
Napoli Pride 2025: quanto c’è stato di controverso? Analizziamo nel profondo la vicenda, calandoci nel pieno delle controversie nate dalla sua organizzazione.
Napoli Pride 2025 in sintesi
Si è concluso lo scorso 5 Luglio il Napoli Pride, uno degli appuntamenti contro la discriminazione verso la comunità LGBTQIA+. Dopo il successo dell’appuntamento non istituzionale del 28 Giugno, intitolato Arrevutamm Pride, la giornata si prospettava decisamente diversa. Divisioni e controversie erano ormai all’ordine del giorno: dalla distanza presa verso il genocidio a Gaza alle dichiarazioni di alcuni membri di spicco presenti alle sue spalle. Veniamo però al dunque: cosa significa in realtà supportare un’istituzione così?
Il successo della parata nonostante tutti i pronostici
Nonostante i picchi di calore mediatico e termico, il Napoli Pride è stato un successo. A sfilare per le strade napoletane 200.000 persone, centinaia di bandiere LGBTQIA+ ma soprattutto palestinesi. Lo sottolinea il sindaco Gaetano Manfredi: “Vogliamo i diritti di tutti, proprio perché siamo tutti diversi ci dobbiamo accettare tutti. Dobbiamo essere uniti nella tolleranza e diversità. Dove tutti potranno intervenire e dire la propria idea. Dobbiamo l’essere tolleranti con tutti accettando il contributo di tutti, altrimenti non ha senso”.
Se il Napoli Pride non si schiera, Napoli lo fa
Il Napoli Pride non testimonia solo gli eterogenei colori della città. È chiara la posizione presa dalla sua intera popolazione. La sera del 2 Luglio ne è una testimonianza storica. Firma all’unanimità per cancellare ogni relazione con enti e istituzioni in diretta collaborazione con il governo d’Israele. È un messaggio limpido e chiaro. Ma non solo: chiede anche l’adozione di restrizioni agli accordi per lo studio, la cultura, la ricerca, gli scambi commerciali e tecnologici verso università e imprese israeliane.
La realtà oscurata dalla lotta per i diritti… ma di chi?
Perché allora una città così impegnata politicamente ha anche un lato oscuro? Perché alcune figure di rilievo all’interno dell’organizzazione del Napoli Pride hanno portato alla luce degli scontri d’idee non indifferenti. Parliamo di Antonello Sannino, presidente dell’associazione Antinoo Arcigay Napoli. La sua decisione è stata chiara: presenziare al Pride di Tel Aviv. Circa a metà Giugno ha rischiato di rimanere bloccato in Israele a causa della guerra feroce che si sta instaurando nell’ultimo periodo. Questa scelta, però, non ha fatto per niente piacere ai concittadini napoletani.
ATN contro il Napoli Pride: perché?
Ma non solo: il Napoli Pride ha visto crearsi altri problemi. L’uscita di ATN – Associazione transessuale Napoli dal comitato organizzativo e politico ne è un esempio. Difatti, sul sito web ufficiale dell’evento, non si sarebbe aggiunta la frase “Basta genocidio. Palestina libera“, pensiero poi sostenuto durante tutta la manifestazione. Nonostante le prime dichiarazioni, l’associazione ha poi partecipato al Pride, discostandosi però dalla presa di posizione dell’evento pubblicamente. Anche i membri organizzatori dell’Arrevutamm Pride hanno poi sfilato al loro fianco, volutamente “senza simboli ma solo con bandiere palestinesi”.
Non possiamo negare il genocidio palestinese
Il genocidio in atto a Gaza e in altri Paesi del mondo non è qualcosa che si può ignorare. E, ancora una volta, sono i giovani che si fanno portavoce di questa cruda realtà. Quando le istituzioni hanno paura di agire, noi sappiamo invece reagire. Contrastare la retorica classista, razzista e xenofoba insiedata nella nostra sfera politica. Rendendo i nostri stessi corpi un atto politico, libero dal pregiudizio e colmo d’orgoglio. È per questo che sono e sarò sempre fiero della mia città, che si mostra sempre più solidale del nostro attuale governo al potere. Molto meno del Napoli Pride.
I VIP del Napoli Pride di quest’anno
Loredana Rossi, vice presidente di ATN e storica militante, ha poi espresso il pensiero per Gaza e contro il genocidio sul palco di Piazza Dante. E tra i vari volti ha figurato anche quello della cantautrice Gaia, immortalata tra le file dei membri del Venus Club, percorrendo Via Toledo con i colori della Palestina. Non solo la madrina perfetta, che ai propri concerti condanna le azioni di odio verso il popolo palestinese. Ma una donna che scende in piazza tra persone di tutte le tipologie. Queste le sue parole: “Essere qui è un vero e proprio atto politico, questo deve arrivare. È una lotta per i diritti ma anche per dire stop al genocidio“.
Non solo sionista, ma anche transfobico
Non finiscono però qui le controversie di questo Napoli Pride. Perché nonostante il rapporto con luci ed ombre verso la Palestina, torna nel mirino mediatico Antonello Sannino. Il presidente di Arcigay, infatti, è rimasto coinvolto in un secondo scandalo. Dalle testimonianze di Carmine Ferrera, sociolog* queer non-binary, il suo sarebbe stato un comportamento minaccioso, discriminante, violento e abusivo nei suoi confronti. Vediamo esattamente come.
La testimonianza di Carmine
Queste le parole di Carmine: “Nel 2010, a 15 anni e mezzo, sono stat* cacciat* di casa per la mia identità. Un’associazione LGBTQIA+ è stato il mio primo rifugio: ci sono cresciut*, ho fatto militanza, ho trovato riparo, un piatto di pasta, un divano e un PC per studiare. Lì ho fatto il mio passaggio “dalla vergogna all’orgoglio” (trad. mia). Col tempo ho maturato una coscienza politica autonoma. Ho preso parola sul pinkwashing di Israele, sul ricambio generazionale, sulle gerarchie interne. Ho studiato per non essere ricattabile. La risposta? Insulti transfobici, minacce, negazione della violenza sessuale subita. Tutto documentato in una chat di gruppo, da chi oggi rappresenta ancora quella realtà”.
Il racconto direttamente dalla chat con Sannino
La chat in questione è stata poi fotografata e mostrata sui social da No Justice No Peace Italy, storica pagina Instagram solidale a tutte le cause che riguardano la parte giusta della storia. Qui si vede il presidente Sannino condividere un post, possibilmente di Carmine. Subito dopo i suoi commenti: “quella grande mignotta”, “ha proprio rotto il cazzo”, “la prendo a calci in bocca”, “troia”. E ancora: “cogliona disagiata psicopatica che racconta palle”, “sta grande lota”. In aggiunta anche un dettaglio della vita privata di Carmine, andando a definirl* bugiard* per aver idealmente mentito su una violenza sessuale subita. La pagina aggiunge: “Ecco perché bisogna boicottare il Napoli Pride del 5 Luglio”.
Non c’è stat* solo l*i nel mirino
Carmine conclude poi così il suo pensiero: “Sono grat* a chi negli ultimi 15 anni non ha mai perso la sua umanità, anche quando ci siamo distanziati politicamente. Su tutti, quella che per anni è stata una seconda mamma/sorella maggiore Daniela Lourdes Falanga, che a sua volta ha ricevuto pesanti e infamanti insulti da parte di questa persona”. Ricordiamo che quest’ultima è stata “il primogenito maschio in una famiglia della camorra”, che ha scelto “di vivere – contro ogni copione – come donna trans impegnata per la giustizia sociale”. Parliamo dell’ex presidentessa dell’associazione Arcigay di Napoli, adesso segretaria nazionale con la delega alla Legalità. Sul palco dei Brick Awards, premio storico per le lotte della comunità LGBTQIA+, l’anno scorso c’è stata lei.
Perché una persona si deve mettere a nudo così?
Ma la lotta di Carmine non è finita qui sfortunatamente. Solo 3 giorni fa ha dovuto compiere un gesto dolorosissimo: privarsi della sua privacy per mostrare pubblicamente la sentenza del suo processo contro l’uomo che l’ha violentat*. Assieme alla foto pubblica sui suoi social, si legge: “Allor dunque, non posso star zitt* e ferm* ora che un personaggio pubblico osa dire che mi sarei inventat* tutto. Dopo tutto questo, no. Non posso. Mi sarei volentieri risparmiat* dover ripercorrere tutta questa sofferenza. Però è stato bello prendere un caffè dopo anni con l’avvocata che coraggiosamente mi ha assistit*. Meno bello è stato ritrovarmi a piangere in seduta con la psicologa, con attacchi di panico e nausea”.
Napoli Pride, è tempo che ti schieri
Il Napoli Pride si è concluso, ma il clamore che ha portato con sé si è tutt’altro che spento. L’ideale sarebbe che l’associazione Arcigay riconoscesse i propri errori e destituisse dalla carica di presidente Antonello Sannino. La sua figura non solo mette in cattiva luce l’operato di quest’istituzione, ma ne compromette l’efficacia futura. Per di più non posso e non voglio sostenere un’organizzazione che permette alle persone ai suoi vertici di discriminare la comunità che vogliono proteggere. Misgenderare, umiliare e ferire così una persona è a dir poco deplorevole. È una situazione da cogliere con tutt’altro che leggerezza e silenzio. Per non parlare poi del sostegno al popolo d’Israele, che sta massacrando e sterminando un’intera popolazione indifesa, negando aiuti umanitari e osannando i crimini di guerra.
La mia decisione sul Napoli Pride
Per via di una fortuita coincidenza, un black-out di circa 8 ore mi ha impedito di partecipare al Napoli Pride di quest’anno. Ma i miei dubbi erano già consolidati al riguardo. Se l’organizzazione non prenderà una posizione pubblica chiara, il mio sostegno non sarà rinnovato. Lotto ogni giorno per i diritti che non abbiamo. Per una giusta causa. E non posso moralmente schierarmi dalle parti di un ente che non ha la coscienza pulita. Pertanto, se mi sarà possibile, sosterrò sempre Pride non istituzionali apertamente transfemministi, queer, sociali, anticapitalisti e antisionisti. Il potere è del popolo che rivendica la sua libertà ad esistere in pace.
Nella speranza di un futuro migliore, auguro a tutti voi una felice conclusione del mese del Pride e una buona lotta per i nostri diritti universali negati.
Aeden Russo
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