Proponiamo l’introduzione al volume “La biblioteca ritrovata” di Francesco Gnerre (edizioni Rogas) che sarà presentato venerdì 5 febbraio alle 18.30 al Chiaja Hotel de Charme (via Chiaia 216) nell’ambito della rassegna letteraria Poetè

la copertina del libroOggi una cultura gay esiste e si diffonde con modalità diverse, in tutto il mondo, anche nei paesi dove sono ancora in vigore leggi esplicitamente omofobe. Negli ultimi anni, grazie anche a internet, ai social network, alle migrazioni di massa, alla ridefinizione del matrimonio, pregiudizi atavici sono in crisi dappertutto, e si può affermare, come ha scritto recentemente un sociologo francese, che “come una cartina di tornasole dell’evoluzione culturale, la questione gay diventa anche un buon parametro per valutare lo stato della democrazia e della modernità di un paese”.

Anche in Italia si registrano notevoli cambiamenti. Una cultura gay da noi è sempre esistita, ma difficilmente viene riconosciuta come tale. Esistono, per fare solo qualche esempio, storie dei movimenti di liberazione gay, ricostruzioni della vita degli omosessuali nei secoli e nei decenni passati, molti testi letterari rappresentano situazioni e personaggi gay, ma il tema, in particolare nella letteratura, non ha trovato ancora una organica sistemazione né nella critica letteraria, né nelle storie della letteratura. Gli autori stessi e le case editrici tendono molto spesso a non mettere in evidenza il tema dell’omosessualità col timore che questi libri possano entrare a far parte di un circuito marginale e settoriale e non della ‘Letteratura’ tout court, di perdere quel carattere di universalità proprio della grande Letteratura.

L’idea che si tratti di letteratura settoriale e marginale nasce dal pregiudizio, ancora difficile da sradicare, che rappresentare ciò che succede ad un uomo e a una donna appartenga alla “natura umana” e “universale”, mentre parlare di ciò che succede a due uomini o a due donne resti nel particolare e nel settoriale.
Che questo sia un pregiudizio non credo abbia più bisogno di spiegazioni. Homo sum, humani nihil a me alienum puto (sono uomo e niente che sia umano mi è estraneo), scriveva il commediografo latino Terenzio, e niente che sia umano è estraneo alla Letteratura.

L’assenza del tema o il suo occultamento, anche nei testi letterari, ma soprattutto nella critica e nelle storie della letteratura, soprattutto in Italia, nasceva (e spesso ancora nasce) da forme, spesso inconsapevoli, di omofobia, dall’abitudine a censurare un argomento che per secoli è stato tabù. E’ un po’ come evitare di dire una parolaccia. Ancora oggi in tanti, ben educati, se debbono pronunciare il termine omosessualità lo fanno sottovoce… (e non in presenza di bambini). Forme di reticenza le riscontriamo anche nell’editoria. Capita ancora di leggere certe quarte di copertina imbarazzate e reticenti, e se non si sa che l’autore di un libro è gay e non si conoscono gli altri suoi libri, non capire assolutamente che tipo di libro abbiamo tra le mani. E se a volte si accenna al fatto che nel libro si parla dell’amore tra due uomini o tra due donne, si precisa subito che però non è un libro che intende rappresentare l’omosessualità, ma solo l’amore nella sua universalità. Precisazione questa che non si legge mai quando si parla dell’amore tra un uomo e una donna e che ci fa capire quanto l’omosessualità sia considerata ancora un tema particolare’ e eccezionale.

Per molti aspetti insomma il tema è ancora problematico.
Se prima non veniva esplicitato per evidenti problemi di censura e di autocensura, ora sembra che non sia necessario evidenziarlo, come se non esistesse più il problema, come se essere omosessuali o eterosessuali non comportasse nessuna differenza nella legislazione, nella società, nella cultura, come se l’omosessualità fosse una caratteristica senza importanza per uno scrittore e per un lettore, come avere gli occhi verdi o azzurri. E chi insiste a parlare di letteratura gay o di cultura gay rischia di passare per una persona legata ancora ad una fase di militanza che non avrebbe più motivo di esistere, perché ormai nella cultura e nella società il tema gay sarebbe stato totalmente metabolizzato.
A me non pare che le cose stiano così. La realtà gay, che oltretutto in Italia non è ancora legittimata sul piano dei diritti a differenza della maggior parte dei paesi occidentali, è ancora in larga parte clandestina. Un ragazzo che scopre di essere gay, soprattutto se non vive in una grande città, non ha ancora sufficienti punti di riferimento da fargli vivere con una certa serenità il suo orientamento. Qualora ce ne fosse bisogno, i drammatici suicidi di giovani gay, convinti di essere gli unici gay al mondo, sono lì a dimostrare questa realtà di fatto. E sono tanti i lettori delle rubriche di segnalazioni di libri su “Babilonia” prima e poi su “Pride”, le due riviste gay più diffuse degli ultimi decenni, a testimoniare l’interesse per i libri gay e a chiedere consigli di lettura.

Si è già detto dell’importanza del confronto con la storia e con la cultura del passato e con un immaginario che contempli la propria esistenza, nel processo di costruzione della propria identità e di presa di coscienza del proprio orientamento. Se questo è vero per tutti, è vero ancora di più per i gruppi sociali oggetto di discriminazione. E tra i gruppi sociali discriminati i gay hanno caratteristiche particolari. Essi infatti, a differenza di altre comunità che sono state oppresse e discriminate, sono stati condannati a vivere in solitudine e spesso con forti sensi di colpa la loro esclusione. Se altri gruppi sociali emarginati (per esempio gli ebrei o i rom) infatti possono confrontarsi, fin dall’infanzia, con altri membri della comunità sulle ragioni della loro condizione di oppressi, di leggere libri che parlano delle ingiustizie subite, di fantasticare sui loro eroi, i gay crescono da soli, in famiglie eterosessuali che nella stragrande maggioranza dei casi considerano l’omosessualità ancora una anomalia o una malattia, e se proprio sono tolleranti e democratici, in genere lo sono perché l’argomento non riguarda i loro figli. E la cultura con cui ci si confronta quotidianamente è ancora una cultura eterosessuale e fondamentalmente omofoba. Qualche eccezione è presentata, appunto, come eccezione.
E’ anche per questo che credo possa avere una qualche utilità questa proposta di una biblioteca gay. Penso anzi che sarebbe auspicabile che nelle biblioteche scolastiche, accanto a sezioni dedicate al razzismo e all’antisemitismo e in genere a tematiche relative all’inclusione e al rispetto di tutti, ce ne fosse una dedicata all’omofobia e alla letteratura di argomento omosessuale: gli adolescenti gay si sentirebbero forse meno soli.

Ma questi libri non sono importanti solo per i lettori gay. Ponendosi in modo problematico e/o liberatorio rispetto al comportamento omosessuale, destrutturando i modelli vigenti e gli stereotipi, questi libri aiutano tutti a confrontarsi con le molteplici forme dell’immaginario relativo alla sessualità e a combattere l’omofobia. Perché l’omofobia nasce dall’ignoranza e la letteratura, straordinario luogo simbolico di sperimentazione dell’utopia di un diverso futuro, aiuta a considerare praticabile e possibile ciò che non c’è fino a che non sia stato scritto, fa emergere dal silenzio sentimenti ed emozioni che accompagnano gli amori tra persone dello stesso sesso, rende familiari comportamenti troppo spesso circondati ancora da un alone di peccaminoso e di proibito.

E allora, perché non immaginare una biblioteca ideale consultabile innanzitutto da parte dei lettori gay, ma anche da parte di quanti intendano confrontarsi con un tema che non può più essere relegato in un ambito circoscritto ad una minoranza della popolazione?
E’ con questo intento che ho riunito qui una serie di proposte di lettura, alcune inedite, altre che riprendono e rielaborano articoli e recensioni apparsi negli ultimi anni sulle riviste “Babilonia” e “Pride”, due riviste lette quasi esclusivamente da lettori gay. Credo che oggi possa essere interessante proporre questo materiale ai lettori tutti, perché appare sempre più evidente che il tema dell’inclusione degli omosessuali e della lotta all’omofobia è un tema di diritti umani, che non riguarda solo i gay, ma tutti coloro a cui sta a cuore la democrazia e in particolare coloro che si occupano di educazione e che potrebbero avere, tra gli strumenti per combattere l’omofobia, anche qualche buon libro da consigliare.

per gentile concessione dell’autore

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