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#EssereSéStessi – Lo stigma LGBT+ sugli adolescenti

Lo stigma LGBT+ nelle famiglie italiane

In Italia, determinati cambiamenti sono più resilienti a radicarsi. È per questo che parlo di un vero e proprio “stigma LGBT+” sugli adolescenti. Tutta la comunità LGBTQIA+ non è affatto conosciuta per la sua complessità ed eterogeneità.

Viene semplicemente riconosciuta in poche caratteristiche, molto spesso con accentuazione negativa. Alle generazioni precedenti la comicità, le battutine, i film cinepanettoni hanno instaurato uno stereotipo, un tabù o comunque un qualcosa su cui burlare, un aggettivo per schernire. Quanto spesso abbiamo sentito da parenti ed amici battute omofobe non perché tali, ma per ignoranza? Vi porto un esempio concreto della questione.

Quanto pesa lo stigma LGBT+ sugli adolescenti?

Tramite una mia compagna di corso, vi porto qui in poche righe un esempio lampante di stigma LGBT+ sugli adolescenti, così da rendere più chiara la questione. Lina è una studentessa dell’Accademia di Belle Arti di Napoli. Una ragazza brillante e disponibile. Non ha però alle spalle una famiglia preparata sulla comunità. Per questo la porto ad esempio di disinformazione e diseducazione.

«Quando si tratta di “discriminazione”, io l’ho sempre subita all’interno della mia famiglia», mi racconta durante un’intervista. «Ci sono sempre state negli anni delle lotte contro tutta la famiglia, quando si aprivano discorsi sull’omosessualità. Quando non ero ancora consapevole della mia attrazione per lo stesso sesso, il loro accanirsi con termini abbastanza offensivi mi faceva star male». Lina si ricorda soprattutto una frase, che spesso le hanno ripetuto quando aveva 15 anni: “tu li difendi perché sei una di loro”.

Il continuo atteggiamento oppressivo e giudicante l’ha portata poi in futuro ad avere difficoltà nell’accettarsi per il suo orientamento sessuale. «Perché era quasi una questione di principio, a dire “non li ho difesi perché anche a me piacevano le ragazze”. Se fosse uscito che invece questa cosa è vera, l’avrei vista come una sconfitta, un ammettere che loro avevano ragione».

Una coppia LGBT è una coppia normale

Lina mi riporta però una vicenda in particolare che l’ha offesa nel profondo, accaduta lo scorso anno con una delle sue cugine. «Io avevo già accettato la mia attrazione per lo stesso sesso. Mi piaceva una ragazza anche in maniera abbastanza seria, però le due mie cugine non ne erano a conoscenza». Discutendo con una delle due, viene inserito nel discorso il concetto di bello e brutto, e di come in una coppia ci siano per forza ambo le figure – secondo la cugina.

Il racconto continua e…

Lina mostra allora dei profili Instagram di persone che le piacciono, di ambo i sessi, ricevendo in cambio commenti offensivi sulle coppie da parte della famigliare. Di tutta risposta, la cugina mostra dei profili di classici adoni palestrati, un tipo di bellezza non affine ai gusti della ragazza. «Ad una certa esordisco con “a me piacciono le ragazze, sarà che io non ne capisco”. E lei si gira e mi fa “ah a te piacciono le ragazze, allora è meglio che me ne vado da questa stanza, io sono fidanzata eh”, andandosene. Io mi sono sentita così disprezzata per una cosa così ignorante. Allora vuol dire che se fossi stata etero potevo saltare su mio cugino da un momento all’altro?»

Lina, con il suo racconto, ha messo in luce non un battibecco sciocco tra parenti, ma una chiara mancanza di rispetto e di conoscenza da parte della sua famiglia. Argomentazioni di questo tipo non avvengono tra coppie eterosessuali cisgender, non a questo livello perlomeno. Allora perché un orientamento sessuale o un’identità di genere differenti causano così tanti problemi?

Il mio è un invito alla riflessione. Vorreste davvero che un vostro parente, amico, collega, o chi che sia, si senta così al vostro fianco, solo perché ama qualcuno o si sente qualcuno che magari non è canonicamente visto come “normale”? Aprite il vostro cuore. Parliamo di esseri umani che amano altri esseri umani. E non c’è niente di diverso in questo.

 

Aeden Russo

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