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Aggressione omofoba: il conto di un anno

Aggressione omofoba: il conto di un anno. Adesso è un crimine anche tenersi per mano. Perché questo il destino di una coppia di due uomini in giro per Milano. Vediamo di più insieme.

Aggressione omofoba a Milano: cos’è successo

Ivano Cipollaro, un infermiere di 45 anni, si trovava per strada con il compagno Alfredo. Nulla di strano, un rientro a casa come tanti. Ma per molti, invece, può trasformarsi in aggressione omofoba. Questo il destino della coppia, aggredita in un quartiere milanese. I due si stavano semplicemente tenendo per mano quando un gruppo di uomini a loro coetanei li ha notati. Cinque persone, tutte italiane, hanno incominciato ad insultarli. “Ma veramente lo fate“, “fate schifo“, “froci di merda“, “siete contro Dio e la natura“. Dopo gli insulti l’assalto fisico.

Il commento di una delle vittime

Ivano usa queste parole per raccontare dell’aggressione omofoba subita: “Siamo passati vicino a questo gruppetto composto da cinque uomini sui 30/40 anni che ci hanno insultato (…) gli ho risposto dicendogli che non erano affari suoi e che era un omofobo, e allora mi è venuto incontro aggressivo. A quel punto un paio di persone si sono messe in mezzo per separarci, ma una mi ha dato un pugno e poi ci siamo allontanati“. L’ambulanza ha prelevato la coppia poco dopo la mezzanotte, rilasciando l’uomo solo nella mattina.

Le parole subito dopo l’aggressione omofoba

Ivano è stato ricoverato in ospedale dopo l’aggressione. La denuncia dell’accaduto, però, non arriva da lui. È stato il consigliere regionale di Patto Civico, Luca Paladini, a dare la notizia dell’aggressione omofoba. Queste le sue parole: “Ivano, che ho sentito pochi minuti fa al telefono è appena stato dimesso dall’ospedale San Paolo, per un pugno che ha preso e che ha contribuito a fargli salire la pressione in modo preoccupante. Sporgerà denuncia contro ignoti. A noi spetta denunciare un clima sempre più violento e discriminatorio nei confronti di persone della comunità LGBTQIA+. Un clima che qualcuno alimenta quotidianamente e che al contrario non è ignoto. Un abbraccio fraterno a Ivano e Alfredo“.

Continua il commento di Ivano

Ivano ha avuto modo di commentare l’accaduto con l’Ansa, dicendo che “Non solo a Milano, ma in tutta Italia questi episodi continuano a essere frequenti e c’è ancora molto da fare contro l’omofobia. Ma non ho nessuna intenzione di vivere nella paura e quello che è successo stanotte non cambierà il mio modo di essere. Ha poi commentato: “Sarei dovuto andare a lavorare anche oggi ma mi hanno dato riposo fino a domani. Ho ricevuto molta solidarietà, anche da gente che non conosco, e questo mi ha fatto molto piacere“.

Il DdL Omotransfobia avrebbe aiutato contro episodi come quest’aggressione omofoba?

Il capogruppo del PD della Regione Lombardia, Pierfrancesco Majorino, ha voluto rilasciare una dichiarazione dopo l’aggressione omofoba. Ha voluto far sapere che “quanto accaduto [quella] notte a Milano, in via Santa Rita da Cascia, nel quartiere Barona, non può in alcun modo essere sottovalutato. Al contrario, deve spronarci a fare ancora di più nella battaglia che avevamo già intrapreso nelle piazze e in Parlamento con il Ddl Zan, una proposta di legge giusta e necessaria“.

Non sono gli unici colpiti

Ivano non è il primo e non sarà l’ultimo a subire un’aggressione omofoba. Sfortunatamente, di quelle documentate, già se ne contano più che abbastanza. Solo due giorni prima, a Santa Margherita Ligure, un artista giovanissimo ha subito un atto non fisico. Sulla vetrina del negozio dove lavora Victor Sebastian Vug, di soli 22 anni, trova scritto “frocio”. Il giorno prima Rebecca, donna transgender, denuncia tramite la stampa diversi episodi di discriminazione mentre cercava un affitto. A Napoli il presidente di Arcigay Antonello Sannino è stato colpito da continue minacce di morte.

Omofobia Wrapped 2024: cosa ci è successo

Vorrei percorrere con voi tutti i casi di quest’anno, e solo quelli di cui ho ritrovato segnalazioni e notizie. Abbiamo 37 casi di atti non fisici, come calunnie, sabotaggi, discriminazioni e via discorrendo. A inizio anno ci fu il caso dell’agente accusato di avances ai carcerati dello stesso sesso. Fu obbligato a test psicologici e trasferirsi in un altro penitenziario. I titolari del “Ristorante di Mariano” hanno chiuso a Febbraio per i continui attacchi. Un discografico non ha preso casa perché non era abbastanza “tradizionale” per la proprietaria. Una donna trans è stata stalkerata per più di un anno, minacciata di morte, i suoi dati diffusi online. Posso continuare ancora, ma andiamo avanti.

Il conto dell’aggressione omofoba in Italia

Si contano, per adesso, 46 aggressioni omofobe. Variano da singole a plurime, spesso effettuate in gruppo. Una drag queen assalita da venti ragazzini per strada. Due ragazze a Napoli colte al loro B&B, una di loro è stata stuprata. Stesso orrore per una donna trans a Catania, stuprata da due uomini dopo essere stata tratta in inganno. Un gruppo di 12 a Palermo prese di mira 6 ragazzi. Una coppia di ragazzi a Firenze fu picchiata per un bacio in strada. Antonio Messina, attivista contro gli abusi sessuali clericali, fu aggredito da un membro della confraternita di città, ad Enna. E proseguirebbero ancora, queste raccolgono meno di 1/3 del totale.

Ricordiamo anche chi si è tolto la vita

Quest’anno conta sfortunatamente anche 6 suicidi. Un ragazzo marocchino a cui non è stato dato il permesso di soggiorno, uccisosi a Trento a Febbraio. Il giovanissimo violentato da un magazziniere in ospedale, si è gettato dal quarto piano a Maggio. Il 33enne che ha lasciato in una lettera il suo coming out, uccisosi per paura del giudizio, delle aggressioni e della discriminazione. È successo questo Settembre a Palermo. Ciro, 16 anni, aveva tutta la vita davanti. Si suicida a Torre del Greco a causa del bullismo omofobico. 15enne di Senigallia, il mese dopo, si uccide per lo stesso motivo. Niccolò Fraticelli, influencer gay, si uccide due giorni dopo a Roma per i commenti omofobi. Si aggiunge a loro Lucero, sex worker trans, unica vittima di omicidio. Il suo corpo ritrovato in decomposizione, ha subito violenza.

Un ringraziamento a chi tiene il conto

Grazie al progetto di Massimo Battaglio, “Cronache di ordinaria omofobia“, queste denunce esistono. Dal 2012 ad oggi combatte riga per riga la censura e il silenzio del nostro Paese, in particolare su casi di aggressione omofoba, in generale sulla comunità LGBTQIA+. Hanno censito più di 870 episodi, trovato più di 1.200 vittime, ma non basta. L’elenco non è esaustivo, mancano tutti gli episodi non esposti. L’aggiornamento avviene settimanalmente, ed è aiutato dagli utenti stessi che accedono alla piattaforma. Infatti è possibile segnalare tutti gli episodi all’e-mail tendadigiornata@gmail.com.

Siamo complici di quest’aggressione omofoba e delle future

Chiudiamo quest’anno con la consapevolezza di aver fallito. Sì, è proprio così. Ancora oggi non abbiamo una legge che tuteli le vittime di omolesbobitransfobia. Siamo lasciati alla giustizia personale, come anche alla cronaca sui social media. Quante vittime, quanti famigliari non hanno avuto modo di far sentire la propria voce. E tutta quella sofferenza delle persone coinvolte in questi gesti brutali com’è stata alleviata? Il nostro Paese rimane tutt’ora indifferente a queste vicende. L’aggressione omofoba, e tutto quello che ne consegue, è il suo pane quotidiano. Dà libero sfogo senza vere conseguenze ai nostri aggressori. E noi che fine faremo?

Vorrei sostenere tutti voi vittime di questa ignoranza affettiva e sessuale senza pari. Auguro a me, a noi, un futuro anno di vero cambiamento sociale, istituzionale e politico.

 

Aeden Russo

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