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A che punto siamo con i diritti LGBTQIA+ nel mondo?

A che punto siamo con i diritti LGBTQIA+ nel mondo? Dato il fatto che anche quelli più “banali” continuano a non essere garantiti in molti Paesi non direi bene. Ma vediamo fino a che punto.

Diritti LGBTQIA+: i dati aggiornati

Al momento la situazione prevede brevi spiragli per la comunità, soprattutto riguardo il riconoscimento di altri generi a livello legale o della tutela dei minori intersex. Ma ancora oggi ben 1/3 del mondo pensa che i rapporti tra persone dello stesso sesso sono un crimine. E, come se non bastasse, già solo quest’anno si è registrato un aumento di questa visione intollerante, che ha coinvolto non solo la mera coppia ma anche identità ed espressione di genere. Ce lo riporta Laws on us, il rapporto della Ilga World su ben 193 Stati delle Nazioni Unite. La raccolta dati andrebbe dal Gennaio 2023 fino all’Aprile scorso.

Dov’è ancora criminalizzato

Le nostre comunità hanno celebrato importanti vittorie negli ultimi due anni. Eppure, la resistenza e la detrazione si sono materializzate quasi ovunque“, queste le parole di Ramón Mendos, ricercatore per la Ilga World e co-autore del rapporto prima citato. Perlomeno 3 Stati membri, assieme ad 1 esterno, hanno decriminalizzato le relazioni LGBTQIA+. Peccato che in 62 altri sia ancora un reato, con ben 60 leggi mirate di proposito e 2 basate su altre. Il dato più triste è questo: la pena di morte è ancora prevista in Brunei, Mauritania, Iran, in 12 province della Nigeria, in Arabia Saudita, Uganda -in alcuni casi, e Yemen. In Iraq ci sono state modifiche sulle pene in atto, mentre ci sono alcune pene capitali in Afghanistan.

Diritti LGBTQIA+: in alcuni casi si torna indietro

Le statistiche prevedono anche alcuni peggioramenti rispetto agli scorsi due anni. Almeno 5 Stati avrebbero previsto una regressione dei diritti LGBTQIA+, e in altri 4 c’è stata una discussione sulla criminalizzazione o l’aggravamento delle pene pre-esistenti. Non sono state esenti le restrizioni sulle libertà, che per 59 Stati sono state presentate come leggi, norme o regolamenti sulla diversità sessuale e di genere. Molto spesso si tratta di leggi mirate all’istruzione, in altri casi sulla censura mediatica. In ogni caso sono quasi 1/3 dei Paesi delle Nazioni Unite ad avere una sorta di impedimento legale.

Essere sé stess* può essere davvero una promozione?

Tra questi Paesi si aggiungono anche diverse visioni controverse sulla “promozione dell’omosessualità“, sulla scia delle leggi vigenti in Russia in questo momento. I Paesi coinvolti sono la Giordania, il Kirghizistan e l’Uganda, mentre la Bielorussia ha iniziato a bollarli come pornografia. “Abbiamo assistito a un allarmante aumento delle restrizioni alla libertà di espressione e di associazione. Questo ha portato a censura, arresti e persecuzioni in molti Stati membri delle Nazioni Unite” commenta Dhia Rezki Rohaizad, anch’egli co-autore del rapporto di Ilga World.

Diritti LGBTQIA+: almeno ci sono alcuni con un po’ di sale in zucca

Anche se le brutte notizie sembrano predominanti, è pur vero che diversi barlumi di speranza stanno iniziando ad accendersi. Parliamo di Paesi come Ecuador, Finlandia, Germania, Nuova Zelanda e Spagna, oltre allo Stato dello Yucatán in Messico. Tutti questi, che attualmente diventano 17, prevedono un riconoscimento legale della propria identità di genere su base autodeterminante. Ciò vuol dire che non serve una sentenza giuridica per cambiare legalmente i documenti, ma bensì semplicemente autoidentificarsi. Italia, prendi nota, è così che si fa.

Non puoi stabilire a priori l’identità di qualcuno

Un’altra bellissima notizia riguarda i giovanissimi intersex. Come ben sappiamo, molto spesso a questi bambini vengono effettuati interventi invasivi e non necessari solo per “allineare” il loro aspetto secondo un’identità non scelta dal singolo. Questi interventi solitamente accadono per mano di genitori impreparati sulle realtà intersex come équipe mediche ricche di pregiudizi e bugie bianche. Adesso 9 nuovi Stati prevedono protezioni a livello nazionale per questi minori, tra cui appaiono Cile, Spagna e giurisdizioni come il Territorio della capitale australiana e le Isole Baleari.

Diritti LGBTQIA+: che novità, tornano la Russia e gli USA

Esiste, ovviamente, una controparte poco piacevole. A questi Stati, infatti, ne corrispondono altri che fanno diversi passi indietro. Non ci stupisce che la Russia sia tra questi, considerando la retorica assunta nell’ultimo periodo. E, dulcis in fundo, ecco che si accodano gli USA, dove oramai ci siamo quasi abituati a veder strappate via le cure di conferma del genere. Giustamente promuovono anche interventi su minori intersex, come se non bastasse. Sono quasi anni, oramai, che dobbiamo combattere con queste legislazioni, ne sono state proposte più di 500 in 41 Stati, di cui oltre 200 riguardano i diritti delle persone transgender e non binarie. 76 le leggi discriminatorie approvate, più del doppio rispetto al 2022.

Perlomeno qui possiamo sposarci tranquillamente

Torniamo su una nota nuovamente positiva, sempre per darci un minimo di speranza. In ben 35 Paesi esiste finalmente l’uguaglianza matrimoniale, cosa che non possiamo dire per l’Italia. Andorra, Estonia, Grecia e Slovenia l’hanno raggiunta nell’ultimo anno e mezzo, mentre il Nepal sta inserendo delle vie traverse per facilitare queste unioni. Bolivia e Lettonia adesso prevedono le unioni civili, un po’ come la nostra attuale situazione. In Giappone, invece, solo alcune prefetture hanno previsto una soluzione.

Come procedono adozioni e terapie di conversione?

E se una coppia omogenitoriale volesse adottare un bambino? Ebbene, può farlo in ben 36 Paesi, e in uno in più possono anche adottare quello del proprio partner. C’è stata una leggera crescita anche per quanto riguarda l’abolizione delle terapie di conversione, che attualmente hanno leggi a riguardo in 29 Stati. Due cose che in Italia sono prima ostacolate (adozione) e poi permesse (terapia di conversione). Ma non vi allarmate, è una cosa normale anche in Africa, addirittura una politica ufficiale in Malesia. Altrimenti non saremmo penultimi in Europa a livello di pari diritti.

Diritti LGBTQIA+: le priorità italiane sono ancora da stabilire

Nel mentre noi stiamo ancora a dibattere sull’inutilità del DDL Zan, 77 Paesi hanno deciso di avere leggi apposite contro la discriminazione basata sull’orientamento sessuale. Senza contare tutti quei progetti di legge che stanno attendendo un’approvazione ufficiale. Invece il massimo che siamo riusciti a fare qui in Italia è risarcire le vittime di questi abusi verbali e talvolta fisici, come nei casi di Aurora Consolo e Andrea Paci. Ma cosa stiamo ottenendo in realtà? Poco e nulla. Per quanto un compenso economico possa essere utile, la verità è che non viene impedito a queste persone di continuare a perpetrare odio.

Diritti LGBTQIA+ nel 2024: un sunto

Cosa possiamo dire, quindi, chiudendo questo discorso? Che nel 2024 stiamo ancora stabilendo quali diritti umani sono effettivamente validi e cosa invece è “fuori natura”. Il che, di per sé, è un discorso fallace, discriminante e dannoso. Tutti meriterebbero di vivere come più aggrada. Non stiamo parlando di legalizzare un comportamento criminale e pericoloso, ma di permettere ai singoli di decidere del proprio corpo e di sé stessi. Cosa c’è di sbagliato in questo, perché ancora dobbiamo parlarne poi? Con chi vado a letto, chi amo e come m’identifico non dovrebbe essere regolamentato da nessuno se non me stesso. Invece c’è chi ancora vuole mettere bocca su di una realtà che non gli riguarda.

Ci sono buone notizie, quindi? Certamente, ma vorrei che un giorno fosse la maggioranza. O che, perlomeno, in Italia si arrivi a poter vivere senza essere discriminati, uccisi e abusati.

 

Aeden Russo

Fonte: Laura Pasotti per osservatoriodiritti.it

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