Manca sempre meno all’inizio del Festival di Sanremo 2023. Da martedì 7 febbraio il teatro Ariston alzerà il proprio sipario sulla kermesse più attesa. Come ogni anno, però, il concorso canoro fa parlare di sé ancora prima di iniziare. Politici e politicanti vari vorrebbero l’esclusione di Rosa Chemical perché “gender fluid”. Questo, però, è un altro discorso che magari affronteremo nei prossimi giorni. Oggi, invece, vorremmo soffermarci su Umberto Bindi, cantautore scomparso nel 2002 e tra i primissimi dichiaratamente gay a partecipare al Festival della canzone italiana.
Umberto Bindi partecipò al Festival di Sanremo nel 1961 con la canzone “Non mi dire chi sei”. Purtroppo, però, non passò alla storia per il brano portato, ma per aver indossato un anello al mignolo. Un accessorio che fece molto scalpore tra il pubblico e la stampa e che all’epoca sembrava essere il segno distintivo per le persone gay. Secondo alcune “dicerie”, infatti, se lo indossavi al quinto dito della mano significava che sei omosessuale. In realtà, l’anello al mignolo ha diversi significati reali e quello dell’orientamento sessuale non sembra essere tra questi. A causa di una Italia bigotta (non che sia cambiata tanto a distanza di 60 anni), la sua carriera venne stroncata sul nascere. Addirittura, pare che fu bandito dal concorso canoro e che non fu più invitato né in tv e né in radio.
Perché al Festival di Sanremo non si è mai ricordato Umberto Bindi?
Da quel 1961 in cui Bindi partecipò, nessuno gli ha mai dedicato una canzone, un ricordo, una parola. Nulla. Eppure di occasioni ce ne sono state diverse. Nel 2021, infatti, si sarebbero potuti celebrare i 60 anni dalla sua partecipazione. L’anno seguente, invece, si poteva ricordare il ventennale dalla sua scomparsa. Eppure, nessun cantante, conduttore o ospite ha pensato di dedicargli qualche secondo di attenzione. Il prezzo che ha dovuto pagare per il proprio orientamento sessuale è stato alto e ingiusto. Per questo motivo si meriterebbe dello spazio. Che poi, diciamocela tutta: bisognerebbe ricordare ogni persona LGBT+ che lo Stato e la società hanno abbandonato solo per il gusto di vedere le facce e leggere i tweet di Adinolfi, Pillon e compagnia cantante.
Battute a parte, prima di salutarvi e per dire le cose nella loro interezza, l’unico artista che lo ha ricordato è stato Gino Paoli, suo grande amico, nel 2018. Una frase breve, buttata là in mezzo all’ospitata che ci auguriamo non sia passata troppo inosservata. A pochi giorni dall’inizio di Sanremo 2023, quello che possiamo fare nel nostro piccolo mediante questo articolo è di chiedere ad Amadeus di fare qualcosa per ricordare il cantautore in questione. Cantante che, purtroppo, ha dovuto sopportare vessazioni continue e costanti per colpa di una Italia bigotta e omofoba.
Fonte: Stonemusic.it
In realtà qualche anno fa Bindi partecipò nuovamente a Sanremo assieme ai New Trolls portando la canzone “Letti” (era il
1996).
Non ebbe grandi riscontri e finì dimenticata.
A prescindere da questo, Bindi è stato letteralmente massacrato a livello artistico solo per la “colpa” di essere fay.