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I sindaci non ci stanno: proteggiamo i membri LGBT+!

I sindaci non ci stanno: proteggiamo i membri LGBT+! Anche loro sono contro il governo e sempre di più. Si radunano da Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna, Firenze e Bari. I nostri primi cittadini vogliono continuare a registrare i figli delle famiglie LGBTQIA+, anche nati all’estero. Ma vediamone di più assieme.

I sindaci non ci stanno: dichiarazione congiunta

Prima di raccontarvi della riunione avvenuta nei giorni scorsi tra i primi cittadini di molte città, è doveroso ricordare che fino ad ora la “disobbedienza civile” da parte loro non sembra esserci stata. Infatti, pare che i bambini figli di coppie LGBT+ non sono stati ancora e più registrati. Pertanto, anziché fare incontri interlocutori da paravento, ricordiamo che i sindaci possono fare azioni, come le delibere, per continuare a registrare i figli delle coppie omogenitoriali. Solo in questo modo, infatti, si fa qualcosa di concreto per la comunità e per non far rimanere i minori in questione senza diritti. 

L’ultima riunione è stata fatta a Roma, dove ben 300 sindaci italiani hanno detto basta. Basta ai divieti insensati del governo, basta imposizioni troppo rigide. Hanno così dichiarato disobbedienza a questa legge che impedirebbe loro la trascrizione anagrafica di questi bambini. In un atto congiunto, hanno così dichiarato: “Consideriamo fondamentale contrastare ogni discriminazione e garantire pienamente i diritti dei figli delle coppie omogenitoriali, e sentiamo forte la necessità di azioni comuni che vogliamo condividere con i Sindaci di ogni orientamento politico”. Citando alcuni nomi aderenti: Roberto Gualtieri di Roma, Giuseppe Sala di Milano, Gaetano Manfredi di Napoli, Stefano Lo Russo di Torino, Matteo Lepore di Bologna, Dario Nardella di Firenze e Antonio Decaro di Bari.

Ma non si fermeranno qui: proteggiamo i membri LGBT+!

Nella nota da loro firmata, il discorso include ben più di questo. Per citarne un passo: “I principi costituzionali di uguaglianza e di tutela della dignità della persona devono guidare il Legislatore verso alcuni passi non più rinviabili quali:?

-il riconoscimento anagrafico dei figli e delle figlie delle coppie omogenitoriali;?

-il matrimonio egualitario con il conseguente accesso alle adozioni così come previsto per le coppie eterosessuali”. Un piccolo passo politico, un diritto inestimabile per la comunità LGBTQIA+.

I sindaci non ci stanno: vogliono sentire la Meloni

Già a fine Marzo il sindaco di Firenze, Dario Nardella, ha fatto un gesto solidale per la comunità. Ha teso la mano alle famiglie LGBTQIA+, offrendo loro cinque riconoscimenti. E sulle trascrizioni dei loro figli non smette di lottare, assieme a tanti altri primi cittadini. In primo luogo, ci sarebbe un dialogo con la presidente Meloni e il ministro dell’interno Piantedosi. In attesa di legge, mirano a proteggere i diritti dei minori ad avere una famiglia, senza distinzione. Che ci siano due mamme, o bambini nati da gestazione extraconiugale, non importi. Basta non escludere queste famiglie perfettamente sane. “Sulle trascrizioni riteniamo, infatti, che l’indirizzo della giurisprudenza sia già molto chiaro in Italia e in Europa”, aggiungono.

Proteggiamo i membri LGBT+: l’incontro del 12 Maggio

Lo scorso Venerdì 12 Maggio i sindaci italiani si sono riuniti a Torino, conservando fronte unito. Alle spalle una prima manifestazione il 18 Marzo, ed una seconda a Roma il 26. Stefano Lo Russo ne parla così: “Vogliamo assumere un’iniziativa istituzionale per supportare un eventuale progetto di legge, qualora il Parlamento sia inerte”. Milano ha alzato il primo grido, e assieme a lei hanno risposto Roma, Napoli e Firenze, seguendo la scia progressista del PD guidato da Schlein. Anche la capitale ha da dire: “Noi sindaci intendiamo proseguire la nostra battaglia, coordinarci, e anche fare passi avanti rispetto a queste trascrizioni”, ha dichiarato Gualtieri.

C’è un chiaro vuoto legislativo

Oltre a battersi per i diritti mancati, i primi cittadini italiani hanno altro da sottolineare. Secondo loro, c’è un vero e proprio vuoto legislativo da colmare. A commentarlo è Manfredi: “Che un tema così importante vada regolato per legge, e che debba esserci una norma chiara che garantisca i diritti ai bambini”. E per la prima volta non sono diritti “insensati” allo stile ProVita e Famiglia. “C’è una serie di testi in discussione. C’è un fronte comune dei sindaci e vogliamo che questa sia una battaglia trasversale. Come sindaci italiani che condividono l’impostazione culturale, chiediamo al Parlamento di legiferare”, aggiunge Lo Russo.

Partito Gay LGBT+: “Discriminati i figli di papà gay”

Fabrizio Marazzo ci tiene a sottolineare di non lasciare nessuno indietro, come giustamente sia. C’è bisogno di trascrivere i figli di tutti, anche delle coppie omosessuali con genitori di genere maschile. Il portavoce del Partito Gay LGBT+, Solidale, Ambientalista, Liberale è stato estremamente preciso. “I sindaci hanno motivato la scelta di escludere i padri gay perché potrebbero ricorrere alla maternità surrogata”, inizia Marazzo. Ma ci sarebbe un cavillo burocratico: già oltre 200 certificati provengono da coppie etero, da Paesi inibiti alle coppie gay. In aggiunta, sono luoghi dove le donne sono vittime di un reale sfruttamento. “Inoltre, ribadiamo che riconoscere i figli significa solo dare diritti ai minori, pertanto invitiamo i 7 sindaci a ripensarci e trascrivere i figli senza fare alcuna discriminazione”, conclude.?

All’estero parlano di noi, ma come?

Sfortunatamente l’Italia non è in una posizione favorevole all’estero. Come dimostra uno studio recente dell’Ilga-Europe, il nostro paese è 34esimo su 49. Ben lontana dal vertice, è anche scesa rispetto l’anno scorso. In assenza di matrimonio egualitario, adozioni e protezione dall’omobilesbotransfobia, come le terapie di conversione, non rimane molto. Aggiungiamo anche questo divieto di cui abbiamo parlato, e le continue dichiarazioni omofobe da parte del governo. Bruxelles addirittura parla di noi come “caso Italia“. Il Parlamento europeo ha utilizzato, inoltre, il nostro paese come esempio di dibattito per i diritti dei bambini provenienti da famiglie LGBTQIA+. “Le ragioni per vivere in Paese democratico sono la qualità della vita, sì. L’educazione, certo, Ma anche i diritti. Non possiamo accettare di andare indietro sul piano dei diritti”, così ne parla Giuseppe Sala. Il sindaco milanese ha aggiunto: “Chiedo al parlamento europeo di costringere l’Italia a non rimandare la questione e a discuterla in parlamento”.

Meloni tace, ma Roccella no

Nonostante la Meloni non si sprechi ad aggiungere qualche parola in più, ma la ministra per la famiglia ha voluto commentare. Per lei è stato più importante inveire contro i primi cittadini, più che dialogare con loro. A quanto pare loro saprebbero “quello che possono e non possono fare”, quasi a commentare la loro decisione. Per lei, la sentenza non può essere raggirata. “È qualcosa che decidono loro sapendo che c’è una sentenza che non applicano. Non c’è qualcosa da contrattare”. Così chiude loro qualsiasi porta aperta al dialogo.

 

La situazione italiana è estrema, e di questo ne eravamo già a conoscenza. Mancano i diritti fondamentali, aumentano discriminazioni e morti. Quanto si può essere sicuri di uscire di casa? E di conservare un lavoro? Ma, più importante, un giorno potremmo avere una famiglia? Diritti legali e costituzionali? Per adesso circoliamo nel buio. La luce in fondo al tunnel è ancora troppo fioca.

 

Aeden Russo

Fonti: luce.lanazione, ilmanifesto

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