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Papa Francesco torna a dialogare con la comunità

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Papa Francesco torna a dialogare con la comunità, stavolta in un contesto più intimistico. Ci troviamo a pochi chilometri dal Vaticano, dove diverse donne transgender sperano che il loro incontro possa giovarle anche se per poco. Vediamo cos’è successo insieme.

Papa Francesco: l’appello ascoltato

Torvaianica, in tutto il suo aspetto malconcio e dimenticato da Dio, si trova a circa 35 chilometri più a sud del Vaticano. Ma per le donne transgender che vivono lì sembra lontano anni luce. La chiesa, riavvicinatasi durante il lockdown del COVID-19, ha organizzato un pranzo con Papa Francesco il 19 Novembre. Claudia Victoria Salas, 55 anni, e Carla Segovia, 46 anni, entrambe argentine, erano in un gruppo di persone transgender, tra i circa 1.200 poveri e senzatetto, che hanno partecipato al pranzo in occasione della Giornata mondiale dei poveri della chiesa.

Come la chiesa sta aiutando la comunità

Con sua sorpresa Claudia Victoria, ex call girl, si è ritrovata seduta di fronte a Papa Francesco, anche lui argentino, al tavolo principale dell’auditorium, dove il pontefice tiene le udienze generali durante l’inverno. “Noi transgender qui in Italia ci sentiamo un po’ più umani, perché il fatto che Papa Francesco ci avvicini alla Chiesa è una cosa bellissima, ha dichiarato Carla, anche lei call girl, all’inizio di questa settimana a Torvaianica.

Papa Francesco sta porgendo una mano o un involontario riflettore?

“Perché abbiamo bisogno di un po’ d’amore, ha poi aggiunto. La settimana prima, l’ufficio del Vaticano ha rilasciato una dichiarazione di Papa Francesco in cui afferma che le persone transgender possono essere padrini e madrine ai battesimi, testimoni ai matrimoni religiosi e ricevere il battesimo. I credenti sostenitori dei diritti LGBTQIA+ hanno accolto favorevolmente la mossa, mentre i conservatori l’hanno condannata, accusando il pontefice di inviare segnali confusi sulla moralità sessuale ai fedeli.

Leggi della dichiarazione del Papa con quest’articolo: Papa Francesco, grazie per provarci ma siamo in alto mare

A cos’abbiamo assistito grazie a lui?

Papa Francesco ha cercato di rendere la chiesa più accogliente nei confronti della comunità LGBTQIA+ senza cambiare i suoi insegnamenti arcaici, incluso uno che dice che “l’attrazione per lo stesso sesso non è peccaminosa ma gli atti omosessuali lo sono”. Al culmine della pandemia di COVID-19, padre Andrea Conocchia, parroco della parrocchia della Beata Vergine Immacolata a Torvaianica, ha aiutato la comunità transgender con cibo e altra assistenza.

Papa Francesco anche come intermediario

All’epoca le risorse della parrocchia in città erano limitate, visto che molte persone erano tagliate fuori finanziariamente, così padre Andrea chiese aiuto al cardinale che gestisce gli enti di beneficenza del pontefice. Oltre all’invio di denaro, il cardinale ha organizzato loro le vaccinazioni anti-COVID in Vaticano e l’incontro con Papa Francesco. “Per noi è il nostro santo”, ha dichiarato Claudia Victoria su Conocchia la settimana prima dell’evento.

Dopotutto ci sono bei gesti da parte della chiesa

Domenica 19 Novembre Conocchia è arrivato in Vaticano su un autobus con una cinquantina di poveri della sua parrocchia, tra cui persone transgender, sia nate all’estero che italiane. “Questa è una fantastica opportunità per tutti noi transgender”, ha dichiarato Carla entrando nell’auditorium. “Mando al Papa un grosso bacio”.

Papa Francesco: una riflessione personale

Ogni tanto bisognerebbe ricordare alla chiesa e ai suoi fedeli più conservatori che il nostro pontefice ci sta provando. Nonostante tutte le difficoltà, la dottrina ecclesiastica e il passato molto chiuso, porge mani benevole quando e come può. Poteva tranquillamente rifiutarsi, o far allontanare il gruppo dall’evento, invece li ha accolti come persone normali. Come credenti. Come esseri umani. E c’è tantissimo da imparare da quest’uomo, nonostante le diverse, enormi lacune che ancora ci sono.

Una riflessione personale anche sulla chiesa

Da questa storia possiamo trarre un “lieto” fine, se vogliamo: che il cambiamento è possibile, ed è alle nostre porte. Bisogna solo trovare la forza di superare questi scogli, ergere ponti di congiunzione e lasciare il passato dove dev’essere lasciato: alle nostre spalle. La chiesa può e deve cambiare, per il bene di tutti quei fedeli LGBTQIA+ che ancora vedono in questa istituzione un barlume di speranza. Possiamo ancora crescere e migliorarci, e con una guida come quella di Papa Francesco credo che le cose possano cambiare. Magari a tempi veramente dilatati, ma qualcosa lo si può fare.

Liberi di amare

Il mio appello oggi è questo: non lasciate che la paura prenda il sopravvento. La comunità LGBTQIA+ esiste da prima della nascita della pittura rupestre, ed ha bisogno di essere accolta non come un peccato, ma come un’espressione umana, reale, autentica. Non siamo un capriccio, una devianza, un qualcosa da estirpare per raggiungere il Paradiso. Siamo gli uni uguali agli altri, ci contraddistingue solo essere più consapevoli di noi stessi. E se in questo mondo non ci fosse la necessità di etichettarsi e chiudersi in uno scatolone a 4 mura, allora tutti sarebbero più liberi di amare. Che sia sé stessi o altri.

Con la speranza che questi piccoli passi nella direzione giusta possano aprire sempre più porte, il mio augurio è quello che la comunità possa sempre più trovare spazi sicuri dove esprimersi e vivere appieno.

 

Aeden Russo

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