fbpx

Giornata Internazionale della Felicità. Cosa dovremmo festeggiare esattamente?

giornata Internazionale della felicità

Oggi, 20 marzo, si celebra la Giornata Internazionale della Felicità ma, date le circostanze, non c’è molto per cui essere felici. C’è sicuramente altro che adesso è più urgente e importante.

La felicità. Che cos’è? Di cosa parliamo esattamente quando pronunciamo questa parola? Le definizioni non si contano eppure siamo tutti d’accordo su un fatto abbastanza ovvio: vogliamo essere felici, qualunque cosa significhi. 

L’anno bisestile ci sta accontentando regalandoci un carnevale di Rio dietro l’altro. A gennaio si parlava di terza guerra mondiale. A febbraio è scoppiato il coronavirus. In questi giorni mezza Europa è in quarantena e siamo solo a marzo. Chiusi in casa e senza (quasi) nessun contatto umano se non virtuale, nello specifico cosa ci sarebbe da essere felici? Cosa dovremmo festeggiare oggi?

Le emozioni. Tutte, senza distinzione. Non sarebbe una cattiva idea mettere un attimo da parte l’ossessione per la felicità. Fermiamoci e soffermiamoci su quello che stiamo vivendo in queste ultime settimane. Apprensione, ansia, incertezza del domani, angoscia, paura, inquietudine. Emozioni negative come queste non ci sono nuove. Viverle e sentirle tutte insieme, contemporaneamente, sì. 

L’unico modo che abbiamo per superarle è farci attraversare senza farci trascinare. Occorre forza d’animo per entrare in contatto con i nostri demoni interiori. Quelli che cerchiamo sempre di silenziare o ignorare in qualche modo ma che non è possibile bloccare. Sono lì e far finta del contrario non li fa sparire. 

Per essere felici ci vuole coraggio, ma anche speranza. Abbiamo bisogno di credere che domani andrà meglio. Che tra un’ora andrà meglio. Però dobbiamo fare in modo che sia così davvero, non solo a chiacchiere.

Non potendo salvare il mondo dalla pandemia, al momento tutto quello che possiamo e dobbiamo fare è restare in casa. A fare cosa? Anche solo a respirare e provare emozioni poco piacevoli.

Se ti annoi, annoiati. Resta nella noia. Vivi e respira l’emozione che ti attraversa. Anche l’angoscia, il panico, il turbamento. Comprendi di non essere né immortale né onnipotente. Semplicemente umano, quindi vulnerabile. E allora sfogati. Lamentati se preferisci, un po’ aiuta. Ma aiuta di più crescere, maturare. Come si fa? Accetta quello che non puoi cambiare. E respira.

A ogni respiro, entra in contatto col tuo corpo, coi tuoi organi, con ogni cellula che compone chi sei. Carne. Ossa. Cuore. Mente. Questo è il momento di stare fermi e riflettere. È il momento di diventare responsabili, consapevoli, resilienti. Facciamolo oggi, facciamolo tutti. Così domani avremo di che essere veramente felici.

Alessandro Cozzolino, life coach