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Un altro passo avanti: la Finlandia e la nuova legge per l’affermazione di genere

Dopo decenni di lavoro e campagne da parte dell’attivismo LGBTQIA+ è finalmente passata, la scorsa settimana, la nuova legge che regolerà le procedure di affermazione di genere in Finlandia. Approvata con la maggioranza in Parlamento, 113 a favore contro 69 contrari e 17 astenuti, la legge lascerà da parte un percorso fortemente medicalizzato per uno basato sull’autodeterminazione individuale.

Un enorme passo in avanti

Trans people in Finland are still being forcibly sterilised – Palatinate

Le procedure per il riconoscimento di genere saranno quindi enormemente semplificate e si baseranno sulle elaborazioni trans contemporanee nel paese guidato dalla Prima Ministra Sanna Marin, cresciuta in una famiglia arcobaleno e da sempre vicina al mondo LGBT+. Questo passo in avanti assume ancora maggiore importanza se si pensa alla Finlandia come uno degli ultimi paesi in Europa a chiedere una “prova di infertilità” come requisito delle rettifiche anagrafiche.

Questo requisito era già stato oggetto sia di campagne nazionali che internazionali, come quella guidata da Amnesty International che lo aveva definito come contrario alla Convenzione Europea dei Diritti Umani. Oltre a aver semplificato le procedure, tolto il requisito dell’infertilità e della perizia psichiatrica, la nuova legge. inoltre, prevede spazi e percorsi anche per i minori trans.

Finlandia e Italia: paesi a confronto

Finnish Prime Minister Sanna Marin holds a rainbow flag

Dopo questo enorme passo in avanti della Finlandia, viene però spontaneo chiedersi qual è la situazione in Italia sull’identità di genere Sulla carta, la precedente situazione della Finlandia non sembra eccessivamente dissimile da quella dell’Italia prima del 2015. Infatti,  per quanto non fosse prevista dalla legge, la prassi in Italia prevedeva come requisito di fatto la sterilità delle persone trans prima di poter ottenere la rettifica dei documenti. Situazione disumanizzante ad un passo dall’eugenetica, giustamente rettificata.

Allo stesso tempo, però, non sono state di fatto semplificate le procedure che ancora prevedono percorsi psico-diagnostici e lunghe liste di attesa che in alcune regioni possono prolungarsi per anni. Inoltre, l’aver reso i farmaci per la terapia ormonale sostitutiva gratuiti ma solamente tramite determinati centri, pur essendo una conquista a contribuito ad allungare ulteriormente i percorsi per chi non può permettersi di farli privatamente. Non da ultimo va considerato come il concetto della auto-identificazione in Italia sia quasi totalmente assente dal percorso di rettifica del documento. Le persone trans devono infatti passare sia attraverso uno specialista della salute mentale e poi davanti ad un giudice.

Inutile dire quanto il processo sia disumanizzante e inutilmente lungo, spesso esponendo le persone trans a rischi per la propria incolumità. Adesso che la sterilizzazione non è più un requisito in tutta Europa, quando anche l’Italia deciderà di muoversi verso una legge che davvero riconosca il diritto umano all’autodeterminazione delle persone Trans?

 

Ziggy Ghirelli

Fonti: Amnesty International; Pink News; Euronews; abcnews