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Italia, il Paese dell’odio e della violenza

Italia, il Paese dell’odio e della violenza. Direi che è uno slogan perfetto da utilizzare per promuovere il turismo qui nel nostro Stato. Tanto è questa la realtà dei fatti. Ma vediamola insieme.

Italia: l’odio in aumento repentino

Alla fine potevamo arrivarci anche da soli, ma come si suol dire “chi non tocca non crede”. Oramai è un dato certo che in Italia gli atti discriminatori stanno dilagando, la vera piaga della società moderna. Ma fino a che punto stiamo mettendo in pericolo non solo gli adulti, ma anche la nuova generazione? Secondo le statistiche fin troppo, perché alla mano non abbiamo dati incoraggianti. L’OSCAD, osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori, ha raccolto tutta una serie d’informazioni sensibili su questo sviluppo. Ebbene, dal 2010 al 2022 i crimini contro la comunità LGBTQIA+ sono aumentati da 3 segnalazioni annue a ben 73.

E come ci piace ai nostri politici sparare sentenze false

Nonostante i dati dimostrino chiaramente che c’è qualcosa che non va, l’Italia non esprime il suo disprezzo nei confronti dei crimini d’odio. Anzi, siamo fieri di testimoniare al mondo intero come vediamo la faccenda alla stregua di una teoria complottista. Tanto lo sappiamo meglio di tutti che il “gender”, che fa così paura manco fosse una pandemia, è la vera causa di tutti i mali, siamo d’accordo? Non il fatto che questa continua esposizione a discriminazione e violenza non solo uccide giovani ragazzi nelle scuole, ma porta al suicidio molti adulti, come nel caso del 33enne palermitano. Nessuno spazio pubblico, nemmeno quelli che dovrebbero esser protetti, è davvero sicuro per la comunità adesso.

Italia, dove puoi scomodamente nasconderti per (soprav)vivere!

Non solo lo Stato non ci offre adeguata protezione, anzi non ci riconosce nemmeno. Adesso una persona facente parte della comunità LGBTQIA+ in Italia è costretta a difendersi nei modi più assurdi. Non perché non debba farlo, assolutamente, ma perché forzata a nascondere la sua identità, a non uscire, a evitare luoghi della propria città o nei dintorni. Come può escludere una persona dalla vita mondana essere accettabile al giorno d’oggi? Considerando che la commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera dei deputati ha ben pensato di approvare una risoluzione ridicola direi che il passo al fuorilegge sia fuori l’uscio per tutti noi.

Normalizziamo l’ignoranza sempre di più

Ma cos’è stato approvato, esattamente? Una stupidaggine colossale: escludere l’insegnamento di qualsiasi contenuto legato alla cosiddetta “ideologia gender”. Peccato che l’italiano medio non sa che questo termine è una bufala inventata dall’estrema destra. Non stiamo parlando di un movimento estremista pericoloso per la società, ma sempre della vita di alcune persone, neanche la totalità. Una vita personale, che non ha nulla a che vedere con la politica, lo Stato, o in generale il prossimo. Nell’amare chi mi pare e piace, nell’essere chi mi sento di essere, non si arreca danno a nessuno. Allora perché questi quattro ignoranti al potere in Italia devono dettar legge su chi vive e su chi muore? Perché leggi di questo calibro non fanno altro che aumentare il clima d’odio che ci sta facendo fuori tutti. Ma forse è esattamente quello a cui stanno mirando.

Vediamo delle statistiche vere in Italia

Ma facciamo vedere davvero all’Italia cosa sta succedendo in risposta a questa condizione sociale forzata su tutti noi. L’Agenzia europea per i diritti fondamentali (Fra), nel 2019, ha evidenziato una realtà agghiacciante per tutta la comunità. Più del 60% delle persone LGBTQIA+ non si mostra al pubblico con gesti affettuosi. Più del 30% invece non frequenta determinati luoghi per colpa delle continue aggressioni. Quasi 1 persona su 2 dichiara di essersi sentita discriminata in qualsiasi situazione, in luoghi pubblici per il 22% e dopo scuola e università per il 19%. State crescendo masse ignoranti e intolleranti, la vera causa dell’omolesbobitransfobia e della continua marginalizzazione della comunità LGBTQIA+.

E la controparte europea come se la cava?

E i dati mica vanno a migliorarsi, assolutamente. La situazione sta continuando a peggiorare anche in Europa, dove si registrano più di 1.000 casi in 36 Stati all’anno. In più della metà di questi ci sono aggressioni fisiche, in una sensibile parte anche omicidi. E volete sapere la parte peggiore? Questo quadro (risalente al 2022) non è neanche la vera rappresentazione dei fatti. Come abbiamo ben assistito negli scorsi mesi la comunità LGBTQIA+ non è solamente vessata dall’odio e dalla violenza, ma anche sottorappresentata. In particolar modo in Italia, dove i dati hanno lacune incolmabili e sono nella loro totalità insufficienti, rendendoli quasi sempre inattendibili. Questo per dire che la situazione non è meglio di come sembra, ma decisamente peggio.

In Italia non solo sei discriminato, ma anche ignorato

Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay, ha voluto rilasciare un’intervista per la testata Domani parlando proprio di questo. In assenza di leggi ad hoc per contenere questo disastro l’omobilesbotransfobia continuerà ad uccidere. “Se ci fosse il reato specifico sarebbe compito sia delle forze di polizia che dei tribunali segnalare i casi. Purtroppo, non essendo così, gli unici dati che abbiamo sono quelli delle persone che si rivolgono ai servizi di richiesta di aiuto o i fatti di cronaca“, così lascia detto. E così come l’abbiamo citato prima, l’OSCAD viene in soccorso della comunità LGBTQIA+ per la segnalazione e la rappresentazione di tutti questi crimini. Nonostante la paura di ritorsioni, per vergogna o senso di colpa, almeno qualcuno ci prova ad agevolare le denunce.

Il costo dell’intolleranza a nostre spese

Piazzoni ha voluto però sottolineare che nell’ultimo periodo “è aumentata la visibilità delle persone LGBTQIA+, di conseguenza sono cresciute le aggressioni nei confronti di queste persone, ma anche le possibilità che questi episodi siano denunciati e conosciuti“. Eppure, nonostante la maggioranza dei giovani sostiene che ci sia qualcosa che non va, il nostro Stato italiano preferisce istituzionalizzare l’odio e l’intolleranza, rendendo l’omobilesbotransfobia socialmente accettabile. “Una persona che si trova in un ambiente in cui non è libera di essere se stessa non va dalla polizia a denunciare che è stata picchiata perché gay, lo nasconde“, così continua il segretario generale.

In Italia neanche i martiri portano qualcosa

Vorrei tanto raccontarvi fatti di cronaca di libertà di espressione, euforia di genere e giustizia sociale. Ma, in questo momento, in Italia si respira un clima di repressione sociale, terapie di conversione e ingiustizie. Potrei raccontarvi di tutte le aggressioni di Agosto, come già abbiamo portato alla vostra attenzione. Oppure del ragazzo palermitano, suicida per amore perché si credeva sbagliato in qualche modo. Ma questa realtà dei fatti non può mutare il costrutto altamente radicato dell’eteronormatività che stiamo subendo. Neanche il suicidio della professoressa transgender Cloe Bianco ha portato ad un cambiamento significativo in Italia.

Ma continuiamo a promuovere le differenziazioni!

Sentiamo adesso le parole del presidente del circolo di cultura omosessuale Mario Mieli, Mario Colamarino: “In questi ultimi anni sono aumentati i suicidi e le discriminazioni nei confronti della comunità LGBTQIA+ (…) Chi magari già soffre di un disagio psicologico si trova di fronte a ulteriori pregiudizi, limiti e problematiche che sembrano insormontabili. Essere parte di una minoranza comporta maggiori difficoltà e paure e si finisce inevitabilmente per essere vittime di pregiudizi“. E non è una condizione solo nostra. Lo vediamo dagli Stati Uniti, che nel 2023 hanno raccolto dati da 34.000 giovani di età compresa tra i 13 e i 24 anni (fonte: The Trevor Project). Quasi la metà ha contemplato il suicidio, il 14% l’ha provato sulla pelle.

In Italia chi è LGBTQIA+ subisce questo a prescindere dalle sue azioni

E perché ci sono così tante persone che vogliono farla finita? Non si vive mica così male, giusto? Ecco, vi presento la conseguenza delle continue, inutili e incessanti discriminazioni a scuola, in ambito sanitario, lavorativo e nei più disparati aspetti della vita quotidiana. Questo succede quando una mentalità chiusa porta alla non accettazione da parte della famiglia dopo il coming out, oppure agli episodi di bullismo e cyberbullismo. Per fortuna, in queste costanti delusioni dello Stato italiano e della società, c’è un piccolo barlume. In Italia stanno aumentando gli spazi sicuri di accoglienza per la comunità, e se ne contano al momento 40. “Quando vengono aperti questi sportelli intercettano un fenomeno che prima era totalmente sommerso“, commenta ancora Piazzoni.

Dovremmo combattere con la conoscenza

Ma l’odio, le discriminazioni e l’intolleranza non si combattono solo con un contentino dopo un episodio di violenza psicologica, verbale e/o fisica. Non si affronta solo ponendo divieti ed elargendo sanzioni agli aggressori. La salvaguardia della comunità LGBTQIA+ è raggiungibile solo affermando i nostri diritti e diffondendo politiche d’inclusione. È solo grazie al supporto di concrete legislazioni e di sana promozione sociale che ci può essere un vero e proprio cambiamento culturale. Ma se il dibattito preferito dei politici italiani di oggi è l'”ideologia gender“, in che direzione potremmo mai proseguire?

Invece in Italia silenziamo i dibattiti costruttivi

L’urgenza che ha trovato il governo è stata quella di approvare una delirante risoluzione che vieta la teoria gender, un’invenzione creata dalle stesse persone che non vogliono in nessun modo fare avanzamenti sul piano dei diritti e delle tutele verso le persone LGBT+, uno strumento usato per impedire qualsiasi discussione finalizzata alla prevenzione del bullismo omofobico e della violenza di genere all’interno delle scuole“, conclude Piazzoni per Domani. Quindi cosa ci resta fare? Continuare a chiedere nuove politiche d’informazione sane e corrette. L’odio e l’ignoranza vanno affrontati a spada tratta con la conoscenza. Se negli ambienti di lavoro, nelle scuole come nei nostri media venissero a testimoniare e informare persone della comunità LGBTQIA+, a parlare seriamente dei diritti mancati, forse da qualche parte potremmo ancora arrivare.

Dovremmo promuovere l’inclusione e il rispetto

Parlare di emozioni, relazioni, consenso a scuola è più che mai necessario e dovrebbe essere incoraggiato piuttosto che osteggiato. Non esiste dunque nessuna ideologia gender nelle nostre scuole, ma solo azioni educative volte alla parità, al rispetto, alla libertà e al benessere“, queste le parole di Monica Pasquino, presidente della rete Educare alle differenze. Non dobbiamo aver paura di affrontare temi quali l’identità LGBTQIA+, i diritti riproduttivi e sessuali o l’identità di genere. Che il governo smetta di punire la conoscenza e che inizi a promuoverla piuttosto. Ma fin quando la comunità LGBTQIA+ farà paura all’italiano medio alla stregua di un immigrato (come se ci fossero problemi anche con loro) non andremo da nessuna parte.

Quante volte ci sarà ancora bisogno di mettere nero su bianco di come l’odio e la violenza uccidano? A quanto pare non c’è mai fine a tutto questo.

 

Aeden Russo

Fonte: Editoriale Domani

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