fbpx

Feel Good….o forse no!

feel good mae e charlotte

Feel Good è una dramedy semi autobiografica ideata da Mae Martin (che ne è anche interprete protagonista) e Joe Hampson.

La trama della serie TV segue la vita di Mae: stella nascente del circuito della stand-up comedy e tossicodipendente in fase di recupero.

Mae incontra George (Charlotte Ritchie), una donna fino a quel momento eterosessuale. In poco tempo iniziano una relazione, trasferendosi a vivere nell’appartamento di George, assieme al co-inquilino Phil.

Feel Good ha buone intenzioni e, in soli sei episodi, vorrebbe sviscerare diversi argomenti. Probabilmente troppi e troppo complessi per un tempo di azione così limitato.
La narrazione inizia con una leggerezza sorprendente, ma viene intervallato da alcuni momenti di dramma mal riusciti.
Lo smarrimento quotidiano, i dubbi e la complessità della vita di coppia, la difficoltà di fare coming out, l’instabilità dei rapporti familiari, la morsa della dipendenza e il momento #MeToo erano già temi sufficientemente ricchi di pathos per una serie così breve.
L’aggiunta di un focus su come un gender-fluid vive nella società moderna, concentrandosi sulla sessualità, è approssimativa e frettolosa. L’intenzione comica nell’esibizione è evidente e avrebbe dovuto fermarsi lì. Nel momento drammatico, le dichiarazioni riguardo l’insostenibilità di essere se stessi non reggono la serietà dell’argomento.

Più che da parte delle protagoniste, i veri momenti comici ci arrivano dai personaggi secondari che sono molto ben costruiti.

Il coinquilino Phil (Phil Burgers), la madre di Mae (Lisa Kudrow) e i partecipanti della narcotici anonimi tra i quali spiccano la sponsor (Sophie Thompson) e sua figlia (Ritu Arya).feel good gaypress personaggi
Loro riescono davvero a mostrarci, con un sincero dark humour, le ansie, le difficoltà quotidiane e le normali insicurezze a cui tutti siamo sottoposti quotidianamente.
In questo caso, il registro ironico e quello comico sono efficaci per renderci partecipi dei loro sforzi di redenzione, dei loro impegni per migliorarsi. Riusciamo a connetterci con i loro bisogni e i loro malesseri in una dimensione esilarante, ma non farsesca.

Per vedere sullo schermo una serie a tematica lesbica completamente comica ed irriverente sembra ancora ci voglia un po’.

Non tutte le “ragazze” sono solo dramma, non tutte sono insicure della propria sessualità.
C’è chi ci vive proprio bene col proprio corpo e vive la vita con gioia.
Questo sembra essere il nuovo tabù.