Torna a fiorire l’antica femmenella napoletana/2
napoli. cultura. storiascritto da carmineu | 6 Settembre 2009 | condividi su facebook
[2] L’idea dell’associazione è stata ispirata anche dal lavoro di Massimo Andrei, raffinato regista di Mater Natura, che narrava le vicende di un gruppo di femmenelle (e trans) in fuga dalla città che si trasforma (il personaggio Europa, interpretato da Enzo Moscato, è un femmenella). Il regista è tornato sull’argomento con il documentario Cerasella, ovvero l’estinzione della femmenella prodotta dalla casa di produzione Mater con il contributo della cattedra di psicologia clinica dell’Università Federico II di Napoli diretta da Paolo Valerio.
Il film, presentato al Festival Divergenti del 2008, contiene interviste agli anziani femmenelle Mina ‘a Russulella, Ciro ‘a Campagnola, Michelino ‘e Resina e Manuela Miano ovvero Cerasella.
Ed è proprio lavorando a “Cerasella” che sono emersi tanti aspetti ignorati sulla femmenella napoletana.
“Facendo la ricerca, raccontando una storia per denunciare come stanno cambiando i territori, ci siamo accorti che volendo quel mondo potrebbe sopravvivere, non in un museo ma in modo vivo in alcune realtà - ci spiega Andrei, che ha compiuto studi approfonditi sull’argomento - La femmenella è l’unico esempio di diversità legata al territorio. Nasce a Napoli perché qui ci sono una serie di coordinate antropologiche, sociali, demografiche, addirittura climatiche, fortunate affinché la femmenella nascesse, cosa che non accade altrove, a Catania ci sono gli arrusi che sono un’altra cosa.La femmenella è integrata nel popolo, nell’economia del vicolo, della comunità, quello è l’humus in cui si origina tutto il nostro discorso, ma è già dopo il terremoto dell’80 che si è fatto più forte il processo che io chiamo di metropolizzazione della città, con i vicoli illuminati bene, con l’ampliamento della rete di trasporti e delle metropolitane, con le opere di abbellimento a fine turistico degli anni ‘90, ed è mancato l’humus, la comunità si è trasformata in collettività.Le realtà dove fioriva la femmenella erano piccole, di quartiere, ora non è più così, si è persa la dimensione della comunità, non c’è bisogno di andare al Vomero per capire che sul pianerottolo c’è gente che si saluta a stento, anche ai Quartieri Spagnoli c’è gente che abita porta a porta e non si conosce, c’è tutta una solitudine diversa. Manca l’humus in cui fioriva quel tipo di personaggio”
E già il ricchione, termine che compare in letteratura nel ‘900, omosessuale vestito da uomo, effeminato o meno ma non dichiarato, è già un segno di modernità. Molti poi confondono il femmenella con il trans o il travestito napoletano, ed anche il fotografo Salvatore Esposito (la cui mostra “I Femminielli” al Museo Archeologico Virtuale di Ercolano è stata da poco pubblicata da Electa col titolo Trasmutazioni), ha fotografato soggetti dalle sessualità diverse, invece “la femmenella ha contorni precisi, non è il travestito o il transgender che è già orientato verso una femminilità prefigurabile, determinata” precisa Andrei.
“La femmenella è a metà strada, è un ibrido, mezzo uomo e mezzo donna, che non sarebbe stata mai una trans, anche perché non poteva accedere ai farmaci per diventare donna: non è un caso che il fenomeno inizia a conoscere il suo declino quando ciò diventa possibile, dagli anni ’70. La femmenella di cui scrive già Gian Battista della Porta nel ‘500 è diversa dall’odierno gay, che è un modo globalizzato di essere omosessuali, per attitudini psicosessuali, prima di tutto perché era impensabile per lei accoppiarsi con un’altra femmenella.Aveva infatti funzioni di iniziazione per i giovani maschi eterosessuali nei tempi in cui la donna nubile era intoccabile, quindi prima del ’68, o nei paesi dell’Islam in cui molti maschi avevano ed hanno ancora il primo rapporto con la femminella, e poi guardava i bambini, divertiva, sfogando con balletti il suo spiccato senso di humour, faceva piccoli servizi del quotidiano, tipo la spesa, o la badante a vecchie donne, e la tombola e la riffa erano sue attività esclusive, legate alla cultura popolare, all’insulto, tu ce lo vedi un gay adesso in quel ruolo?Viveva una sua oleografia, antropologia, iconografia che non esiste più ma è importante riscoprire questa figura perché rappresenta la nostra storia di comunità”
“Non ci saranno manifestazioni politiche ma eventi culturali integrati, con spirito organizzativo del femmenellamiento - conclude Di Cristo - con la voglia di riportare semplicità ed umanità nei sentimenti, di trasmettere quella profondissima felicità di essere al mondo che è tipica del popolo napoletano e dell’essere femminelle”.
foto: archivio AFAN, per gentile concessione
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Pubblichiamo la seconda parte dell’articolo di Carmine Urciuoli “Femmenelle alla riscossa” pubblicato in forma ridotta su Pride di Giugno. La prima parte è qui
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6 Settembre 2009 | 18:32Torna a fiorire l’antica femmenella napoletana/2
Pubblichiamo la seconda parte dell’articolo di Carmine Urciuoli “Femmenelle alla riscossa” pubblicato in forma ridotta su Pride di Giugno. La prima parte è qui
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6 Settembre 2009 | 18:36Torna a fiorire l’antica femmenella napoletana/2
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