Aggressione omofoba avvenuta in pieno centro, a Pescara, nella notte tra il 25 e il 26 giugno ai danni di un venticinquenne.
In questo articolo vi abbiamo raccontato il pestaggio omofobo avvenuto sul Lungomare Matteotti a pochi metri dalla Nave di Cascella.
Un luogo centralissimo del capoluogo di provincia abruzzese e frequentato, specialmente d’estate, da migliaia di persone.
Il ragazzo aggredito è un ex studente molisano dell’Università D’annunzio.
A causa del lockdown per il Covid-19, non vedeva il suo fidanzato da diverso tempo e quindi, era tornato a Pescara per trascorrere qualche giorno con lui.
Purtroppo, come già sappiamo, quella che doveva essere una passeggiata romantica, si è trasformata in una tragedia.
I due stavano camminando mano nella mano quando, un branco di ragazzi formato da sette persone, ha iniziato ad inveire contro i due.
Le parole offensive sono durate poco.
Il branco, infatti, è subito passato ai fatti riempiendo di botte il venticinquenne molisano.
A niente è servito l’intervento dei passanti.
Mandibola rotta, ricostruita tramite un’operazione all’ospedale e trenta giorni di prognosi.
Grazie al racconto della vittima, alla testimonianza del fidanzato e di alcuni passanti e alle telecamere presenti e attive nella zona, già dopo 48 ore, i Carabinieri, sono riusciti a stringere il cerchio e hanno identificato uno dei sette ragazzi.
Aggressione omofoba a Pescara, individuato uno degli aggressori del branco:
è un ventenne del posto.
L’aggressione omofoba a Pescara avvenuta qualche giorno fa sembra avere, finalmente, un risvolto positivo per la vittima e per la comunità LGBTQ+.
Un ragazzo di quasi ventuno anni è stato riconosciuto grazie alle telecamere di sorveglianza e alle testimonianze di alcuni passanti.
È stato denunciato con l’accusa di lesioni personali con l’aggravante comune dell’aver agito per motivi abbietti o futili.
Sembrerebbe, inoltre, come viene riportato sul sito di “Repubblica.it”, che l’aguzzino abbia un’infanzia difficile alle spalle.
Vive con i nonni, non studia e non lavora.
Ora…non siamo qui per giudicare nessuno e nonostante tutto ci dispiace se l’aggressore ha trascorsi poco rosei.
Ciò non toglie che se la sua vita fa schifo, non è autorizzato a rovinare quella, magari felice, degli altri.
Inoltre, cosa significa “infanzia difficile?”
Più dell’80% dei ragazzi ha avuto un passato tumultuoso. Chi per un motivo o chi per un altro.
Non dimentichiamoci, infatti, che le persone omosessuali, spesso, vengono cacciate di casa dai genitori che non li accettano.
A differenza di questo ventenne, nello specifico, si trovano in mezzo alla strada (senza dei nonni che si prendono cura di loro) e sono quotidianamente vittime di episodi di bullismo a sfondo omofobo.
Pertanto, questa giustificazione, ci sembra un po’ riduttiva.
Gli inquirenti, comunque, stanno ancora indagando per risalire agli altri aggressori, tra cui una ragazza.
Certi di risalire anche ai sei restanti, si augurano che dopo il fermo imposto al loro “compagno di merende” si facciano avanti costituendosi.
Visto come sono andati i fatti e il loro essere codardi, ci sembra difficile possano presentarsi dai Carabinieri.
Per questo motivo ci auguriamo che gli investigatori riescano a rintracciarli e che il DDL Zan contro l’omobitransfobia venga approvato quanto prima.
Simone D’Avolio
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