Si tratta di più di quello che si definirebbe un velo di violenza: aggressione in Iran per due donne, viste senza velo da un uomo in un negozio. L’aggressore è stato denunciato per aver “commesso un atto ingiurioso”, come riporta il sito iraniano Mizan.
Il video dell’aggressione è stato diffuso tramite social ed è diventato virale, come tutti i contenuti a sfondo violento che circolano facilmente in rete. Il fatto è avvenuto a Shandiz, una cittadina del nord-est dell’Iran, vicino a Mashhad. In un negozio divampa una discussione che prende subito toni piuttosto accesi tra due donne e un uomo. Quest’ultimo con un fare che sarebbe irrispettoso per qualunque cultura e per qualunque fede, rovescia sulla testa delle due una sostanza che rassomiglia dello yogurt. Il negoziante, a quel punto, interviene a sedare la vicenda, spingendo l’uomo fuori dal proprio esercizio.
Il video mostra l’uomo che raggiunge dall’esterno le due donne, madre e figlia, quasi come a rincorrere un pericoloso criminale. Questa corsa trafelata si conclude poi nelle accuse, nell’intimidazione e infine in un atto shockante e pericolosamente maschilista. Tuttavia, gli altri uomini presenti si schierano dalla parte delle due donne, facendo fronte comune contro l’aggressore. Sintomo, questo, che la popolazione iraniana è anch’essa stanca dell’esistenza di un così profondo gender gap.
Molto più che un velo di violenza: aggressione in Iran condannata anche dagli iraniani
Masih Alinejad commenta tramite il proprio profilo social che “Iranians are fed up with this gender apartheid regime.” Qualcuno, sotto il post in questione, commenta ironicamente “They used to attack with acid, at least this time they attacked with yogurt!!! Little progress I have to say!” Anche queste affermazioni risultano un chiaro sintomo di un’opinione pubblica sempre più orientata a voler garantire una ormai tardiva libertà.
L’aggressione e i commenti testimoniano il fatto che il paese sta attraversando un periodo di ribellione con il fine di ottenere condizioni di vita migliori. Questo è però difficile da realizzare, a quanto pare, poiché nella pratica ci sono ancora uomini che impongono un pensiero profondamente liberticida.
L’evento in questione è l’ennesima prova di un onnipresente velo di violenza: aggressione in Iran, questa, che rispecchia una condizione ancora dura per le donne. Ormai dalla metà di settembre le donne hanno sfidato il codice del vestiario obbligatorio, a seguito della morte di Mahsa Amini. La studentessa 22enne è deceduta mentre in custodia alla polizia morale per non aver indossato l’hijab.
Da quell’evento è scaturita un’onda di ribellione femminile, in cui le donne hanno bruciato il velo e si sono tagliate i capelli. Forme di protesta, queste, che sono costate torture e sofferenze ai partecipanti, quali scosse elettriche, stupri e annegamento controllato. In questa situazione, la preoccupazione del presidente iraniano Ebrahim Raisi è stata quella di ribadire che l’hijab è per le donne una “necessità religiosa”. Ma davvero non è una necessità religiosa garantire il rispetto degli umani e delle loro scelte?
Fonte: Open