
Fumettibrutti, Cattani e l’esperienza trans dentro e fuori. In questo mio piccolo intervento di oggi voglio riportarvi due opere: Tutte le mie cose belle sono rifatte e Favola. Un modo per far tesoro dell’esperienza trans per chi la vive in sé e chi invece accompagnandola.
Tutte le mie cose belle sono rifatte e Favola: due facce della stessa medaglia
Ho avuto occasione di parlare sia con Fumettibrutti (nome d’arte di Josephine Yole Signorelli) e Francesco Cattani sulle loro due nuove opere: Tutte le mie cose belle sono rifatte e Favola. A mio avviso sono l’una lo specchio dell’altra, e vanno lette concatenate. Nella prima ritroviamo il racconto sarcastico, crudo e quasi stand-up comedy di Yole, che esplora il suo percorso di affermazione sotto il ramo medicalizzato della sua esperienza. Dall’altro lato, invece, Francesco ci parla di una storia d’amore tra un fumettista e una ragazza frequentante l’Accademia, il cui incontro sviscererà i problemi legati all’essere transgender in questo periodo storico. Due narrazioni così vicine seppur così diverse dal punto di vista di chi le racconta.
Un sunto del libro di Fumettibrutti
Partiamo da Tutte le mie cose belle sono rifatte di Fumettibrutti. Il libro, uscito ad Ottobre 2024, si potrebbe riassumere con la frase posta sul retro: “Fumettibrutti in purezza”. Tramite la suddivisione in brevi capitoli, che racchiudono una parte del suo corpo specifica, Yole inizia a illustrare tutto il percorso che l’ha coinvolta alla ricerca della sua espressione di sé. Il fulcro, però, non sta nella medicalizzazione del suo percorso. Sta nelle persone che l’hanno circondata durante, nelle perle di saggezza che ha lasciato lungo la via. Un viaggio che può essere capito da pochi ma andrebbe compreso da tutti. Vorrei adesso condurvi in un’analisi di alcuni dei punti per me più interessanti, così da farvi apprezzare la bellezza di questo libro.
Basta vedere chi c’è dietro davvero
Già dal primo capitolo, Denti, notiamo che in queste pagine non c’è Fumettibrutti. Ma in che senso? Mi spiego meglio. Da subito traspare l’urgenza di dover raccontare chi era Yole prima di essere Fumettibrutti per tutti. Di come il suo corpo sia il frutto della sua adolescenza complessa, delle scelte volte al farsi vedere, riconoscere, notare in un mondo che l’ha accolta non nel migliore dei modi. Dell’odio che subito arriva per un dettaglio del tuo aspetto fisico. Come se tutti avessero il modo e la possibilità di accedere a determinate cure fondamentali, come può essere quella dei denti. Un modo, per usare le sue parole, di andarci giù pesante fin dal primo impatto con il lettore.
Come appare la violenza nel silenzio
Naso ha quel tratto un po’ crudo che subito arriva. Non perché sia essenzialmente così a livello di linguaggio. Più che altro perché non ti aspetteresti che un* bambin* che vive la sua quotidianità possa subire tutto questo. E Yole te lo racconta così: come la spensieratezza di chi vive il proprio mondo in pace possa essere portata via dalla violenza. Dagli insulti che non vale la pena di tradurre, le botte in faccia, il dolore. Se per alcuni il setto nasale deviato significa una pallonata in faccia, una caduta, un difetto dalla nascita, per altri è un pestaggio da piccoli. E la soluzione arriva dalle risorse che si riescono ad ottenere con i propri risultati, dal duro lavoro. Ho tanti amici che mi hanno raccontato di come hanno sostenuto le proprie spese personali con le borse di studio. E per lei è stato avvicinarsi all’immagine che aveva di sé.
Uno di quei discorsi da tenere sempre a mente
Terapia ormonale è uno di quei capitoli che farei leggere ai genitori di quei ragazzi transgender che si realizzano da minorenni. Perché la solitudine di un adolescente che sta iniziando a capirsi non è facile da comprendere. E ci sono cose che alla propria famiglia non si ha modo di raccontare, come le difficoltà che si vivono in silenzio. Affrontare un percorso di psicoterapia serio è penso quello che mi ha salvato dal baratro più profondo. Ed è anche il percorso che lascia più insegnamenti, se fatto con esperti competenti. Se solo questi cambiamenti si vivessero con accanto le persone giuste, alcune scelte pericolose per sé stessi non si compierebbero. Il bello del racconto di Yole è questo: non addolcire le pillole (sottile gioco di parole), ma far vedere anche le difficoltà di tutto questo.
Circondatevi di chi vi supporta davvero
Ho avuto modo di sentire Corde vocali live in un momento di lettura collettiva al Napoli Comicon giusto qualche giorno fa. Qui fa la sua comparsa Dalila, una delle persone che ha sostenuto Yole durante il suo percorso medicalizzato. Colei a cui è dedicato questo bellissimo libro. Poi capirete perché. Vorrei riportarvi un sunto di quello che ha raccontato noi Fumettibrutti in questo suo intervento. Non isolatevi. Non contate sull’opinione di una singola persona. Per chi vive in una relazione dipendente, che cancella i rapporti con la famiglia, gli amici e anche i colleghi: cercate di cogliere i segnali. Ricordatevi che non siete mai soli, e ci sarà sempre qualcuno disposto ad ascoltarvi. A consigliarvi, seguirvi nelle vostre scelte. C’è sempre una soluzione.
Cosa si cela dietro il sarcasmo e la semplicità
Tette è uno di quei capitoli in cui bisogna cogliere la profondità. È un’invito non cercare sollievo immediato, a riflettere delle proprie scelte. Non perché sia sbagliato fiondarsi in un circolo di cambiamenti permanenti del proprio corpo, anzi. L’esperienza trans è diversa per ognuno di noi, e ogni percorso medicalizzato differisce dagli altri. Ci sono persone che si accontenterebbero di una blanda dose ormonale. Altre che necessitano di modificare più parti del proprio aspetto. Ma tutto si riassume in un semplice concetto: il corpo che si possiede è vostro e vostro soltanto. Tutto è ammesso e concesso ai vostri tempi. Ma è importante anche il saper aspettare. E che non bisogna dimenticare che questi interventi non sempre sono rapidi e indolori.
La transfobia celata nella malasanità e la discriminazione
Vagina e In Thailandia vanno di pari passo, e per me dovrebbero essere raccontati alla stessa maniera. Non sempre il personale medico è dei migliori. E per chi vive l’esperienza trans può capitare di avere racconti da incubo. Per me è stata la transfobia e la discriminazione. Per Yole il dover riconoscere quasi un decennio dopo dinnanzi ad un avvocato che aveva vissuto un vero e proprio caso di malasanità. Non solo si è ritrovata dall’altra parte del mondo con le sue sole forze nel bel mezzo dell’inizio del conflitto Russia – Ucraina. Ma all’epoca non frequentava nessuno. Aveva subito una violenza che l’aveva distrutta. E la transfobia l’aveva portata a cambiare città.
Chi festeggia, chi ricorda
Chiude il racconto 20 Novembre. Per chi ancora non lo sapesse, è la Giornata della Memoria Transgender. Questo giorno lo ricordo come il più bello della mia vita. Piangevo davanti la sede del comune del mio paesino di provincia, con alla mano i miei documenti nuovi. Avevo finalmente vinto una battaglia lunga tre anni. Yole invece ha voluto commemorare la memoria di Dalila. L’ennesima persona uccisa dallo Stato, dall’indifferenza, dalla società. Perché la lista si allunga ogni giorno, e spesso le persone transgender come noi muoiono due volte. La prima lasciando questo posto, la seconda e le altre infinite volte quando non sono riconosciute per chi erano. Seppellite con il nome sbagliato, riferite con i pronomi errati, dimenticate come un numero di una lista anonima. È per loro che ho iniziato ad essere attivista, a scrivere, a vivere.
L’altra faccia della stessa medaglia: Favola
Dopo questa lunga e approfondita analisi, che vorrei mandare avanti all’infinito se potessi, vorrei parlarvi di Favola, scritto e disegnato da Francesco Cattani e uscito a Novembre 2024. Se da un lato c’è la nuda, dura e cruda verità di Fumettibrutti, nella sua controparte c’è un lato su cui non mi sono mai interrogato a fondo. L’esperienza di chi accompagna noi persone transgender nella quotidianità. Nella società radicalmente omotransfobica, nei pregiudizi, nella lotta all’accettazione. Francesco ce ne parla con la storia di Ciccio e Luna, due persone assolutamente normali, la cui vita è segnata dal giudizio altrui. Per chi lo vive, lo subisce e lo smantella. E per chi lo osserva, lo ignora fino a poi interiorizzarlo.
Subito si connette all’opera di Fumettibrutti
Favola inizia così, facendoti vedere quel mondo che Yole ha tanto sviscerato nella sua opera. Un posto dove i medici non hanno discrezione e il maschilismo regna sovrano. Potete chiedere a qualsiasi donna della violenza che subisce quotidianamente. Delle richieste indesiderate, dell’invasione dei propri spazi, degli insulti quando non si sta al gioco. Tutti gesti che si amplificano quando, nella mente altrui, deve rientrare anche l’aspetto transgender, per dirla in modo barbaro. In questi momenti il linguaggio si muta, assume toni più spregianti e discriminatori. La propria identità diventa aggettivo, connotazione negativa, una maschera che si assume in società per nascondere i propri intenti. Eppure questa tossicità attira.
Anche il silenzio sa essere letale alla stessa maniera
Ciccio, il nostro protagonista, vive l’omotransfobia nel suo quotidiano ma in silenzio. Frequenta luoghi di aggregazione dove i suoi pari si esprimono a questa maniera liberamente, senza controllo. E non reagisce, l’assorbe. E in questo luogo incontra Luna, giudica il suo compagno di pugilato per averla invitata lì davanti, eppure ne rimane affascinato. Non perché donna trans, ma per i suoi interessi nei fumetti, perché l’ha riconosciuto come fumettista. E qui iniziano i giochi di sguardi, il cercarsi, nonostante ci siano di mezzo anche altri. Il tono violento, però, rimane. Con Denni che offende Luna davanti a tutti e scappa via. Nei commenti di Ale in palestra e fuori. E in quei discorsi da maschi che riecheggiano sulla carta bianca di questo racconto.
Aprirsi fisicamente ed emotivamente al nuovo
Il libro prosegue con due momenti d’intimità. Tra Luna e Ale, che finisce nel cuore della notte senza nulla di fatto. E tra Luna e Ciccio, che invece culmina in una futura frequentazione. Ma cosa li distingue? Ale rimane il transfobico machista della situazione. Vede Luna solo come un oggetto con cui svagarsi un attimo, un’esperienza tabù. Ciccio rincorre i significati di quello che vive, non va a pensare alle “trappole” che questo momento potrebbe celare. Ma la transfobia persiste. Tornato a casa deve affrontare il discorso con la sorella. Però inizia piano piano a reagire, si arrabbia per le sue osservazioni, le contesta. Continua anche ad interrogarsi sul futuro. Cosa li attende andando avanti?
Torna la violenza, ma stavolta la risposta è rumorosa
Il racconto continua tra le mura dell’Accademia e quelle di casa. Luna subisce l’influenza dell’odio transfobico tra i suoi pari. Il docente si riferisce al maschile, gli altri deridono le sue capacità. Conforto lo trova con un’amica dietro il bancone di un bar. E si convince a dare una chance a Ciccio. Lui, nel frattempo, deve subire l’ignoranza di una nonna che ha vissuto un’epoca diversa, che “ne morirebbe” se sapesse della frequentazione con Luna. Le cui opinioni lo fanno arrabbiare a tal punto da uscire in fretta di casa. Qui il mondo inizia a perdere il filtro dell’accettazione dato dall’indifferenza. Ciccio non ci sta più. Abbandona la palestra, s’iscrive in piscina, e inizia a portare Luna nel suo spazio intimo: casa sua.
Il climax del racconto, il suo punto di forza
La relazione tra Ciccio e Luna continua ad evolversi: lui prende le distanze dalle vecchie amicizie tossiche, lei lo include nel suo mondo. Da qui i discorsi sul futuro, i momenti rubati all’alba, le scappatelle come due adolescenti. La loro storia diventa sempre più seria. Ciccio non conosce l’esperienza trans, sa di sbagliare, vuole imparare. Luna si fida sempre di più, conosce la sua famiglia e parla dei suoi sogni. Ma ecco il momento più duro: il passato. Non si torna più indietro. Ritorna la violenza, nelle parole e nei fatti. L’idea di aver omesso qualcosa d’importante, la vergogna, il giudizio nei confronti di un “ricchione travestito”. Luna e Ciccio si separano, ma non per sempre.
Talvolta si deve saper aspettare
Luna deve affrontare uno dei momenti più duri del suo percorso medicalizzato: l’operazione di riassegnazione del sesso. Viaggerà lontano, vuole farlo da sola nonostante la paura di morire. Spinge via Ciccio fuori dalla sua vita, sa che seppur vuole accompagnarlo non può sopportare tutto questo. Si lasciano in stazione. Non si vedranno per tantissimo tempo. Lei parte per la Thailandia, sparisce. Lui finisce in coma dopo un incidente in piscina. La loro vita cambia. Nonostante lui la cerchi, sono rimaste le parole della sorella nella mente di Luna: “Tu non hai niente da dargli”. Sembrerebbe che finisca tutto così. E invece, anni dopo, lei ritorna. E i loro percorsi si ricongiungono ancora una volta.
Cosa mi ha lasciato “Favola”
Favola non è un racconto rose e fiori. È la testimonianza di due aspetti fondamentali dell’esperienza trans, dal mio punto di vista. Da un lato c’è la società, il mondo esterno; quelli che pensano che viviamo una realtà falsata e finta. Che ci raccontiamo le favole, per l’appunto. Dall’altro, invece, c’è la semplicità dell’amarsi. Il vivere la propria vita senza tener conto degli altri, scrivendo le regole del proprio racconto da favola. La bellezza di rompere le barriere e accettare la diversità, ciò che ci rende unici. Questo è un libro che vorrei consigliare a due tipi di persone in particolare. A chi non sa cosa significa essere transgender in Italia ad oggi, a chi non l’accetta. E per chi invece si sente perso e incompreso nell’amare qualcuno che il mondo invece odia ardentemente.
Ringrazio profondamente Yole e Francesco per aver ideato Tutte le mie cose belle sono rifatte e Favola. Il mondo è un posto migliore con voi qui a raccontare le vostre bellissime favole.
Aeden Russo
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