L’11 marzo 2021 l’UE ha approvato una risoluzione che proclama i paesi europei come “zona di libertà” per i diritti LGBT+. Questo documento è stato approvato in risposta alle discriminazioni presenti in Polonia e Ungheria a danno della comunità arcobaleno. Si tratta di un documento non legalmente vincolante, ma ha comunque una forte valenza politica.
La risoluzione
Ha l’obiettivo di proteggere le persone a proteggere le comunità gay, lesbiche, transgender, intersex e queer e a contrastare le politiche anti-LGBTIQ di alcuni Stati membri.
Il documento afferma che nel 2019 più di 100 zone in Polonia si sono autodichiarate libere dalla cosiddetta “ideologia LBGTIQ“. In questi territori sono vigenti delle “Carte regionali dei diritti della famiglia“, che discriminano qualsiasi tipo di famiglia non tradizionale.
Per questi e altri motivi, l’UE ha deciso di reagire schierandosi contro “tutte le forme di violenza e discriminazione fondate sul sesso o sull’orientamento sessuale delle persone”. La risoluzione, infine, “condanna con la massima fermezza l’omicidio palesemente omofobo di David Polfliet commesso in Belgio”, uomo ucciso in Belgio in quanto omosessuale.
La reazione italiana
Nonostante le reazioni di estremo favore dei social media, parecchi esponenti dei partiti italiani (Lega e Fratelli d’Italia) hanno votato contro la risoluzione. “Spiace che, come purtroppo già avvenuto in passato, Bruxelles cerchi di utilizzare un tema nobile come quello dei diritti come strumento per colpire gli avversari politici dell’attuale maggioranza in Ue: questo è un modus operandi che non possiamo condividere”, affermano alcune eurodeputate leghiste. Come al solito, si usa qualsiasi pretesto pur di mettere all’angolo i diritti delle minoranze.
Nora
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