Pochi mesi fa l’Italia aveva bocciato il bollettino europeo che voleva riconoscere la genitorialità dei figli delle coppie gay ed era anche stata condannata dallo stesso Parlamento Europeo. Il 14 dicembre, il Parlamento Europeo, ha deciso di ritornare sull’argomento e la risposta è stata relativamente positiva.
“Tutti gli Stati membri sono tenuti ad agire nell’interesse superiore del minore. Anche attraverso la tutela del diritto fondamentale di ciascun minore alla vita familiare e il divieto di discriminare un figlio sulla base dello stato civile o dell’orientamento sessuale dei genitori o del modo in cui è stato concepito”. L’obiettivo è fare in modo che in una situazione transfrontaliera un figlio non perda i diritti derivanti dalla filiazione accertata in uno Stato membro”.
Con 366 voti favorevoli, 145 contrari e 23 astenuti, il parlamento europeo ha così stabilito che la genitorialità dichiarata da un Paese UE dovrebbe essere riconosciuta automaticamente in tutti gli stati membri. Ciò dovrebbe avvenire indipendentemente da come un bambino è stato concepito o dal tipo di famiglia che ha.
Figli di coppie gay, ci si riprova. Italia ancora reazionaria?
Nonostante sembri una notizia positiva non è detta l’ultima parola poiché deve ancora pronunciarsi il Consiglio Europeo. Inoltre, solo 8 degli alleati di Fratelli d’Italia si sono detti favorevoli e sappiamo bene l’attuale governo quali pensieri abbia riguardo ai figli delle coppie omosessuali e LGBT+.
Infatti, Lega e Fratelli d’Italia hanno proposto emendamenti che poi sono stati bocciati. Volevano “chiarire la portata della limitazione di ricorrere all’ordine pubblico” per bloccare nei singoli Paesi l’applicazione delle disposizioni UE. In questo modo sarebbe “sempre applicabile nei casi in cui il riconoscimento della filiazione violi i principi fondamentali sanciti dalle leggi e dalle costituzioni nazionali”. In particolare, quelli che regolano la Gestazione per Altri, chiamata “maternità surrogata”, illegale ad esempio in Italia.
Il testo del regolamento però non si pronuncia sulla decisione di utilizzare o meno il percorso di GpA e rimanda ad ogni Stato UE la decisione.
“Il rispetto dell’ordine pubblico di uno Stato membro non può giustificare il rifiuto di riconoscere un rapporto di filiazione tra un figlio e i genitori dello stesso sesso ai fini dell’esercizio dei diritti conferiti al figlio dal diritto dell’Unione”. Spetta poi agli Stati membri provvedere che il regolamento sia attuato correttamente e non si faccia ricorso all’ordine pubblico per aggirare gli obblighi previsti dal regolamento. Tuttavia, in caso contrario si avrà sempre la possibilità di fare ricorso alla Corte di giustizia dell’Unione Europea che dovrà poi pronunciarsi.
Secondo Chiara Appendino, vice presidente del M5S, “In Europa esiste un centrodestra che vede i diritti, mentre quello italiano si gira dall’altra parte in nome di un’ideologia di un altro secolo che calpesta la dignità delle persone“.
Purtroppo non posso non darle torto.
Raph
One thought on “Il Parlamento Europeo ci riprova: Sì al Certificato Europeo di genitorialità per i figli delle coppie gay”
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