Lunga scia di graffiti durante il corteo di No global e senzalavoro. I responsabili saranno denunciati
da Il Mattino di LUISA RUSSO 3.5.2007

L’ondata di minacce nei confronti del presidente della Conferenza episcopale italiana Angelo Bagnasco è tornata, intensa, anche a Napoli, con i cortei del Primo maggio. Lungo le strade attraversate l’altro ieri dai giovani dei centri sociali sono comparse scritte del tipo «Bagnasco boia» e «Bagnasco erotomane represso», con riferimento alle perplessità manifestate dall’arcivescovo di Genova sui Dico (il disegno di legge mirante al riconoscimento giuridico delle persone stabilmente conviventi). Sui muri dei palazzi di via Duomo, anche ironici attacchi al vicepremier («Rutelli fatto in Bagnasco caldo») nonché vecchi slogan anarchici («Cloro al clero») che si pensava avessero fatto il loro tempo. La scritta più lunga ieri campeggiava sui muri della stazione del nuovo metrò in piazza Cavour: «Bagnasco, se lo conosci lo eviti. Se non lo conosci, ti uccide». Scritte dal tono goliardico, per un gioco che si è fatto maledettamente serio. Alla manifestazione - partita alle 16.30 da piazza Mancini e conclusasi in tarda serata - hanno partecipato, secondo le cifre fornite dalla polizia, circa 1500 persone tra No global, disoccupati organizzati e gruppetti di anarchici. Il corteo - snodatosi dalla Ferrovia lungo il Rettifilo e via Duomo passando per Foria prima di dirigersi sotto la Prefettura - si è svolto molto lentamente, contrassegnato da musica e danze, piccoli spettacoli, scoppi di petardi e persino dall’esplosione di fuochi d’artificio. Tutto sommato, tranquillo, sotto la stretta sorveglianza della polizia e in particolare degli agenti in borghese della Digos, diretta dal dottor Antonio Sbordone, che non hanno trovato armi. Ora sono in corso indagini per identificare gli autori delle scritte con lo spray, che saranno segnalati all’autorità giudiziaria. Ad agire sono state delle vere e proprie squadrette che all’improvviso scendevano dai vari tir che accompagnavano il corteo. Gruppetti di giovani che tra canti e balli distraevano l’attenzione dei passanti «coprendo» il compagno armato di bomboletta di vernice per quei pochi minuti necessari a lasciare i segni del loro passaggio. «Graffiti» soprattutto sugli antichi palazzi di via Duomo, nelle vicinanze della Cattedrale e della Curia. Gli slogan urlati da No global e disoccupati invece vertevano sui ben più popolari temi della mancanza di lavoro, della precarizzazione selvaggia che toglie futuro ai giovani, e contro la guerra. Le prime scritte oltraggiose contro il presidente della Cei comparvero il 2 aprile a Genova subito dopo le critiche avanzate dal cardinale Bagnasco sui Dico. Poi ne seguirono altre quattro: di nuovo a Genova, a Torino, a Bologna e a Napoli. Una escalation culminata con la busta contenente un proiettile arrivata il 27 aprile alla Curia di Genova. Preoccupanti segnali di conformismo e intolleranza che potrebbero creare il terreno propizio al gesto violento di qualche sconsiderato; e che l’intervento del capo dello Stato, almeno per ora, non è riuscito a fermare.