolento, misto ad una purezza infantile.
I Gem boy, talentuosi e dalla personalità brillante, amano da sempre martoriare le sigle dei cartoni e da diversi anni alternano ospitate in tv a serate in locali e piazze accompagnando spesso Cristina D’Avena, collezionando con lei sold out in tutta Italia.

 

Carletto, in una intervista a Libero, racconta: “Durante uno spettacolo in piazza con Cristina D’Avena, inizio una gag in cui fingo di averle rubato il cellulare. Leggo i suoi sms, iniziando da Siffredi («Ciao sono Rocco, il tuo papà Gambalunga») fino a quello di Vladimir, che serviva a lanciare la canzone di Lady Oscar. Il suo finto sms era: «Ciao Cri, sei una grande, potresti dedicarmi Lady Oscar? È un personaggio in cui mi identifico molto anche se io ho la spada più lunga».

Ad assistere allo show in piazza, erano presenti anche una madre con la figlia, Olimpia, la seconda minorenne in Italia, che a seguito di sofferte battaglie, ha ottenuto l’autorizzazione per fare la transizione di genere  già a 17 anni.                                                                                                                      A La Repubblica, la madre di Olimpia racconta: “Avendo una figlia trans non riesco a stare zitta di fronte a queste cose. Ho cercato di parlare con qualcuno dello staff e ci ha colpito l’insensibilità di varie persone che non hanno capito la gravità della battuta e del messaggio lanciato”.

Stando ai racconti dei presenti, Olimpia e la madre erano molto scosse per la battuta e avevano preteso con forza addirittura l’interruzione dello spettacolo e le scuse formali dal palco. Ebbene, così è stato.

Cristina D’Avena interrompe lo show ed esprime immediatamente le sue scuse alla giovane ragazza, alla madre ed a Luxuria.
Carlo riferisce invece di aver tentato invano di spiegare la sua buona fede alla giovane Olimpia e che non ritiene ci siano i presupposti per scusarsi con Luxuria.

Noi abbiamo intervistato sia Luxuria che Carletto chiedendogli una volta per tutte il loro punto di vista sulla vicenda.

Vladimir come hai saputo dell’episodio?

Ero in vacanza e sono stata chiamata dalla mamma di Olimpia che mi ha raccontato che durante un concerto di Cristina D’Avena e i Gem Boy era stata fatta una battuta infelice, e che si erano sentite offese. Ne avrebbero parlato alla stampa, e volevano comunicarmelo visto che ero io l’oggetto della battuta.

Cristina D’Avena che conosco e so essere completamente dalla nostra parte, mi ha subito chiamata per spiegarmi e scusarsi, Carlo no.
Può capitare a tutti una battuta venuta male ma si può anche rimediare scusandosi e andare avanti, a me è successo.

 

Ritieni che fosse una battuta omofoba?

“No! è solo una battuta venuta male.”

Non ho mai parlato di omofobia o transfobia.
Era una battuta fuori luogo, in una piazza.
E’ una battuta fuori tempo che rimanda ai b-movies anni 70’, ma fossi stata lì sul palco avrei risposto ironicamente.
Ogni cosa ha la sua collocazione.
Non posso certo paragonare questa battuta venuta male ad un discorso della Santanchè.

Pensi sia giusto evitare l’ironia su alcuni temi?
Assolutamente! non sono certo per la censura.
La satira presuppone l’intelligenza, non si può però pretendere di far passare tutto per satira.
Libero che titola “Diminuisce il pil, aumentano i gay”, è satira?
Sgarbi che mi urla “C’hai il cazzo, c’hai il cazzo”, è comico?
Non si può far passare per satira o libertà di espressione l’insulto o ciò che fomenta l’odio, anche se espresso con un linguaggio forbito.

Checco Zalone e Carletto, quale la differenza principale?
Una persona dotata di discernimento capisce che quando Zalone cantava “gli uominisessuali”, prendeva in giro soprattutto gli omofobi e i loro preconcetti.

La battuta di Carletto, se l’avesse detta al Muccassassina ci avremmo riso assieme.
Io sono un personaggio pubblico che con tutte le virgolette del caso, in qualche modo rappresenta anche una certa comunità, ed è plausibile che qualcuno possa interpretare una battuta su di me come una battuta contro una categoria.
Queste ironie personalmente mi scalfiscono come uno stuzzicadenti su una corazza, di contro un’adolescente e una madre che vivono le difficoltà tipiche di questo percorso, possono soffrirne.

Non si tratta di essere noiosi e bacchettoni, ma di provare a comprendere e rispettare lo stato emotivo dell’altro.

“anche io ho capito che lui non aveva questo in testa, non voleva far soffrire qualcuno ma far ridere”

Nel caso di Carletto sono convinta che non ci sia stata cattiva fede, questo posso dirlo, tuttavia si sono prestati al gioco di un quotidiano come Libero facendosi intervistare, un giornale che difende una libertà di linguaggio a volte troppo aggressiva.

Secondo te perchè Carlo non ti chiede scusa?
Credo pensi che se si scusasse sarebbe come ammettere di aver voluto offendere.
Ma anche io ho capito che lui non aveva questo in testa, non voleva far soffrire qualcuno ma far ridere. Bastava dicesse che non si aspettava che una battuta fatta a cuor leggero potesse suscitare simili reazioni. Per questo motivo mi dispiaccio.                                                                                                        Che ci vuole? Se non lo fa, pazienza!   

                                                                                                                                                           Abbiamo parlato del “politicamente scorretto” in un nostro articolo uscito ieri. Tu cosa ne pensi?
A me piace il politicamente scorretto e l’ho usato spesso nelle mie esibizioni.
La battuta banale, greve, noiosa, o rivolta a ferire e offendere come fu nel caso di Charlie Hebdo, che dopo il terremoto in Abruzzo rappresentò noi italiani come unti e sporchi davanti a una lasagna di uomini e macerie, non è accettabile, non è satira, a me fa schifo!

E conclude:

“Occorre sensibilità, intelligenza e originalità. Se hai queste tre cose puoi osare anche nello scorretto.”

 

A Carletto abbiamo riferito e fatto ascoltare le posizioni di Vladimir e chiestogli un’opinione.

Carlo, provi a spiegarmi la comicità dei Gem Boy?


Noi facciamo una comicità che gioca sulla provocazione, anzi gioco molto e ironizzo soprattutto sul “tema femminile” tanto che a volte le ragazze mi guardano un po’ sospette, mentre chi mi conosce sa che sono una persone educata e rispettosa.
Detto ciò, credo di avere un po’ di pelo sullo stomaco rispetto a chi si offende, ma proprio perché sono consapevole dello spirito con cui lavoro.
Mille volte ho scherzato dando della troia a qualcuna del pubblico, ma è un gioco, e che chi mi segue apprezza e ne comprende lo spirito, senza tacciarmi di non so cosa.

Probabilmente chi mi attacca, come Olimpia che ha ammesso di non sapere neanche chi fossi, non conosce il repertorio mio e dei Gem Boy e tantomeno il nostro spirito, che certo non può piacere a tutti.

Cosa rispondi a Luxuria?

Ti faccio un esempio, se ironizzassi su Giuliano Ferrara ciccione, io non criticherei le persone in sovrappeso, ironizzerei su di lui e basta, e mi sentirei libero di poterlo fare in quanto personaggio pubblico. Ma non vedo una differenza tra le due diversità, appartengono comunque a delle minoranze, tuttavia avrei scelto Ferrara e nessun altro.
Ho fatto una battuta leggera, e come tale non contempla scuse.

Ti esibisci spesso anche ad eventi gay e piaci pure al pubblico LGBT+. Proprio questo pubblico, come ha reagito a questa polemica?

Qualcuno mi ha attaccato, molti altri non hanno preso nessuna posizione e mi è dispiaciuto, ma l’altra sera al mio arrivo in un locale, delle amiche drag-queen mi hanno canzonato dicendomi “Ecco è arrivato l’omofobo”, il tutto accompagnato da grasse risate e ironia ovviamente.

Come è stato il confronto con la giovane Olimpia?

Avrei preferito che lei e la madre mi avessero parlato in privato. In questo modo la cosa mi avrebbe fatto molto più riflettere. Ma se una persona in modo aggressivo e plateale si rende protagonista in piazza, ho poco da riflettere.
Nonostante tutto ho provato a spiegarmi, a dirle che mi dispiaceva che si fosse offesa e che non c’era cattiveria nella mia battuta, che ero in buona fede, l’ho fatto privatamente, perché devo farlo anche pubblicamente?

Perché no?

Trasformare questa battuta in una gaffe clamorosa di cui scusarsi in pubblico ha dell’assurdo.
Se io mi scusassi pubblicamente, probabilmente verrei percepito come incoerente da chi mi segue, perché il giorno dopo riprenderei a dire e fare le stesse cose, certo non negli spettacoli con Cristina.

“Te lo ripeto, a me dispiace di aver ferito qualcuno, ma di scriverlo pubblicamente, non credo ce ne sia bisogno.”

Una scusa pubblica ufficiale e formale, ripeto, temo verrebbe fraintesa da chi mi segue e rischierei di fare peggio passando per incoerente o peggio ipocrita.

“A me dispiace a prescindere del dolore di questa ragazza e della madre di cui forse possiamo solo immaginare le difficoltà, ma io lotto perché lei capisca che questa cosa qua non la deve far star male, deve provare a fare un passo oltre”.

Vuoi saperne di più sulla vicenda? Clicca qui.

 

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