Ancora una volta il sostegno all’identità di genere viene ripagato con il disprezzo. L’episodio ha coinvolto il cantante Piero Pelù, che su Twitter il 30 giugno scorso ha pubblicato una foto con un messaggio ben chiaro. La sua maglia dice “sono uomo, sono donna, sono lesbo, sono gay”. Checché ne possano dire i giornalisti di Libero, che forzosamente ci rivedono il (tristemente) noto “io sono Giorgia”, l’intento del cantante è chiaro. E, fortunatamente, più intelligente di così.
La replica delle, alquanto suscettibili, voci a sostegno di Giorgia Meloni non ha tardato a farsi sentire. La foto del cantante è stata condivisa da Max Del Papa che, con un’ironia da quarta elementare – senza offesa per la quarta elementare – commenta: “un uomo?”. Per tutta risposta, Maria Giovanna Maglie ha rincarato la dose (di mestizia), commentando “Sono un gran co****ne”.
Al di là della mestizia che commenti del genere provocano, quello che ci chiediamo è: “ancora?”. Ancora chi sostiene la libertà deve passare attraverso una pioggia di commenti offensivi e di violenza verbale? Ancora bisogna spiegare che sostenere l’identità di genere equivale meramente a sostenere la libertà di cui il nostro paese si riempie la bocca?
Maria Giovanna Maglie usa l’offesa a Piero Pelù come arma: il sostegno all’identità di genere viene ripagato col disprezzo
D’altronde, Maria Giovanna Maglie è già nota alle cronache per idee avanguardistiche come la tesi sull’inesistenza del razzismo in Italia. Ospite a Controcorrente su Rete 4, la Maglie aveva dichiarato, commentando la tragica storia di Alika Ogorchukwu: “Questo non è un paese razzista secondo la mia scandalosa opinione. No, Alika non è il nostro Floyd, non è un nero soffocato da un poliziotto violento, è un mendicante ucciso da uno psicopatico, certo nell’indifferenza di un paese troppo assuefatto alla violenza”
Non fa quindi meravigliare, se il sostegno all’identità di genere viene ripagato con il disprezzo dalla giornalista. Il problema maggiore, semmai, è non riconoscere quando una violenza è indirizzata a una minoranza, come spesso avviene. Questo è anche il motivo per cui sarebbe bene educare alla libertà, prima di vendere quest’ultima come ideale destinato solo agli appartenenti a determinati gruppi. Perché sì, se la libertà è di pochi, di molti è invece la prigionia.
Fonte: Nextquotidiano