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Per Cirinnà è più importante vincere che lottare concretamente per i diritti LGBT+

Legge Cirinnà sulle Unioni Civili blocca matrimonio se uno dei due cambia sesso

La Senatrice del PD, Monica Cirinnà, ha detto che rifiuta di candidarsi perché le hanno proposto un collegio potenzialmente perdente in almeno due sondaggi. Dunque, per lei, è più importante vincere ‘facile’ che lottare concretamente per i diritti LGBT+. Provate per un attimo ad immaginare se anche gli attivisti LGBT+, quelli veri, dei Moti di Stonewall l’avessero pensata così: “Non facciamo la rivolta contro la polizia perché se no ci picchiano con i manganelli”. Se anche loro avessero preferito vincere facile, probabilmente la nostra comunità non avrebbe ottenuto quei pochi diritti che ha.

È troppo comodo dire che in quel posto non ci si candida perché è più facile perdere. Anzi, per la precisione, ha detto: “(…) Sono territori inidonei ai miei temi e con un forte radicamento della destra (…)” E quindi? Verrebbe da dirle. Se in ogni posto che è roccaforte per la destra, o viceversa per la sinistra, si rifiuta la candidatura, che cosa si fa a fare politica? È proprio lì che bisogna lottare, soprattutto quando ci si erge a paladina dei diritti civili. Troppo facile lottare dove c’è già la pappa pronta. Avrebbe dovuto e potuto mostrare più coraggio: nulla è dovuto e nulla è facile. Tutto è da conquistare, purtroppo e soprattutto per la comunità LGBT+.

È vero che la Senatrice è una figura, almeno apparentemente, carica di significato politico per la nostra comunità. Questo vuol dire che la sua candidatura potrebbe raccogliere un forte consenso presso quella minoranza che, in quanto tale, dovrebbe esprimere grandi numeri elettorali soltanto su base nazionale. E se in quel seggio sai di non avere così tanti consensi non ti va di candidarti. Anche se, a onore del vero, le recenti elezioni comunali hanno sbugiardato questa cosa. Il Partito Gay, infatti, ha avuto ottimi risultato in diversi comuni. In particolare nei piccoli paese e non solo perché a votarli sono stati gli LGBT+ locali, anzi.

È anche vero che questa legge elettorale per le politiche 2022 funziona attraverso un meccanismo misto e complicato. Essa lascia ai partiti piena titolarità di decidere chi finirà in Parlamento. Agli elettori resta solo la possibilità di scegliere il partito, senza praticamente alcun controllo sulle persone a cui dare il voto. Queste due precisazioni, come scritto nel paragrafo sopra, non possono essere scuse o usate come giustificazioni per la sua scelta di non candidarsi e di non provare nemmeno a lottare. Dal momento che, come scritto, dice di aver sempre lottato per i diritti civili. Ah si? Potevo dimostrarlo allora.

Monica Cirinnà rifiuta candidatura con PD: ecco alcune curiosità che (forse) non sapevi sulla Senatrice

Monica Cirinnà rifiuta di candidarsi nel collegio che il PD le ha proposto. La motivazione che ha dato è che probabilmente perderebbe. Di seguito, abbiamo voluto elencarvi alcune curiosità che forse non conoscevate. Si è sempre posta come paladina dei diritti civili e anche gli LGBT+ stesso la elogiano come tale. È Veramente così?

Lo sapevi che la Senatrice in questione non ha mai scritto la legge sulle unioni civili? Cirinná, infatti, ha semplicemente ereditato il testo del suo compagno di banco in Parlamento (Lo Giudice ex presidente di Arcigay) e portò avanti il contenuto. Dunque, non è farina del suo sacco. Inoltre, dichiarò che le modifiche al testo sulle unioni civili furono concordate con le associazioni LGBT+. Non vero! Un articolo sull’Espresso racconta bene come le associazioni non concordarono proprio nulla, rimandando la responsabilità alla senatrice. Infine, per concludere in bellezza, annunciò le dimissioni qualora non passasse il testo nella sua interezza, compresa la stepchild. La setpchild non passò, lei non si dimesse. Affezionata alla poltrona?

È l’ultima legislatura che ha reso totalmente inefficiente il lavoro di Monica Cirinná. Un testo di legge contro l’omofobia proposto totalmente vuoto, composto da una manciata di articoli, imbarazzante rispetto al più completo testo iniziale Maiorino, al quale ha partecipato anche Fabrizio Marrazzo, Portavoce del Partito Gay LGBT+ Solidale, Ambientalista e Liberale, che ha poi preso il nome di DDL Zan. Tale Decreto, infatti, fu superato perfino dal Movimento 5 Stelle che ha presentato un testo migliore di quello della Senatrice protagonista di questo articolo. La stessa Cirinná, infatti, ha rivendicato il compromesso al ribasso dell’articolo 4 della legge contro l’omofobia stretto con Italia Viva e Forza Italia

Nella Legge di Monica Cirinnà, inoltre, non erano previsti nemmeno i fondi per case famiglia e centri antiviolenza. È questo il buon lavoro di cui tanto si vanta lei e anche il suo partito? Percepire uno stipendio parlamentare, per poi nemmeno programmare nemmeno l’aiuto alle vittime di violenza? L’ABC del contrasto alle discriminazioni, evidentemente, non è capitolo di una persona poco preparata. 16mila euro di stipendio al mese per una persona che si è ritrovata una legge in mano nel 2016 e che nella legislatura precedente non ha portato a casa nulla per la comunità LGBT+. In un paese normale si dichiarerebbe il fallimento e non ci si ripresenterebbe. Invece l’Italia, come al solito, premia chi non fa le cose.

Ne sa qualcosa, infatti, la povera cameriera strapagata resa famosa dalle dichiarazioni della stessa Cirinná. Se quelle parole fossero state pronunciate da Giorgia Meloni cosa avremmo detto? L’imitazione di Crozza rende al meglio la Senatrice in questione. Mentre le persone LGBT+ vengono licenziate per la propria identità, lei mangia Sushi a Capalbio nella sua villa. In fondo ora, senza la cameriera, deve fare tutto da sola.

 

Fonte: Sky

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