
Aggressione omofoba a Catania, l’ennesima violenza contro la comunità LGBTQIA+. La notizia arriva direttamente dall’associazione Arcigay, in particolare la sede della cittadina. Ma vediamo cos’è successo insieme.
Aggressione omofoba: adesso anche andare a mangiare è impossibile
È una mattinata lenta qualunque a Catania. Sorgono le prime luci dell’alba, e alle 5 del mattino dei ragazzi si ritrovano a mangiare. È successo lo scorso 26 Aprile. Questo gruppo di ragazzi, che nulla ha fatto se non conversare, è rimasto coinvolto in un’aggressione omofoba. E non solo loro: anche un altro gruppo è rimasto ferito nello scontro solo per aiutarli. “Ti sparo in testa“, “li voglio macinare“, queste le frasi rivolte ai poveri malcapitati. L’ennesimo esempio di come la violenza sta propagando come una piaga nel nostro Paese.
Cos’è successo nel dettaglio
Nonostante le prime segnalazioni l’avessero identificata come una rissa tra giovani, la realtà della faccenda è venuta poi fuori. L’aggressione omofoba ha coinvolto tre persone, tra i 18 e 24 anni. Il gruppo che ha causato il pestaggio sembrerebbe essere habitué della zona. Il copione è sempre lo stesso: prima gli insulti sulla loro presunta omosessualità, poi i colpi senza freno. Prima all’interno del locale, poi portata all’esterno nelle vicinanze della fermata del bus. Un testimone oculare ha poi chiamato i servizi di emergenza, e le forze dell’ordine sono arrivate sul posto.
Aggressione omofoba: il supporto dell’associazione della città
Ecco l’aggressione omofoba riportata da Arcigay Catania: “Erano solo dei ragazzi che stavano consumando al locale e chiacchierando a voce alta, ma per gli aggressori la loro stessa presenza era un fastidio. Questi individui hanno manifestato il loro disprezzo per i discorsi fatti arrivando a dire frasi come: ‘Finitela di parlare di questo schifo, che stiamo mangiando‘. Da lì sono arrivati gli insulti, ma le parole hanno presto lasciato il posto alla violenza fisica, con alcuni individui che hanno attaccato il gruppo con pugni, schiaffi e oggetti contundenti, come sgabelli e caschi. Una ragazza è intervenuta in difesa delle vittime, utilizzando uno spray al peperoncino contro gli aggressori“.
Quello che è rimasto dopo
I ragazzi rimasti coinvolti nell’aggressione omofoba hanno richiesto aiuto sia da chi lavorava al locale quella mattina che dalle forze dell’ordine. Per via dello scontro tre persone colpite sono finite in mano a cure ospedaliere. A prestare soccorso l’ospedale San Marco, che ha medicato le contusioni dei giovani. Rimane solo una ferita incurabile, quella psicofisica. La loro unica colpa è stata ritrovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. E una persona LGBTQIA+ non dovrebbe mai sentirsi così. Oppure evitare di esprimersi per pausa di finire in uno scontro.
Aggressione omofoba: “Non sono stupita da quello che è successo”
La loro aggressione omofoba non è rimasta inascoltata. Sia i medici che li hanno visitati che gli investigatori della polizia hanno potuto sapere direttamente da loro l’accaduto. La loro versione è poi stata affidata alla squadra mobile. Per fortuna l’impianto di videosorveglianza del locale era attivo all’ora dei fatti. Dalle immagini estrapolate si potrà poi ricostruire la violenza subita. Sono state raccolte anche le testimonianze di diversi presenti sulla scena. “Non sono stupita da quello che è successo”, le amare parole di Vera Navarria, presidente di Arcigay Catania.
C’è bisogno di reagire, denunciare e condannare
“Oltre ai traumi fisici, a questi ragazzi rimarrà la consapevolezza di non vivere in una città sicura per le persone LGBTQIA +”, chiude Arcigay Catania sull’aggressione omofoba. “Esprimiamo solidarietà alle vittime e ci mettiamo a loro disposizione, reagiamo insieme a loro che hanno avuto anche la forza di denunciare, perché la violenza omofoba non è mai casuale e anche mangiare un panino con gli amici e chiacchierare insieme a loro può diventare un atto che qualcuno vuole impedirci di vivere. Ma la nostra socialità non può esserci negata, non lo permetteremo. Se gli spazi che viviamo non sono sicuri li renderemo tali“.
Aggressione omofoba: finalmente un pizzico di solidarietà
Vorrei però portare la mia attenzione ad un bellissimo gesto di solidarietà di chi invece arriva in nostro soccorso. La ragazza che, nonostante la violenza dell’aggressione omofoba, si è schierata dalla parte degli oppressi. È intervenuta contro chi stava perpetrando questo crimine d’odio, gettandosi solo armata di spray al peperoncino. Combattendo anche la paura del finire ferita, o peggio. Un gesto che va ricordato così, portandolo in risalto. Perché è grazie a persone così che si combatte questa violenza, non la si giustifica, e ci sentiamo meno soli quando accade.
Persone così andrebbero ricordate e onorate
Anche Vera Navarria, presidente di Arcigay Catania, ha voluto ricordare questa eroina durante l’aggressione omofoba. “Desidero esprimere la gratitudine mia e di Arcigay alla giovane donna che è intervenuta in soccorso delle vittime, evidentemente riconoscendo che la violenza patriarcale che ha colpito i ragazzi è la stessa che subiscono le donne, e contro cui chiediamo a gran voce educazione e interventi concreti nelle scuole”. Un gesto da ricordare e richiedere a chiunque assista alla brutalità di azioni come queste.
Non è la prima né l’ultima aggressione omofoba
Ha poi voluto ricordare la cruda realtà che l’Italia sta vivendo. “Purtroppo questo episodio si inserisce in un aumento a livello nazionale di aggressioni di persone della comunità LGBTQIA+. Arcigay ha portato questi numeri all’attenzione anche della ministra Roccella nel corso di un incontro, ma ancora una volta questo Governo nazionale pare sottovalutare questo tipo di fenomeni, che accadono e dalle segnalazioni che ci arrivano sono sempre più frequenti”. Non si tratta più di un’aggressione omofoba isolata. Ma di un sistema che va smantellato e dev’essere ostacolato.
Ci sono anche diversi precedenti
Quanto accaduto in piazza quella mattina a Catania non sarebbe un fatto isolato. “Qualche giorno fa, c’è arrivata la segnalazione di un’aggressione verbale avvenuta in pieno giorno in via Etnea che fortunatamente non è sfociata in violenza. Noi da tempo chiediamo alle Istituzioni di poter entrare nelle scuole e parlare ai giovani, perché il cambiamento culturale può avvenire solo educando alla società civile partendo dai banchi di scuola”, continua Navarria. Un discorso che non possiamo più accettare in silenzio. Alle basi di ciascuna aggressione omofoba oramai c’è la continua violenza mediatica, politica e sociale che viviamo ogni giorno.
Quando ci sarà l’ultima aggressione omofoba?
Sono anni che la retorica è sempre la stessa. Che l’argomento principale degli ultimi articoli è sempre un crimine d’odio. Un’aggressione omofoba. Un omicidio, sia esso di Stato o perpetrato da qualcuno. Sono stufo. Siamo stanchi. Non c’è quasi mai una notizia di pura euforia, di amore, di solidarietà. Quando finirà tutto questo? Si arriverà mai al momento in cui il tenore dei nostri report sarà di nuovo gioioso, di supporto? A queste domande, sfortunatamente, non ho risposta. Però posso lasciarvi con qualcosa di positivo al fondo di tutta questa storia.
Nessuno sta poi parlando del Referendum UGUALI!
Non ha quasi rilevanza mediatica, e di fatto l’ho scoperto per puro caso da un amico. Anche diverse persone di spicco nel panorama LGBTQIA+ l’hanno portato alla luce. Parlo della cantante BigMama, oppure l’influencer Salvatore Cacciatore. Sto parlando del Referendum UGUALI!. Questo quesito referendario riguarda il matrimonio egualitario nello specifico. Propone la modifica della normativa vigente al fine di abrogare le distinzioni tra l’istituto delle unioni civili e il matrimonio civile.
Scendiamo più nel dettaglio dell’iniziativa
Cosa succederebbe di fatto? Si andrebbe estendendo l’accesso al matrimonio civile anche alle coppie formate da persone dello stesso sesso. L’intervento legislativo mira a garantire pari diritti e doveri rispetto alle coppie eterosessuali, in un’ottica di piena uguaglianza e non discriminazione fondata sull’orientamento sessuale. L’approvazione del quesito comporterebbe inoltre l’estensione alle coppie unite civilmente della possibilità di accedere all’adozione, secondo le modalità previste dall’ordinamento per le coppie coniugate.
Altre aggiunte che questa proposta mira a fare
In particolare, verrebbero riconosciute la stepchild adoption (adozione del figlio del partner) e l’adozione piena, favorendo così la tutela giuridica e affettiva dei minori già inseriti in contesti familiari consolidati. La proposta referendaria si inserisce nel più ampio obiettivo di aggiornare il quadro normativo in materia di diritti civili, garantendo la parità di trattamento tra i cittadini e il riconoscimento giuridico delle diverse forme familiari presenti nella società contemporanea. Al momento è in fase di raccolta firme, e conta circa il 32% del raggiungimento.
Non stiamo fermi. Lottiamo per un mondo migliore da lasciare alle generazioni future.
Aeden Russo
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