“Abbiamo dimenticato cosa sia guardarsi l’un l’altro, avere una vera vita di relazione, curarsi dell’altro. Non sorprende se stiamo tutti morendo di solitudine.” —Leo Buscaglia
La forza più potente che rende ciascun individuo una persona migliore è la sua capacità di amare. In primis se stesso e conseguentemente il prossimo. Eppure, stiamo sempre più perdendo il contatto con chi siamo davvero, con chi ci circonda. Abbiamo sempre più paura di guardarci dentro e guardare l’altro negli occhi. Probabilmente perché ci spaventa riconoscere nell’altro quello che non vorremmo vedere: noi stessi.
Ci piace l’idea di avere e vivere un amore che ci stravolga la vita o che ce la riempia di senso e significato, ma cosa sappiamo veramente dell’amore noi persone Lgbt+? A moltissimi di noi è mancato qualcuno che ci prendesse per mano e ci aiutasse a costruire la nostra identità in relazione alla nostra natura. Per quanto triste, fastidioso e doloroso possa risultare riconoscerlo, siamo stati diseducati all’amore verso la nostra persona, quindi verso quelli come noi. Ci ritroviamo quindi soli o in relazioni che non ci soddisfano (quasi) mai davvero del tutto.
Ovviamente non per tutti è così e tante persone Lgbt+ godono di una relazione stabile, autentica, felice e duratura. Per loro questo è un giorno (in più) per celebrare l’amore che li unisce. Sono sicuramente persone fortunate, esclamerà qualcuno. Ma sono anche persone che molto probabilmente hanno saputo rivedere il concetto di amore con cui sono cresciute. Perché il segreto è tutto lì.
A chi non è stato insegnato l’amore bensì il disamore, l’unico modo per imparare ad amare è diventare genitori di se stesso, contando sulla ragione più che sulle emozioni. Per ogni nostro pensiero, parola o azione dovremmo chiederci: sarei felice di sapere che mio figlio pensa, dice o fa questa cosa? Se la risposta è no, dovremmo evitare di proseguire in quella direzione. Si chiama amor proprio e ci aiuta a zittire il nostro giudice interiore e a farci i complimenti per tutta la sofferenza che abbiamo vissuto e superato.
Siamo sopravvissuti a una vita troppo spesso ingiusta, complicata e incomprensibile e oggi, poco importa se siamo single o in coppia, dovremmo festeggiare quella forza che ci ha permesso di andare avanti, nonostante tutto. Quella forza si chiama amore, dal latino amors, letteralmente “senza morte”. Quella forza siamo noi e dovremmo ricordarcelo non solo il 14 febbraio ma tutti i santi giorni. Oggi possiamo di sicuro fare un brindisi all’amore che ci lega a chi è al nostro fianco, se c’è. Ma dobbiamo farne un altro per celebrare la persona che non ci ha mai abbandonato e mai ci abbandonerà: la persona che ogni giorno ci guarda allo specchio.
Alessandro Cozzolino, life coach