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Figli di un Dio minore: quando essere bambini diventa una colpa

Lo stigma LGBT+ nelle famiglie italiane

Poco più di una settimana fa, sui figli delle coppie gay, LGBT+ e in generale sulle famiglie arcobaleno si è scatenato l’inferno. Dopo mille false promesse di non toccare i diritti già concessi alle persone omosessuali, il governo Meloni ha dato alla comunità LGBT+ il suo colpo di grazia. Come sappiamo, infatti, ha bocciato il regolamento europeo che avrebbe previsto di uniformare le procedure di riconoscimento dei figli in tutti gli stati dell’Unione. Semplicemente, in questo modo, si sarebbero riconosciuti automaticamente i figli ad entrambi i genitori omosessuali anche nel proprio paese grazie ad un certificato.

Questo sarebbe stato utile all’Italia perché, attualmente, non c’è una legge che regolamenti il riconoscimento dei figli delle coppie omogenitoriali. Serve un percorso di adozione da parte del genitore non biologico (stepchild adoption non possibile in Italia), oppure la trascrizione scelta da alcuni sindaci che è però ora bloccata da una sentenza della Cassazione.

Figli di coppie gay e LGBT+: Alcuni sindaci non ci stanno

Alcuni sindaci si sono rifiutati di procedere in questo senso e hanno deciso di continuare a registrare i figli di coppie omogenitoriali, ma sembra esserci una discriminazione nella discriminazione. Se per il Sindaco Domenico Bennardi di Matera (M5S) e Mario Conte di Treviso (Lega) pare non ci siano problemi e siano ancora propensi a registrare i figli di coppie omosessuali, per alcuni non è così. Altri primi cittadini, infatti, pare abbiano deciso di registrare solo quelli di coppie lesbiche in quanto non sussisterebbe la possibilità di appellarsi ad un utero in affitto. Una discriminazione più che esplicita per le coppie formate da due papà.

Inoltre, anche le famiglie arcobaleno hanno manifestato il loro dissenso e sono scese in piazza. L’Italia è stata accusata dall’Unione Europea di violare direttamente i diritti dei minori, elencati nella Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 1989. Inoltre, il Parlamento europeo invita il Governo italiano a revocare immediatamente la sua decisione.

Cosa significa non essere riconosciuti?

Il regolamento della Commissione, presentato lo scorso dicembre e successivamente bocciato, avrebbe consentito ai figli di beneficiare in situazioni quali la successione, i diritti alimentari o il diritto dei genitori di agire in qualità di rappresentanti legali del minore per motivi di scolarizzazione o di salute. Inoltre, implica ai bambini una sottospecie di limbo.

Prendiamo ad esempio uno dei casi limite che ha scatenato un forte dibattito. Tutto avviene in Spagna quando una coppia di donne, una bulgara (la madre biologica) e una di Gibilterra, si erano sposate in Spagna e avevano avuto lì un bambino. Questo bambino non poteva avere la cittadinanza spagnola non avendo genitori spagnoli, ma anche la Bulgaria voleva rifiutare la sua cittadinanza, non riconoscendo il certificato di nascita che, come concesso dalla legge spagnola, elencava le due donne come madri del piccolo assegnandogli entrambi i loro cognomi. Alla fine la Corte Ue ha stabilito che Sofia doveva concedere il passaporto al bambino, che altrimenti sarebbe rimasto apolide, pur essendo nato da una madre bulgara. In poche parole se un bambino non viene riconosciuto da uno Stato, questo bambino è come se quasi non esistesse.

Il diritto dell’Unione prevede già che la filiazione accertata in un Paese sia riconosciuta in tutti gli altri per alcuni scopi come accesso al territorio, diritto di soggiorno, non discriminazione rispetto ai cittadini nazionali, ma lo stesso non vale per i diritti conferiti dal diritto nazionale.

E ora chi pensa ai poveri bambini?

Se c’è una frase che sento troppo spesso è: “Bisogna tutelare i minori”. Ma i minori di chi? Anche i minori sono diventati una scelta? Decidiamo di tutelare solo quelli nati da coppie etero cis perché così ci va? Per orgoglio si è stati capaci di rovinare la vita ai bambini che hanno come un’unica colpa, non l’amore che i loro papà o le loro mamme danno, ma quella di vivere un paese che ha deciso di dichiararli come figli di un “Dio” minore.

 

 

Raph 

 

 

Fonte: VanityFair