Se siete un po’ giù di morale, volete farvi qualche risata e non volete guardarvi programmi comici vi consiglio di andare sui siti Provita. In quei misteriosi luoghi si sparano le cavolate più micidiali e le potete trovare in circolazione su qualsiasi argomento. Alcune volte lanciano persino petizioni per i loro scopi “benefici”. Tra i più disparati argomenti troviamo anche l’identità di genere.
L’assurdo “studio” sulle persone Trans
Nei giorni scorsi, ad ed esempio, sulla rivista scientifica Pediatrics è apparsa la pubblicazione di un questionario. In quest’ultimo si era chiesto agli intervistati se si identificassero come transgender dando loro quattro opzioni: «sì», «no», «non lo so» e «non capisco la domanda». Ebbene, la ricerca uscita aveva considerato esclusivamente coloro che hanno detto di «sì» – il 2,4% nel 2017, 1,6% nel 2019 -, tralasciando però quanti avevano risposto «non lo so», una categoria molto più numerosa (4%). L’articolo di questa ricerca continua affermando che questo 4 % non venne considerato perché “potrebbero essere delle persone che non si identificano in nessun genere come i non binari”.
Piccola parentesi per farvi capire la barzelletta di questa pubblicazione: le persone non binarie sono persone trangender perché il termine “trans” è un termine ombrello che comprende sia le persone non binarie (genderfluid, genderqueer, agender etc…), sia le persone binarie (mtf, ftm). Basta leggere questo per capire che in quell’articolo si parla non solo di fumo, ma lo si fa pure a sproposito senza nemmeno conoscere a fondo l’argomento.
In un secondo momento, il questionario chiedeva inoltre agli intervistati quale sia il loro «sesso». Ebbene, gli autori dello studio presumono che gli intervistati capiscano che questa seconda domanda significhi sesso assegnato alla nascita, anziché identità di genere e citano tre studi per confermare che è così che gli adolescenti è probabile che capiscano la parola sesso.
E anche qui altro errore. Sesso e identità di genere sono cose completamente diverse ed è uno dei primi concetti che la maggior parte delle persone T conosce quando inizia a scoprirsi. Il sesso assegnato alla nascita è quello biologico, l’identità di genere è come una persona si identifica. Quello che prevale e che “decide” chi siamo e come ci identifichiamo è proprio l’identità di genere. Persino loro concludono dicendo che non c’è una validità scientifica affermando poi che di queste cose (identità di genere etc…) se ne può parlare “senza censurarle solo perché politicamente scorrette”.
Finiamo questa pantomima definendo “politicamente scorretto” definirsi diversamente da un’identità cisgender quando di politicamente scorretto trovo solo queste sciocche affermazioni. Si è parlato di “contagio sociale” di persone trans, soprattutto non binarie, perché è molto diffuso tra i giovani identificarsi come tale. Addirittura, si arriva a parlare di tendenza o moda di essere Trans (non binario o meno) come se subire bullismo fosse una cosa divertente. Pochi giorni fa una donna trans di 18 anni è stata presa a sassate per la sua identità di genere. Non penso che sia contenta di tutti gli insulti e il dolore che si è dovuta subire.
Considerazioni essenziali da fare anche a Provita
Per prima cosa identificarsi come persona trans non significa necessariamente essere gay. Questo è da ribadire perché spesso si tende erroneamente ad associare le due cose. In secondo luogo, forse è molto diffuso tra i giovani non perché sia un “contagio” ma semplicemente perché siamo la generazione che vuole togliere i pregiudizi e gli stigmi di una volta. Definire, attualmente, cosa sia da uomo o cosa sia da donna è da Medioevo.
Cantanti come Harry Styles o la band dei Måneskin hanno ampliamente dimostrato che non è il vestito o il trucco a definirci più donne o più uomini. Un uomo che fa le faccende di casa non è una femminuccia, è un bravo marito. Un bambino che gioca con le bambole forse sarà un padre migliore. Un uomo che si trucca non è un uomo che vale di meno. Una donna che si rasa non è meno bella o un uomo mancato. Sono stufo di affrontare questi stereotipi nel 2022. Dovremmo essere abbastanza maturi per capire che il vero ostacolo all’essere noi stessi è la parte della società, che è ancora retrograda e pensa che essere trans sia una cosa contro natura.
Ho vissuto i primi mesi del mio coming out come persona non binaria con la paura di essere giudicato per qualsiasi cosa. Mi sono sentito dire “fai l’uomo” perché mi identifico più al maschile. “Fai la donna” perché lo sono biologicamente. Mi hanno insultato, e con me tanti altri, dicendomi che sono contro natura. Per loro io non dovevo nascere. Altri erano persino fieri che quelli come me una volta li lapidavano. Oggi, invece, sono fiero di dire che essere me stesso mi ha portato ad essere più contento della mia vita. Non lasciate che l’omotransfobia sia un impedimento alla vostra libertà.
Raph