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Transizione di genere: le tappe del percorso medico e legale

Pochi mesi fa la Giunta della Regione Emilia Romagna ha deciso che le terapie ormonali per la transizione di genere saranno gratuite. Inoltre, l’Agenzia Italiana del Farmaco ha affermato che questi farmaci dovrebbero essere gratis in tutta Italia. Si tratta di un’ottima notizia, ma l’iter legale e medico da seguire è ancora molto lungo e tortuoso. Vediamo brevemente quali sono le tappe di questo percorso.

Il percorso medico

In breve, bisogna innanzitutto iniziare un percorso psicologico: così come stabilito dalle linee guida dall’Osservatorio Nazionale sull’Identità di Genere, ha una funzione diagnostica e terapeutica. Ciò significa che lo psicologo dovrà stabilire l’esistenza di una disforia di genere, ma dovrà anche aiutare psicologicamente l’interessato. Tale fase viene accusata di paternalismo da parte delle istituzioni, che sottolineano l’aspetto patologico della condizione trans legandola a tutti i costi alla disforia di genere.

Trascorsi sei mesi di terapia psicologica, è possibile iniziare la terapia ormonale. Si tratta di un iter parecchio problematico: per ottenere gli ormoni gratuiti serve infatti la diagnosi dello psicologo, e questo spinge molti a reperire i farmaci per altre vie (principalmente sul web). La situazione è ancora più difficile quando una persona molto giovane e trans non sia supportata dai suoi genitori; in questo caso ci sono percorsi ad hoc da seguire e potrebbe essere necessario rivolgersi al Tribunale per i minorenni e a centri specifici messi a disposizione dall’ONIG (Osservatorio Nazionale sull’Identità di Genere). Per informazioni più specifiche: https://www.onig.it/drupal8/node/82

Infine, chi ne sente il bisogno può fare un intervento chirurgico per modificare le caratteristiche fisiche, rendendole più aderenti al genere percepito. Ci si può rivolgere a dei centri pubblici, ma le code sono  lunghe e quindi molti si rivolgono a cliniche private, spesso estere, spendendo grosse cifre.

Il percorso legale

L’iter legale per cambiare il proprio nome sui documenti di identità è regolato dalla legge numero 164 del 1982. Bisogna affrontare un vero e proprio processo, nel quale il giudice potrebbe accertare “le condizioni psico-sessuali” dell’interessato (svolgendo, in pratica, una sorta di investigazione sull’identità di genere). Servirà dunque un avvocato e si dovranno sostenere tutte le spese di un normale processo. Tuttavia, si può richiedere il gratuito patrocinio, cioè un avvocato gratis: questa possibilità è concessa soltanto a coloro che hanno un reddito molto basso. Ciò significa che la maggior parte delle persone che non possono permettersi una difesa legale, ma non hanno un reddito così basso, dovranno comunque spendere molti soldi. Per ulteriori informazioni sul Patrocinio a spese dello Stato, si consiglia di consultare la pagina web del Ministero della Giustizia: https://www.giustizia.it/giustizia/it/mg_3_7_2.page

Per fortuna, non è necessario aver ottenuto nessun tipo di intervento chirurgico/ormonale per cambiare nome.

E all’estero?

Quasi tutti gli Stati hanno delle leggi che regolano la condizione delle persone transgender. In Europa e Asia Centrale, la maggior parte dei paesi richiede una diagnosi di disforia di genere, mentre sedici richiedono addirittura la sterilizzazione forzata. Invece, Francia, Grecia, Portogallo, Belgio, Norvegia, Danimarca, Irlanda, Malta e Lussemburgo consentono il riconoscimento legale delle persone transgender anche senza una diagnosi: sarà sufficiente un’autocertificazione. Come vediamo, quindi, nessun paese ha reso totalmente libera la transizione di genere.

Non ci resta che attendere delle decisioni che rendano più facile questo percorso, specialmente per i minorenni. Nel frattempo, continuiamo a farci sentire.

 

Nora

One thought on “Transizione di genere: le tappe del percorso medico e legale”

  1. Grazie dell’articolo, molto informativo e chiaro!! Non sono molto informato sui temi transgender e fa sempre piacere educarsi 🙂

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